Quella delle proprietà Atac in abbandono è una storia che meriterebbe un capitolo dedicato della nostra rubrica “Città in Rovina”. Un patrimonio immenso, di circa 165mila metri quadri, tutto in zone di pregio: dalla Garbatella, al Nomentano, a Trastevere. Vi avevamo già parlato di uno di questi depositi per il quale Atac spende migliaia di euro l’anno in vigilanza e piccola manutenzione, senza che il bene possa essere sfruttato dalla cittadinanza.
Oggi ci soffermiamo sulla rimessa di piazza Ragusa, un bell’edificio razionalista composto da diversi lotti per un totale di 20.300 mq coperti e 21.130 mq scoperti. Quasi un ettaro nel centro di Roma che potrebbe essere destinato a servizi, aree commerciali, abitazioni e che invece è privo di un qualsiasi destino da 11 anni.
Gli interni in abbandono, le ragnatele sulle bacheche sono il simbolo della totale mancanza di programmazione che ha caratterizzato Atac in questi ultimi 20 anni, un’azienda che ha un buco di bilancio come una voragine e che nello stesso tempo è proprietaria di gioielli architettonici di grande valore. Per agevolare lo sfruttamento di questo patrimonio era stata costituita una controllata, la Atac Patrimonio appunto, che nulla ha fatto se non elargire stipendi d’oro ai propri manager, tra i quali gli ormai famosi 63mila euro al mese all’amministratore Gabbuti, nominato da Alemanno e poi cacciato da Marino.
Ma come utilizzare al meglio questo spazio di piazza Ragusa? In un primo tempo si era pensato di vendere il complesso ad un imprenditore privato che avrebbe realizzato un 33% di metri quadri dedicati alle abitazioni e il 67% a commerciale e servizi. Un progetto che non piaceva a tutti perché considerato troppo “cementificante” e poco attento alle esigenze del quartiere. Tanto che negli anni l’immobile fu occupato un paio di volte da alcuni centri sociali, tra i quali Cinecittà Bene Comune che aveva anche studiato una soluzione interessante: trasformarlo in un deposito di bus e auto elettriche per offrire trasporti ecologici al quadrante. I fondi sarebbero dovuti derivare da finanziamenti europei. Un’idea che – sebbene avesse degli aspetti positivi – è di difficile realizzazione per l’utilizzo delle risorse europee e per la loro scarsità.
Per venire incontro alle legittime esigenze della zona e per dare un giusto profitto a chi investirà nell’opera, l’unica possibilità dovrebbe essere quella di un compromesso tra abitazioni e uffici e aree sociali e servizi (spazi espositivi, sportivi, di aggregazione per giovani e anziani, etc).
Insomma con un po’ di programmazione e col dialogo tra imprenditori e abitanti probabilmente si troverebbe una soluzione percorribile per tutti. E’ il ruolo che dovrebbe avere Atac Patrimonio che altrimenti non si capisce cosa faccia. Viene il sospetto che la dirigenza tenda a rallentare la soluzione dei problemi per timore di ritrovarsi disoccupata tra qualche anno, quando l’intero patrimonio avesse trovato un destino. E’ un pensiero maligno il nostro. Ma si sa che a pensar male…………!
Le precedenti puntate di Città in rovina:
- la Casa del Passeggero
- la rimessa Atac di pzza Adis Abeba
- l’ex ospedale San Giacomo
- il Palazzo sull’Arco di Giano
- l‘ex Cinema Puccini
- Palazzo Rivaldi al Tempio della Pace
- Villa York
- L’ufficio Geologico
- La vecchia Stazione Trastevere
- A piazza della Cancelleria
Una risposta
Potrebbe essere trasformato in un centro polifunzionale del Comune con biblioteca piscine palestra asl e molto altro ancora….