Città in rovina – L’ex Zecca di piazza Verdi

Zecca piazza verdi 3

 

Dopo diverse puntate di questa rubrica nelle quali abbiamo denunciato l’abbandono di splendide strutture pubbliche, oggi vogliamo offrire un po’ di speranza ai lettori. Il caso dell’ex Zecca e Poligrafico dello Stato in piazza Verdi potrebbe finire bene, molto meglio di quanto ci si aspettasse. Ancora l’ultima parola non è stata pronunciata, ma i segnali che l’edificio e la piazza otterranno una nuova vita ci sono tutti.

Il maestoso palazzo, infatti, sarà trasformato in grande albergo di lusso, appartamenti, uffici, spa e una piccola galleria commerciale. Il progetto era stato presentato molto tempo fa da una catena di hotellerie internazionale ma dal 2011 ad oggi neanche una pietra era stata mossa. La crisi economica ma soprattutto il contesto romano non offrivano garanzie per un investimento così importante. Da più parti era stata ventilata la voce di un ritiro degli investitori e del contestuale abbandono del palazzo. I lavori, invece, si stanno lentamente avviando in queste settimane e  mercoledì scorso il presidente del II° Municipio, Gerace, ha voluto incontrare i cittadini della zona per spiegare loro il progetto.

Zecca piazza verdi 2

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La cinese Rosewood realizzerà un hotel a cinque stelle di circa 200 stanze. Un gruppo di imprenditori italiani e stranieri (capeggiati dalla Residenziale Immobiliare assieme alla CDP, Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare e Finprema) si occuperà del resto: un grande parcheggio interrato, una piccola galleria commerciale, alcuni appartamenti e uffici. Il tutto senza aumentare la cubatura, ma sfruttando i 74 mila metri quadri del palazzo, oltre a due semicupole in vetro che sorgeranno sul tetto, disegnate da Antonio Citterio.

Zecca piazza verdi

Zecca piazza verdi cantiere

 

Il presidente Gerace ha garantito che il cantiere sarà aperto e che potrà essere visitato dal pubblico una volta al mese per conoscere lo stato di avanzamento dei lavori. Inoltre, quando sarà terminato, la piazza (oggi un osceno parcheggio delimitato da plastica e rifiuti) verrà risistemata.

Insomma le premesse sono buone e se davvero l’iter verrà confermato, un’area in totale abbandono potrà riprendere vita e offrire molte occasioni di lavoro. Secondo quanto risulta a diarioromano, a regime, nell’intero edificio potrebbero lavorare circa 250 persone (tra dipendenti dell’hotel, della spa e della galleria commerciale), con una buona ricaduta sull’indotto del quartiere e della città. Qualcuno potrà parlare di speculazione e di interessi delle multinazionali che mettono le mani su Roma, ma a noi sembra un discorso fuori tempo e senza ragione.

Non vi erano alternative infatti ai capitali stranieri, dato che nessun imprenditore italiano si era fatto avanti. Dato che lo Stato aveva lasciato in rovina un esempio di architettura liberty e dato che la grandezza del palazzo non si prestava facilmente ad altri usi. Dunque ben vengano i cinesi della Rosewood. Ma una raccomandazione vogliamo darla: nel luglio scorso, negli spazi immensi è stato organizzato un evento culturale molto interessante, con installazioni di opere d’arte contemporanea. Sarebbe bello se alcune sale del palazzone venissero destinate a produzione di arte e cultura. Per non dimenticare la vocazione artistica della nostra città.


 

Le precedenti puntate di Città in rovina:

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