A Roma tutti conoscono via del Governo Vecchio ma pochi sanno che il nome di questa strada deriva proprio da Palazzo Nardini che qui si affaccia. L’edificio, infatti, fu la sede del governo pontificio fino al 1755 quando il Papa decise di trasferirlo a Palazzo Madama. Gli abitanti dell’epoca però continuarono a indicare quel maestoso complesso immobiliare come il luogo dove si esercitava il potere, appunto “il governo vecchio”.
E già allora le mura di Palazzo Nardini avrebbero potuto raccontare 3 secoli di storia. Parliamo infatti di uno degli esempi di architettura medioevale più rilevanti del centro Italia. I suoi affreschi, le scalee, gli archi testimoniano 600 anni di vita della capitale. Convento, pretura, ospizio, governatorato e – negli anni ’70 del 900 – in piena rivoluzione femminista, diventò Casa delle Donne.
La Regione Lazio lo acquista dall’ex Ipab Santo Spirito nel 2002, ma da oltre 30 anni l’immobile è in rovina. Nessuno se ne occupa più, tranne un breve intervallo nel 2005 quando – per evitare crolli drammatici – furono effettuati dei lavori di manutenzione straordinaria. Un piano della giunta Marrazzo prevedeva il recupero e/o la vendita dell’immobile, ma la presidente Polverini bloccò quanto avviato dal predecessore e da allora il nulla.
Nel 2014 i movimenti per la casa occuparono simbolicamente il cortile per richiamare l’attenzione sul degrado del Palazzo, ma il risultato fu la costruzione di un muro dietro il portone centrale per evitare nuove incursioni.
A nulla sono valsi gli appelli di intellettuali e comitati, capeggiati da Vittorio Emiliani che nel 2013 – assieme a Vezio De Lucia, Luigi Manconi, Paolo Berdini e molti altri – cercarono di sollecitare l’assessore alla cultura Lidia Ravera, evidentemente troppo impegnata a scrivere i suoi libri.
E così gli oltre 28mila metri quadri di stanze, saloni, scalee, gallerie stanno andando alla malora. Gli scarichi delle acque piovane sono fuori uso da tempo e ad ogni pioggia gli intonaci subiscono danni maggiori. I marmi divorati dall’inquinamento richiederebbero opere di bonifica, mentre le finestre lasciano entrare uccelli e animali vari.
A pochi passi da piazza Navona, nel cuore della Roma antica, la destinazione di un patrimonio di questo tipo non sarebbe difficile da trovare. Magari finanziata da imprenditori privati che potrebbero realizzare un albergo o un’attività ricettiva. Oppure, perché no, una casa per i giovani, una sorta di ostello della gioventù che manca solo a Roma tra le grandi capitali europee.
Per il momento dalla Regione non arrivano notizie confortanti. E un’altra perla del nostro patrimonio storico è lasciata in rovina.
Le precedenti puntate di Città in rovina:
- la Casa del Passeggero
- la rimessa Atac di pzza Adis Abeba
- l’ex ospedale San Giacomo
- il Palazzo sull’Arco di Giano
- l‘ex Cinema Puccini
- Palazzo Rivaldi al Tempio della Pace
- Villa York
- L’ufficio Geologico
- La vecchia Stazione Trastevere
- A piazza della Cancelleria
- L’ex rimessa Atac di Piazza Ragusa
- La Sala Troisi
- L’ex Inpdap a S. Croce in Gerusalemme
- Il palazzo della Regione in via Maria Adelaide
- L’ex fabbrica di detersivi in via Noto
- Il Csoa Sans Papier