Il nostro giudizio sulla proposta di “Nuovo Regolamento delle attività commerciali sulle aree pubbliche di Roma Capitale”, predisposto dal Presidente della Commissione Commercio Andrea Coia, lo abbiamo già dato subito dopo il parere positivo espresso dalla Commissione stessa. In estrema sintesi:
“Dimenticate i mercati di Barcellona, Londra o Rotterdam, dimenticate un riordino del caos commerciale che regna spesso sulle nostre strade. Dimenticatevelo: la proposta di delibera è l’ennesimo “regalo” a presunti imprenditori che fanno scempio del rispetto della cosa pubblica e del dignitoso svolgimento di un’attività economica. Di “nuovo” non ha praticamente nulla.”
“Insomma nessuna pianificazione del commercio ambulante al massimo una fotografia (peraltro sbiadita) dell’esistente, nulla di nuovo, nulla di positivo, nulla di innovativo.”
Sul provvedimento si sono esercitati altri blog, quotidiani, commentatori vari, dando tutti giudizi dal negativo al catastrofico, tanto da spingere il Presidente Coia a pubblicare un post di chiarimento sulla sua pagina facebook. Un post del tutto inutile diremmo, tutto concentrato a ribattere su dettagli minimi del provvedimento, di cui la chiusa finale ci parte l’unica parte rilevante:
“La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella consapevolezza di meritarli – ARISTOTELE”
Dal che capiamo che il Coia è proprio convinto di aver fatto un ottimo lavoro con questo suo provvedimento.
D’altronde anche nel post precedente, in cui annunciava il licenziamento del provvedimento da parte della sua commissione, con l’understatement che abbiamo capito lo caratterizza il Coia scriveva:
“Sono molto orgoglioso del lavoro fatto da me, dalla Commissione e dalla segreteria della Commissione stessa e ritengo possa essere un valido contributo alla soluzione dei problemi del commercio su area pubblica.”
“… orgoglioso del lavoro fatto da me” (ma a lui non l’ammorbavano da piccolo col “chi si loda si sbroda“?) . Bene, questo è Andrea Coia: schietto, solare, chiaro sulle sue posizioni e fiero di sfoggiare il suo ipertrofico Io.
È evidente che questo Andrea Coia ha deciso da tempo di farsi paladino dell’esercito di ambulanti che affolla il territorio del Comune di Roma e va detto che in questo non c’è nulla di illecito: ognuno è libero di scegliersi il proprio elettorato di riferimento (constituency, come lo chiamano gli anglosassoni). Magari sarebbe stato più corretto farla prima delle elezioni questa scelta, così da non far trovare spiazzati tanti elettori, grillini o meno, che da uno come Coia si aspettavano la rivoluzione a Roma ed ora invece devono prendere atto della più totale restaurazione.
Quando era consigliere municipale Andrea Coia appariva infatti ben diversamente. Basta leggersi cosa scriveva a febbraio 2016 sul blog di Grillo delle bancarelle di via Tuscolana:
“Non ne possiamo più di vedere la città di Roma in questo stato e facciamo appello a tutti i cittadini che vogliono collaborare al ripristino del Decoro.
E’ il momento di restituire Roma ai Romani!”
Pensate come possono esserci rimasti coloro che al tempo consideravano Coia il loro paladino per il ripristino del decoro in città, lo hanno votato e sostenuto alle elezioni, ed ora se lo ritrovano come il campione delle bancarelle romane. Non un bel comportamento, si converrà.
Ed in effetti in tantissimi si stanno facendo sentire sulle pagine facebook del Coia. Ecco alcuni commenti dei post citati prima, selezionando quelli scritti presumibilmente da elettori delusi:
“Delusione terriibile!! Pessima proposta. Tanti cittadini vi hanno votato perchè avete promesso di cambiare e riportare il decoro a Roma. Questa proposta sul commercio invece di ridurre le bancarelle e riportare un po di decenza stabilizza e consolida le migliaia di bancarelle che devastano le strade piu belle di Roma.”
“Io sono un militante, non uno dell’ultima ora…non uno che simpatizza. Uno che spera. Nn voglio una Roma ancora in pasto a mutandari, bancarellari, caldarrostari che nn pagano tasse, non danno lavoro, si muovono con furgoni dei primi del ‘900. Non voglio più. È anche per questo che vi ho votato. Il decoro di una città è la principale istanza alla quale ogni sindaco deve rispondere. È rimasto tutto uguale a prima.”
“Vada a farsi un giro per la città, a via cola Di Rienzo per esempio e si vergogni. Non siete meglio del PD, e le scrive uno che vi ha votato.Avete promosso in campagna elettorale che cambiava tutto, invece state finendo di ufficializzare la rovina di questa città. Cosa deve dire un commerciante che paga le tasse, la vetrina ed altro quando è oscurato da un banco che lo oscura vendendo mutande ad un Euro?”
“Il regolamento fa schifo. Ci avete ingannato. Ce ne ricorderemo nelle urne”
“Si vergogni. Avete truffato i tanti cittadini che vi hanno votato in buona fede”
“non voglio entrare nel merito ma se lo faccio NON vedo cambiamenti significativi: CI ASPETTAVAMO UNA RIVOLUZIONE ma AVETE PARTORITO UN TOPOLINO”
Nella sua evidente infervorazione per il commercio ambulante alla romana, Coia non ha compreso che il principio cardine che deve informare una riforma del settore non può che essere il tornare a circoscrivere l’ambulantato alle sole situazioni in cui esso svolga un effettivo servizio pubblico, ossia essenzialmente mercati o apposite aree attrezzate con cadenza giornaliera o periodica. Per il resto il commercio in una città che voglia considerarsi civilizzata viene sempre svolto in appositi locali commerciali.
Detta in altri termini, che Coia riesca a capirlo o meno, è ora di finirla con il commercio ambulante che come un parassita si “attacca” alle strade più commerciali o più frequentate turisticamente per goderne dei benefici restituendo solo degrado coniugato nelle forme più varie.
Una demarcazione precisa tra il commercio svolto in spazi commerciali e quello esercitato in area pubblica, definendo chiaramente dei limitati ambiti per quest’ultimo affinché possa dispiegarsi a beneficio degli operatori ma anche della città, grazie all’ulteriore differenziazione commerciale che esso è in grado di apportare.
È di questo che ha bisogno Roma, non certo di un arzigogolato testo normativo che, al di là delle inutili precisazioni di Coia, serve solo a cristallizzare l’inaccettabile situazione del commercio ambulante romano. Una situazione che oltre a creare problemi di mobilità, sicurezza, evasione fiscale, pulizia ed igiene, sta finendo di uccidere il commercio sano, quello che paga gli affitti e le tasse, che tiene in regola ed assicura condizioni dignitose di lavoro ai dipendenti, che assicura la necessaria manutenzione agli edifici.
Vedremo come si comporterà il M5S in Assemblea Capitolina sulla proposta Coia. Se essa verrà approvata si potrà certificare la prima cocente delusione dei tanti elettori dell’attuale maggioranza a 5S. Non che non vi siano già evidenti segnali del grande scollamento che si è creato tra chi 10 mesi fa ha ricevuto un quasi plebiscito popolare e gli elettori che l’hanno tributato, ma finora il malcontento era più diretto alle evidenti incertezze e mancanze dell’amministrazione in carica. Con l’approvazione del regolamento Coia si prenderebbe invece un’iniziativa chiara per rendere definitivo l’obbrobrio dell’ambulantato romano.
Starà ora ai consiglieri M5S in Assemblea Capitolina decidere se prendere anche loro le parti di una lobby, legittima quanto si vuole, o se provare ad occuparsi di interesse pubblico.
Una cosa deve essere chiara: il testo Coia è praticamente inemendabile, almeno per chi avesse una reale ottica di interesse pubblico, per cui i consiglieri grillini farebbero bene a non perdere tanto tempo e decidere solo il campo in cui schierarsi.
Da ultimo, una parola chiara dal Sindaco Raggi su una materia tanto delicata sarebbe attesa ma chissà perché temiamo che non la sentiremo mai.