Continua a far discutere lo spostamento del Discobolo Lancellotti da Palazzo Massimo

Domenica 2 aprile, dalle 11 alle 13, sit-in dei residenti dei rioni Esquilino e Castro Pretorio davanti a Palazzo Massimo per contrastare la politica di spostamento di molte opere verso Palazzo Altemps

A gennaio di quest’anno abbiamo pubblicato la lettera che un gruppo di associazioni, comitati e singoli cittadini avevano inviato al direttore del Museo Nazionale Romano, Prof. Stéphane Verger, per chiedere conto dell’annunciato spostamento della statua del Discobolo Lancellotti da Palazzo Massimo e più in generale della politica di spostamenti dei capolavori del Museo Nazionale Romano verso Palazzo Altemps.

Non avendo ottenuto risposte, lo stesso raggruppamento ha indetto un sit-in per tornare a sollecitare il direttore Verger sullo spostamento di opere da Palazzo Massimo.

Di seguito il comunicato stampa diffuso.

 

 

”NON TOGLIETECI IL DISCOBOLO LANCELLOTTI”

 

Domenica 2 aprile, dalle 11 alle 13, sit-in dei residenti dei rioni Esquilino e Castro Pretorio davanti a Palazzo Massimo

 

 

 

 

Continua la mobilitazione popolare contro il trasferimento del Discobolo Lancellotti e di altri cinque capolavori della statuaria romana a Palazzo Altemps. Il prossimo appuntamento è domenica 2 aprile, dalle 11 alle 13, per un sit-in davanti a Palazzo Massimo (Largo di Villa Peretti, 2 – Stazione Termini).

 

«No al teorema della sottrazione ai danni di Esquilino e Castro Pretorio. Non vogliamo la spoliazione dei nostri luoghi di cultura», dichiarano i portavoce del coordinamento Salviamo Palazzo Massimo, in cui confluiscono otto comitati e associazioni (Rifondiamo Castro Pretorio, Comitato Esquilino, Comitato Albergatori Romani, Rione XV Esquilino, Comitato Rinascita Esquilino, Parco delle Finanze Castro Pretorio, Gruppo “Sei dell’Esquilino”, Comitato Acqua Esquilino).

 

«Dopo la chiusura del Museo d’Arte Orientale, avvenuta nel 2017, stiamo assistendo a un’altra operazione controversa e di fatto punitiva nei confronti di questo settore di Roma Capitale che ha status di Sito Unesco – spiegano i residenti. – Il trasloco delle statue-simbolo di Palazzo Massimo viene infatti giustificato con la necessità di “intercettare i flussi turistici sul percorso più importante del centro storico”, dimenticando che la Stazione Termini vede passare ogni giorno 480mila persone tra romani e viaggiatori, ed è il luogo più facilmente raggiungibile da ogni parte della città. Questa patente di secondarietà e inadeguatezza corrisponde a una sentenza calata dall’alto, in astratto, che non possiamo accettare. Esquilino e Castro Pretorio sono storia, memoria, cultura: la loro identità deve essere rafforzata e non certo negata, se si vuole davvero conservarla e al contempo contribuire a una riqualificazione che compensi le troppe omissioni e scelte sbagliate compiute ai nostri danni in passato».

 

La nuova collocazione del Discobolo è parte del progetto Urbs. Dalla città alla campagna romana, che vale 71 milioni di euro, ma resta al momento poco più che uno schema corredato da generici rendering.

 

«Come per altri progetti del Pnrr-Fondo complementare manca ancora una “messa a terra” degli interventi previsti, e in particolare di quelli per il Museo Nazionale Romano – dichiara il coordinamento Salviamo Palazzo Massimo. – Esistono quindi le condizioni per revocare una decisione presa nel 2021 saltando a piè pari la fase partecipativa della cittadinanza, sancita anche dalle linee guida del Consiglio d’Europa. Proprio per la sua collocazione, oltre che per la sua importanza, Palazzo Massimo è già la sede più visitata del Museo Nazionale Romano: potenzialità enorme, che in qualsiasi altra capitale europea verrebbe con ogni mezzo valorizzata, anziché disattesa. Questa è appunto la nostra richiesta al direttore del Museo Nazionale Romano, Stéphane Verger, e a tutti i decisori politici e istituzionali: non togliete valore alla sede di punta del più importante circuito museale pubblico della capitale. Per Palazzo Massimo, come per tutti i luoghi di cultura di Roma, chiediamo di inaugurare un nuovo corso, una promozione del patrimonio esistente che vada ben oltre l’effimero “effetto spot” dei traslochi di opere d’arte».

 

 

 

 

 

 

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