Il 23 maggio scorso si è tenuto il convegno “Parliamo di ATAC”, organizzato da PerRoma, Carte in Regola e CALMA.
Al forum hanno partecipato Walter Tocci, Paolo Berdini, Vittorio Sartogo, Enrico Stefàno e Riccardo Magi che hanno risposto alle domande dei moderatori ed interloquito tra di loro in maniera pacata, circostanziata e mai polemica.
Non abbiamo sentito proclami propagandistici su quanti nuovi autobus stanno per essere acquistati né facili polemiche sui flambus, bensì si è parlato di come dovrebbe e potrebbe essere un servizio di trasporto pubblico in una città come Roma nel terzo millennio.
La registrazione dell’evento è disponibile a questo link e ne consigliamo la visione.
Noi abbiamo assistito al forum e di seguito riportiamo un estratto degli appunti che abbiamo preso. È una selezione del tutto arbitraria che vuole solo dare un’idea del livello della discussione.
Paolo Berdini:
La cesura che si è prodotta nell’urbanistica romana è stata create ai tempi del fascismo. Poi con la grande immigrazione degli anni ’50 le zone abusive della città esplodono invadendo gran parte della campagna romana. L’ultima fase di abusivismo è più recente ed ha portato alle costruzioni in zona di parco di Veio e dell’Ardeatina. Con una così bassa densità abitativa è difficilissimo fornire un servizio di trasporto pubblico efficace ed efficiente. In una tale situazione non è pensabile che un privato possa trovare profittevole offrire trasporto pubblico.
Abbiamo di fronte un’azienda di 12.000 persone che da anni non ha una “testa”. Vogliamo anche chiedere che la politica stia fuori dalla nomina dei vertici ATAC? In 7/8 anni l’azienda ha cambiato 8 amministratori delegati. Quale azienda può permettersi tanti cambi di vertice? Perché non si parla di TPL? Già c’è la liberalizzazione. TPL è stata un’invenzione del 2000, quando il privato sembrava la panacea. Possiamo mettere a referendum che c’è la necessità di ricostruire un pubblico di livello. In molti stanno rivedendo la politica delle liberalizzazioni. Riusciamo a mandar fuori i partiti da ATAC? Perché è stato mandato via Rettinghieri? Non si può ricostruire la rete di TPL a Roma se non c’è un investimento gigantesco da parte dello Stato.
Enrico Stefàno
Il trasporto pubblico non funziona a Roma ma c’è anche una componente di percezione falsata tra trasporto privato e pubblico. Se io a via Nazionale posso arrivarci con la mia auto potendola anche parcheggiare agevolmente, è chiaro che col TPL ci metterò molto di più.
Io aspetto molto il 64 non tanto perché ATAC non sa gestirlo ma perché su quella tratta ci sarebbe bisogno di un tram. SteSSE tipologie di autobus servono zone periferiche a bassissima densità abitativa. Soluzione n.1 è fornire Roma di infrastrutture. Il fatto che poi la gran parte del servizio sia di superficie comporta che sia molto più difficile combattere l’abusivismo.
Mi ritengo fiducioso sull’esito dell’operazione concordato e la rivendico con coraggio. Per la prima volta si è deciso non di continuare a mettere soldi in un buco nero ma di avviare il concordato per un risanamento dell’azienda.
L’apertura della stazione S. Giovanni ha mostrato un’ATAC più tonica e che sta gestendo egregiamente lo scambio tra metro C e A, laddove in molti scommettevano sul collasso tra le due linee.
Walter Tocci
Il problema del traffico a Roma non esiste. Quello che chiamiamo problema del traffico è il risultato del combinato disposto di urbanistica e servizi gestiti male.
Anzitutto bisogna smetterla di costruire quartieri nell’agro romano. A Quintiliani usciamo dalla metro e possiamo raccogliere cicoria, mentre sarebbe un posto perfetto per costruirci. Una volta fermato il costruire selvaggio si può passare alla cura del ferro. Oggi abbiamo condizioni molto più favorevoli per l’uso del ferro. A dopo esempio l’alta velocità ha liberato molte ferrovie locali.
In un territorio così complesso l’ATAC dovrebbe differenziare i tipi di linea: dove linee express, dove a frequenza molto diradata ma affidabile, dove anche a chiamata. ATAC invece gestisce tutto allo stesso modo.
Ma questo è tutto passato, ci sono rivoluzioni tecnologiche che possono essere sfruttate per i servizi per la mobilità. Servono imprenditori capaci di fare servizi innovativi con le tecnologie digitali ma senza limitare i diritti dei lavoratori. Sharing economy, grazie alla quale il servizio pubblico non sarà più come quello attuale.
Io sono sempre stato contrario alla privatizzazione. E’ però possibile fare le gare su un progetto di liberalizzazione, ricostituendo la funzione pubblica separando la programmazione dalla produzione. Ai cittadini interessa il servizio, non se l’autobus è condotto da un dipendente pubblico o privato.
Vittori Sartogo
Le disfunzioni di ATAC derivano da politiche sbagliate che sono andate in parallelo con la distruzione urbanistica. Basti pensare alle tante linee tramviarie smantellate negli anni, così come tante linee regionali.
È soprattutto un problema di mancate risorse. Nel 2015 l’ammodernamento delle linee A e B richiedeva 315 mln, Marino ne individuò 58, Tronca cancellò l’investimento, Raggi ne ha trovati 18. Così siamo messi.
E’ abbastanza difficile che le gare abbiano questa virtù salvifica nei confronti del Comune, dell’ATAC e anche del sindacato. Occorrono invece una serie di riforme che incidano sui vari aspetti. La riorganizzazione del servizio non va fatta solo pensando agli aspetti tecnici ma ascoltando anche tutte le parti presenti nell’area vasta (comuni, associazioni, pendolari, ecc.). L’augurio è che si esca dalla diatriba tra privatizzazione o liberalizzazione sì o no, e che si passi a risanare ATAC chiedendo anche alla Regione che faccia finalmente un piano regionale dei trasporti.
Riccardo Magi
L’ambito ottimale per parlare di TPL è l’area metropolitana, ma quello è uno dei nodi irrisolti, con un inghippo istituzionale che ha portato alla creazione di Roma Capitale in Costituzione ma senza che la regione trasferisse i poteri previsti. A questo processo si è sovrapposta la creazione delle città metropolitane non coordinata con la modifica precedente.
Nel 2017 la produzione di ATAC è peggiorata. A Roma manca l’ossatura del TPL, quello che in altre capitali hanno iniziato a fare dalla seconda metà del 19mo secolo. La situazione appare ingovernabile perché il pubblico ha smesso di fare il pubblico, ossia realizzare le infrastrutture e fare la programmazione e regolazione del servizio di TPL, mentre l’unica cosa che fa oggi è la produzione del servizio tramite ATAC. ATAC non è bene comune, ATAC è male comune, è il servizio pubblico il bene comune.
Ultima notazione: il presidente Stefàno ha partecipato al forum dibattendo civilmente e costruttivamente con gli altri esperti. Possibile che in tutta l’amministrazione M5S Stefàno sia l’unico in grado di fare una cosa tanto utile ad affrontare i problemi cittadini?