Il lavoro a Roma cambierà, orientandosi sempre più verso lo smart working. E ciò accade non tanto perché quella è direzione in cui va il mondo, ma per la paura. I romani hanno ancora paura del virus nonostante la città abbia risposto molto bene alla pandemia. Il messaggio di terrore che proviene dalla tv e dalla politica resterà vivo nella mente delle persone per molto tempo.
E’ questa la nostra lettura del report pubblicato da l’ACoS, l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale, che aveva lanciato un questionario online col quale ha chiesto il parere sulle misure previste per la ripartenza in città, come ad esempio lo smart working, la digitalizzazione dei servizi, la diversificazione delle fasce orarie, la libertà di spostamento, i controlli, fruizione dei mezzi pubblici, dei luoghi di cultura e delle aree all’aperto, utilizzo del suolo pubblico per le attività di ristorazione.
Grazie all’interesse delle associazioni, dei comitati e dei blogger, il sondaggio è riuscito a registrare 1.801 interviste, dal 28 aprile al 9 maggio 2020.
Il 18 maggio l’Agenzia ha pubblicato i risultati definitivi per ciascun settore indicato. Le risposte sono state messe a confronto con le misure realizzate o programmate dall’amministrazione capitolina. In questo modo si è potuto verificare il grado di convergenza tra le aspettative espresse e le soluzioni intraprese o da attuare.
La distribuzione degli intervistati è piuttosto omogenea nei diversi municipi. Il report si basa su un campione che ha visto la partecipazione del 91% dei residenti, il 5% dei pendolari, il 3% di “occasionali” e l’1% non si è espresso sulla propria provenienza.
I dati emersi raffigurano un interessante spaccato della percezione che i cittadini hanno del virus e delle soluzioni da attuare. Non vi sono numeri assoluti ma una divisione equa tra gli intervistati.
DISTANZIAMENTO SOCIALE. La maggioranza chiede il mantenimento e il rispetto del distanziamento sociale, è favorevole al controllo e al contrasto degli assembramenti, soprattutto nelle aree verdi e in quelle di interesse culturale, come siti archeologici, mostre, cinema, teatri e concerti. Filiera che in città costituisce il 9.9% del prodotto interno lordo.
Sul settore dell’intrattenimento i cittadini si sono espressi a favore delle prenotazioni obbligatorie, sul contingentamento e l’uso delle protezioni individuali. Il 75% si auspica la prosecuzione dei controlli da parte delle autorità fino alla fine dell’emergenza.
MOBILITA’. Molto si dibatte sulla mobilità, tema caldo in queste settimane: gli intervistati premono per una maggiore sanificazione, per il potenziamento della mobilità alternativa e sostenibile per decongestionare il trasporto pubblico, la maggioranza si è detta pronta ad utilizzare la mobilità individuale (auto, moto, bici), lasciando i mezzi pubblici solo a chi non ha alternative da mettere in atto.
Nel tentativo di ridurre il traffico cittadino, il 44% chiede l’estensione delle piste ciclabili, mentre un terzo del campione è favorevole all’apertura delle Ztl sia al transito che al parcheggio. In questo caso l’amministrazione non è convenuta con i cittadini, riattivando anche il pagamento delle strisce blu.
Su bus, metro e tram, viene richiesta una grande attenzione alla sanificazione, all’obbligo di mascherine e guanti, alla separazione dei flussi in entrata e in uscita, mentre solo una percentuale minore ritiene necessaria la presenza delle forze dell’ordine.
TAVOLINI PER BAR E RISTORANTI. L’87% si è detto favorevole a concedere suolo pubblico a bar e ristoranti per rilanciare il settore (la delibera dell’Assemblea Capitolina dovrebbe arrivare proprio in questi giorni), gli intervistati si sono detti pronti anche a sacrificare posti auto e marciapiedi, mentre il 10% si è dichiarato del tutto contrario.
La maggioranza ritiene che la libertà personale andrebbe ripristinata, vietando solo i comportamenti a rischio, ma ben il 38% si è detto ancora favorevole a limitare gli spostamenti solo ai casi di necessità.
LA PAURA. Dunque, a valle di tutti questi dati e dopo un’attenta analisi dell’Agenzia, quello che emerge è soprattutto il “timore” della convivenza con il Covid-19, in una città dove la diffusione del virus e il tasso di mortalità sono stati contenuti con ottimi risultati. Nonostante ciò, la popolazione ha paura e teme di dover tornare in un nuovo stato di lockdown.
Bisogna constatare che dietro la complicità di questo sentimento vi è una parte di politica e di stampa nazionale che non ha elemosinato slogan e termini di conflitto contro un nemico invisibile che non ha dichiarato nessuna guerra. Alcuni giornalisti si sono spinti ben oltre, rivolgendosi al virus in prima persona con epiteti del tipo “il maledetto”, “il grande bastardo”. Tutta questa campagna di lotta ha innescato e sta innescando nelle persone la paura dell’altro, la fobia della socialità, la mania del distanziamento con il centimetro alla mano.
LE ESAGERAZIONI. Riportiamo il racconto di un pendolare (F.G. che ringraziamo per la segnalazione) che, durante il tragitto verso la stazione di Roma Termini, ha assistito alla scena in cui un viaggiatore sanificava con un prodotto spray le poltrone del treno e le valigie di un altro passeggero, intimandogli con tono severo di dover “sanificare” il trolley poiché troppo vicino al suo posto. Altri ancora hanno riferito di come le persone, sia in metro sia in treno, premano i tasti delle porte dei vagoni con il gomito, senza usare le mani, in modo goffo e timoroso, nella speranza di non toccare una superficie contagiata.
Così i quasi 70 giorni di quarantena, riempiti da bollettini, dati e virologi della prima ora, hanno minato nel profondo la percezione della sicurezza e della libertà individuale, e la politica invece di rassicurare, garantendo un’unica e precisa guida da seguire, mantenendo le giuste riserve, sta plasmando il proprio operato sulla paura del contagio.
In questa prospettiva risultano lampanti le percentuali delle persone che vorrebbero il potenziamento dello smart working, in modo da evitare il più possibile i contatti esterni, parliamo dell’81% contro il 15% che lo vorrebbe attuato solo nel periodo limitato al contagio e il 4% di coloro che si dicono invece contrari. Segue anche la volontà di una digitalizzazione dei servizi pubblici, con ben il 95% di favorevoli.
Si chiede pertanto una rivoluzione green e digitale in modo da mettere al riparo la città. Le intenzioni di Roma Capitale sembrano convergere in questa direzione: i programmi messi in atto e quelli ancora da approvare puntano al consolidamento dello smart working, come forma istituzionalizzata di organizzazione del lavoro, garantendo nello stesso tempo una burocrazia più snella attraverso i servizi online.
Che sia stata la paura e non la volontà politica di lanciare la città in una stagione di modernizzazione, poco importa. Di certo resta la consapevolezza che a breve si assisterà, in chiave cittadina e nazionale, a un cambio epocale della percezione del lavoro, della mobilità e del bene e della condivisione degli spazi pubblici.
Una risposta
Francamente vedendo parecchie zone della città, sopratutto periferiche o semi-periferiche, non sembra proprio ci sia questa gran paura del virus e del suo ritorno in grande stile. Probabilmente la differenza di percezione si nota fra i frequentatori dei mezzi di trasporto pubblici che per forza di cose tutto possono essere meno che utilizzati con il criterio del distanziamento sociale pena la perdita di quel poco di efficenza che ancora hanno.
Mi sembra invece che chi si muove a piedi (ovvero gironzola per il quartiere) o usa mezzi propri questa attenzione (eccessiva o meno staremo a vedere) per il distanziamento e per la sanificazione sia calata moltissimo.