De Vito: “FUORI DALLA BOLKESTEIN DOPO ANNI DI IMPEGNO”

Eccolo l’incipit del post che ieri il presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito ha pubblicato sulla sua pagina facebook:

 

 

FUORI DALLA BOLKESTEIN
DOPO ANNI DI IMPEGNO, E MALGRADO IL PD E GLI ALTRI PARTITI, LA PROMESSA E’ MANTENUTA:

IL SETTORE DEGLI AMBULANTI E’ FUORI DALLA BOLKESTEIN

 

Giova riscriverle le parole del presidente De Vito per tenerle bene a mente. Tutto in maiuscolo, come ad urlarle a squarciagola ai quattro venti, come si fosse finalmente raggiunto un risultato perseguito in anni di lavoro.

 

Queste parole sarebbero comprensibili in bocca a qualche rappresentante della categoria degli ambulanti, giustamente felice per quello che costoro, in gran parte immotivatamente, considerano uno scampato pericolo. Vederle invece sbandierate addirittura dal presidente dell’Assemblea Capitolina dà la misura di come a Roma siano ancora le piccole ma potenti lobby a governare la città, di come in realtà le dinamiche che erano dietro alle storiacce di Mafia Capitale siano tutt’altro che superate.

 

Chiariamo subito: lungi da noi di voler anche solo ventilare che il presidente De Vito sia coinvolto in illeciti di qualsiasi sorta. È però chiarissimo dal suo post come egli stia anteponendo gli interessi di qualche centinaio, o forse migliaio, di operatori ambulanti romani a quelli dell’intera città e di tutta la cittadinanza.

Se infatti con l’eliminazione della Bolkestein tutti gli ambulanti romani potranno dormire sonni tranquilli, a prescindere dal degrado, e quindi dai danni, che le loro postazioni generano, cosa dovranno pensare le centinaia di migliaia di romani che invece da anni chiedono o si aspettano che l’ipertrofia del commercio ambulante a Roma venga finalmente affrontata e risolta una volta per tutte?

Per rendere comprensibile a tutti l’obiettivo raggiunto, il presidente De Vito avrebbe potuto accompagnarlo da qualche immagine significativa. Proviamo a farlo noi con quella che segue, dove viene mostrata la specificità dei negozi Tiffany in diverse città del mondo:

 

 

 

In basso a destra si può apprezzare il risultato di anni d’impegno del presidente De Vito e di tanti altri del suo schieramento: l’unico negozio Tiffany al mondo con esposizione di mutande en plain air davanti alle vetrine. Qualcuno penserà che tutto sommato sia caratteristico, che in fondo non ci sia nulla di male. Invece c’è molto di male, moltissimo; perché mai come nel commercio, la moneta cattiva scaccia quella buona. Nel caso illustrato dalla foto, non sarà la bancarella ad elevarsi al livello, in termini di decoro, prestigio e valore aggiunto, di Tiffany bensì alla lunga sarà Tiffany ad alzare i tacchi lasciando la postazione commerciale a qualcuno con meno pretese e giro d’affari notevolmente inferiore. In un gioco del genere non vince nessuno, neanche l’ambulante che al massimo sopravvive, e si è tutti più poveri.

Per avere un esempio di cosa significhi la disastrosa concorrenza delle bancarelle al commercio tradizionale basta fare un salto a piazza Vittorio, dove moltissimi locali commerciali sono abbandonati ed i portici pullulano di indecorose bancarelle.

 

Quale sarebbe stata l’utilità della Bolkestein in una realtà come Roma? Quella direttiva non fa sparire le bancarelle ma semplicemente richiede che le relative concessioni ad un certo punto vengano fatte decadere per poterle riassegnare tramite bando. Nessuna furia distruttiva contro gli ambulanti quindi, bensì solo la possibilità di tirare una linea su tutte le postazioni rilasciate negli anni con i metodi più svariati, più o meno leciti o, e se si preferisce, più o meno convenzionali, ripartendo da zero.

Con una possibilità del genere magari non si sarebbe prevista più una postazione ambulante in un incrocio di via Cola di Rienzo, oppure davanti al Pantheon oppure proprio di fronte alla fontana di Trevi. Tali concessioni si sarebbero potute rilasciare ugualmente ma probabilmente in altri luoghi, dove avrebbero potuto avere un’utilità commerciale senza costituire un elemento di grave degrado per la città.

Peraltro il rilascio delle nuove concessioni era previsto tramite bandi in cui l’elemento dell’anzianità sarebbe stato rispettato, costituendo quindi un’ottima garanzia per tutti gli operatori già esistenti. La storia quindi che con la Bolkestein si sarebbero messe a rischio oltre 200.000 imprese artigiane era una colossale balla, buona solo a mascherare i reali intenti dei promotori dell’iniziativa, ossia voler riconoscere agli operatori attuali un privilegio enorme.

 

Già ai tempi del regolamento Coia denunciammo come quella normativa sarebbe servita solo a perpetrare lo scandalo del commercio ambulante a Roma.

Ebbene con il regalino che il governo nazionale ha voluto fare agli ambulanti d’Italia, oltre che ai balneari (come da noi preannunciato qualche giorno fa), sulla gran parte delle bancarelle romane viene messa una pietra tombale: a meno che non siano in contrasto con qualche normativa esse rimarranno dove sono per l’eternità! O almeno fino a quando non si affacceranno a livello nazionale e a livello romano governi che abbiano a cuore l’interesse generale, essendo disposti a mettersi contro pochi singoli a vantaggio del benessere della collettività.

 

Purtroppo oggi il governo nazionale ha dimostrato di essere ostaggio delle lobby come mai si era visto in precedenza (col maxiemendamento che ha fatto tira e molla in Senato perché non ci si metteva d’accordo tra taxi e NCC!?!) e l’amministrazione romana ha dimostrato con uno dei suoi maggiori esponenti di gioire smodatamente per la conferma di un odioso privilegio a pochi fortunati.

 

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