E se distribuissimo cortei e manifestazioni in tutta la città?

Oggi il 90% delle proteste è concentrato nel I Municipio. Fu una scelta del prefetto nel 2015, ma ci sono piazze dalla grande visibilità anche in altri quartieri

 

Dopo la manifestazione di sabato nel centro di Roma, sono tornate ad alzarsi le voci di coloro che chiedono di spostare in altri quartieri le proteste e i cortei.  Gianni Battistoni, presidente dei commercianti di via Condotti, ha ripetuto al Messaggero la sua idea: “E’ ora di dire basta all’utilizzo di piazza del Popolo e del Tridente per questo tipo di eventi. E’ un gioiello di Roma e così si fa torto a tutta la città“.

Gli episodi di violenza da parte dei neofascisti (ovviamente da condannare senza esitazione), sono stati il presupposto per chiedere lo stop dei cortei nel centro. Ma ridurre la giornata di domenica alla sola violenza è un atto di stupidità non solo per chi lo dice ma anche per chi lo ascolta. E’ chiaro che decine di migliaia di persone erano in piazza per contestare pacificamente alcune scelte del governo e il diritto di sciopero e di assembramento non può e non deve compresso.

Resta aperto invece il tema del dove far svolgere i cortei. A Roma si tengono ogni anno circa 2mila manifestazioni, alcune molto piccole (sit-in, presidi, picchetti), altre molto invasive. I numeri della Questura parlano di circa 300 cortei l’anno che sommati ai piccoli eventi danno un risultato impressionante: 5 dimostrazioni al giorno.

 

La gran parte di queste si tiene nel perimetro del centro storico ma non è un caso. Fu un provvedimento del 2015 a decidere i luoghi dove sarebbero state concentrate le grandi manifestazioni. L’allora prefetto Franco Gabrielli firmò una direttiva sulle nove piazze dedicate: piazza Santi Apostoli, piazza della Repubblica, piazza del Popolo, Bocca della Verità, piazza Barberini, piazza Navona e piazzetta San Marco (alle spalle di piazza Venezia).

Le grandissime manifestazioni, invece, si devono tenere in piazza San Giovanni e piazzale dei Partigiani.

La direttiva previde anche degli itinerari tipo per i cortei, tra i quali due classici: da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, da Bocca della Verità a piazza Navona.

Il principio che ispirò il provvedimento fu la compatibilità tra il legittimo diritto di manifestare e quello dei residenti e dei lavoratori del centro a potersi muovere e vivere il territorio.

A ben guardare, però, la scelta del Prefetto Gabrielli non fece altro che cronicizzare un fenomeno e cioè far svolgere solo all’interno del primo Municipio il 90 per cento di tutte le manifestazioni. Solo quelle di carattere locale, infatti, sono autorizzate a concentrarsi in altri Municipi, mentre le proteste a valenza nazionale possono tenersi esclusivamente nelle piazze elencate.

Siccome Roma è la capitale è chiaro che è in questa città che si svolgono le manifestazioni di carattere nazionale e dunque investire un unico Municipio delle proteste dell’intero Paese non sembra una decisione saggia. 

E’ come se a Parigi le manifestazioni si tenessero sempre a place Vandome o a rue de Rivoli. In realtà la capitale francese distribuisce meglio i cortei (place de la République, Bastille, Champs Elisée) e all’epoca dei gilet gialli il Sindaco e il Prefetto spostarono le proteste in quartieri più periferici.

A Roma si potrebbe pensare di usare l’area dello Stadio Olimpico, oppure l’asse  piazzale Clodio-piazza Pio XI-piazza Irnerio. O anche i quartieri sud sulla Cristoforo Colombo, con l’Eur che potrebbe accogliere piazze molto piene. Oppure a nord Corso Francia e Auditorium.

Probabilmente l’impatto sul traffico sarebbe ancora più devastante. Una cosa, infatti, è chiudere piazza del Popolo o piazza San Giovanni, altra cosa bloccare la Colombo o la Flaminia. Fatto sta che i cortei creano un disagio per loro natura. Se si facessero sfilare in mezzo ai parchi o sulle banchine del Tevere, nessuno se ne accorgerebbe e l’effetto politico sarebbe molto ridotto.

Secondo alcuni, una soluzione di compromesso potrebbe essere usare le aree di piazzale del Verano e del Circo Massimo. Entrambe garantiscono una visibilità dei manifestanti ma sono poco abitate e il traffico ne risentirebbe in maniera minore.

La ricetta giusta non c’è perché ogni area potrebbe legittimamente avanzare proteste ma nello stesso tempo non è pensabile che chi vive o lavora in centro debba subire disagi continui. Sarebbe dunque opportuno creare una rotazione delle aree dove autorizzare i comizi. Una sorta di distribuzione equa dei disagi che però non impedisca il diritto di protestare.

E’ questo uno dei grandi svantaggi di essere la capitale. E’ qui che si concentrano le manifestazioni, è qui che arrivano i capi di stato per le visite ufficiali, è qui che ci sono le ambasciate presso lo Stato e presso la Santa Sede, è qui che i palazzi del potere chiudono intere strade per questioni di sicurezza. Insomma essere capitale è un grande onere e un piccolo onore (se si esclude l’offerta maggiore di lavoro) e infatti in tutto il mondo le capitali godono di uno statuto speciale e di finanziamenti aggiuntivi. Roma purtroppo fino ad oggi ha subito solo i disagi e i cittadini del centro sono quelli più colpiti. Forse si dovrebbe partire da una migliore distribuzione dei cortei e dei comizi. Sarebbe un segnale nei confronti dei residenti, sempre più inclini a scappare verso altre aree della città.

 

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