È sempre il solito PD a Roma, quello della caduta di Marino e di Mafia Capitale

Il nuovo poco commendevole episodio che ha visto protagonista il Capo di Gabinetto del sindaco Gualtieri dimostra che certe dinamiche sono purtroppo ancora ben presenti all'interno del PD

L’incredibile storia che ha visto protagonista il Capo di Gabinetto del sindaco Gualtieri, Albino Ruberti, è l’ennesimo segnale che a Roma passano gli anni, si alternano i nomi in Campidoglio e Assemblea Capitolina, ma le dinamiche politiche che governano la città rimangono sempre le stesse: storie torbide, strani affari, ricatti incrociati e personaggi che non sfigurerebbero nelle trasposizioni cinematografiche del romanzo “Suburra” di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini.

 

L’episodio è ormai di dominio pubblico, ottimamente documentato da un articolo + video pubblicato da Il Foglio e ieri ripreso da tutti gli altri organi di stampa.

In estrema sintesi, Ruberti viene registrato mentre ha uno sfogo rabbioso all’uscita da un locale di Frosinone dove aveva cenato con altre persone, una delle quali gli avrebbe fatto una richiesta “inaccettabile”. Nel video Ruberti inveisce in maniera spropositata contro quella persona chiedendogli di inginocchiarsi e chiedere scusa e minacciando di ucciderlo!?!

Chiaramente in quell’occasione Ruberti aveva perso il controllo, sconvolto probabilmente per la richiesta ricevuta e per la reazione ricevuta al suo diniego (“me te compro!” gli avrebbe detto l’interlocutore). A chi non è mai capitato di perdere il controllo, ma da lì a pretendere che si chieda perdono in ginocchio e a minacciare di morte ci passa un oceano; evidentemente quei modi sono nelle corde del tipo e la cosa non stupisce più di tanto, essendo Roma (ma in realtà il mondo intero) piena di gente che considera la violenza, anche verbale, uno dei modi con cui relazionarsi col prossimo.

Quello che però stupisce, e preoccupa molto, è che una tale persona sia stata nominata dal sindaco Gualtieri come capo del suo gabinetto, ovvero dell’ufficio formato dai suoi più stretti collaboratori. Delle due l’una: o il sindaco lo conosceva bene, lo apprezzava e si fidava, ma ha preso una topica colossale, oppure la persona gli è stata suggerita (imposta?) da ambienti del suo partito e lui si è fidato. In entrambi i casi il sindaco non può che fare una riflessione su cosa sia andato storto per nominare un tale elemento come suo braccio destro.

Da non dimenticare che Albino Ruberti era già stato Capo di Gabinetto del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, la qual cosa getta una luce opaca anche su quell’istituzione.

Probabilmente aveva ragione Rino Formica quando affermava che la politica è “sangue e merda” (passione e contaminazione, nella sua spiegazione), ma non è detto che occorra comportarsi da sgherri per navigarci; diremmo anzi che caratteristica indipensabile di ogni politico dovrebbe essere la capacità di affrontare qualsiasi problema o situazione con razionalità e soprattutto rispetto per l’eventuale carica che si ricopre.

 

Albino Ruberti non è più Capo di Gabinetto di Gualtieri, avendo ieri presentato le sue dimissioni. Da notare che l’articolo de Il Foglio è uscito giovedì 18 ma Ruberti ha aspettato fino a ieri per presentare le sue dimissioni, dopo che tutti gli organi di stampa avevano ripreso lo scoop di Simone Canettieri. Avrà egli forse sperato che la cosa si potesse mettere a tacere?

C’è infatti un aspetto della questione che va tenuto ben presente e riguarda il fatto che l’episodio è avvenuto circa due mesi fa e quindi da almeno due mesi qualcuno sa del fattaccio, avendo anche un video registrato, ma la cosa è rimasta nascosta.

Perché il video sia stato reso pubblico solo ora non è dato saperlo, ma è facile indovinare che vi possa essere un collegamento con le manovre per formare le liste elettorali oppure qualche altro intrigo che richiedeva la rimozione di Ruberti dal suo incarico.

Queste nostre sono solo supposizioni, ma quello che è certo è che all’interno del PD debbano prosperare ancora dinamiche simili a quelle che portarono alla destituzione del sindaco Marino (dinamiche su cui il partito non ha mai voluto far luce, neanche in occasione dell’ultimo loro squadernamento nell’ambito della puntata di Report del 23 novembre 2020), oppure quelle che coinvolsero il partito nell’ambito delle inchieste su Mafia Capitale. (sappiamo che per le sentenze “Mafia Capitale” non è esistita, ma la locuzione ben descrive le storie che hanno caratterizzato un certo periodo storico).

 

 

Questo è l’altro aspetto che preoccupa e che dovrebbe preoccupare molto anche il sindaco Gualtieri: il fatto che nel suo partito vi possano essere persone che lavorano non per il bene comune, ma potenzialmente per interessi privati o per far prevalere con mezzi al limite del lecito una cordata piuttosto che un’altra all’interno delle istituzioni.

Chiariamo che fino a prova contraria Albino Ruberti non ha commesso illeciti in relazione al video pubblicato da Il Foglio (benché sarebbe doveroso approfondire il merito dell’indecente proposta che lo ha fatto uscire di senno), né risulta sia mai stato coinvolto in fatti illeciti in passato. È indubbio però che certi comportamenti non fanno pensare ad atteggiamenti specchiati nello svolgere il proprio mandato istituzionale e da qui le doverose dimissioni.

 

Questa brutta storia sembra confermare i timori che avevamo espresso fin dall’inizio sulla candidatura di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma. Così scrivevamo nel dicembre 2021, quando fu reso noto un presunto scontro tra Gualtieri e Goffredo Bettini sulle nomine in alcune società partecipare:

Purtroppo Roberto Gualtieri sconta una grande impreparazione sulle questioni romane, per cui difficilmente può contrastare le cose che il partito in vario modo gli propone. Noi avevamo provato a spiegarlo che lui non era un candidato giusto per la carica di sindaco di Roma, sostanzialmente perché la sua impreparazione lo avrebbe reso molto condizionabile e ricattabile.

A questo punto il nostro auspicio è che il sindaco Gualtieri riesca pian piano a trovare la forza necessaria a non soccombere alle logiche puramente spartitorie tipiche del PD romano. Sinceramente abbiamo difficoltà ad immaginare su quali appoggi possa egli far forza per contrastare gli appetiti delle varie correnti del PD.

 

Che Ruberti non fosse il massimo come Capo di Gabinetto del sindaco lo si colse fin dal momento della sua nomina, essendo egli stato pescato a fare una grigliata in terrazza con amici in pieno lockdown (con apparente contorno di improperi agli agenti che lo sanzionarono, sul genere di “voi non sapete chi sono io”) quando lavorava per Zingaretti. Eppure Gualtieri lo ha nominato ugualmente, probabilmente assecondando un suggerimento o richiesta del suo partito.

 

Ora il sindaco deve cercarsene un altro di Capo di Gabinetto e questa volta spereremmo che egli voglia curare personalmente la scelta. Ci permetteremmo di suggerire di scegliere nell’ambito dei dirigenti capitolini, dove vi sono ottime professionalità con un’approfondita conoscenza della macchina amministrativa. Saremmo anche in grado di fare un paio di buoni nomi e in effetti non sarebbe male se il sindaco trovasse il modo di ascoltare anche la società civile, così da bilanciare o verificare quanto gli viene detto dal partito.

 

Di nuovo Roma deve scrivere un pessima pagina della sua storia, con un dirigente apicale, braccio destro del sindaco, costretto alle dimissioni per manifesta indegnità.

Come detto, non può essere un caso che ciò avvenga a quasi un mese dalle elezioni nazionali e quindi molto probabilmente di siluramento ad orologeria trattasi. Rimane però il fatto che un personaggio ricattabile come Albino Ruberti sia stato per quasi un anno il braccio destro del sindaco di Roma e ciò non può che essere addebitato ancora una volta al PD romano, il quale prima o poi dovrà decidersi a fare i conti col proprio passato, liberandosi di intrallazzatori ed affaristi che continuano ad operarvi indisturbati.

 

 

 

La foto di copertina è dall’agenzia Dire.

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2 risposte

  1. Il PD romano è la ragione per cui tanti romani di sinistra hanno votato Calenda. Speravamo di rompere questa catena di malaffare.

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