Ricordate il bando per le nuove bancarelle da autorizzare in centro storico? Ebbene è notizia di questi giorni che il dipartimento commercio del Comune ha sbloccato la procedura e pubblicato il bando per 19 nuovi “posteggi isolati fuori mercato non stagionali”, praticamente bancarelle. Queste nuove postazioni ambulanti saranno così dislocate:
- 1 in piazza della Repubblica, piazza Benedetto Cairoli, piazza Cola di Rienzo, viale Adriatico, viale America e via Francesco Grimaldi,
- 3 in lungotevere Castello,
- 10 (dieci!?!) in via delle Muratte.
Dell’assurdità di concedere nuove postazioni ambulanti in una città che già ne ha circa 12.000 (un numero enorme!), per di più decidendo di ammucchiarne ben 10 in una singola strada del centro storico, ne abbiamo già scritto più volte (qui, qui e qui).
L’assurdità è poi doppia in quanto recentemente l’assessore Meloni ha detto che si sta lavorando al secondo giro del Tavolo del decoro, dopo lo spostamento storico operato dal Sindaco Marino, che dovrebbe portare alla rimozione di alcune tra le bancarelle più ignobili che infestano il centro storico (quella del Pantheon, ad esempio?).
Ma come, si fanno i salti mortali per giustificare in maniera inoppugnabile il sacrosanto spostamento di alcune bancarelle e parallelamente si autorizzano decine di nuovi banchi sempre in centro storico???
La motivazione addotta dall’assessore Meloni per questo incredibile ed autolesionistico bando è che l’amministrazione non poteva fare altro, dopo la sentenza del TAR con la quale quelli che già sanno di vincere il bando (in virtù degli arzigogoli normativi) hanno ottenuto l’obbligo da parte del Comune di ottemperare alla delibera del 2011.
In questo l’assessore ha ragione , dobbiamo infatti ringraziare il Consiglio Comunale dei tempi di Alemanno per aver confezionato l’atto-porcata con cui si sancì il rilascio di nuove postazioni ambulanti per i cosiddetti “librai”. Ma se a quel Consiglio va attribuita la responsabilità di aver partorito la delibera, a quelli successivi, sia era Marino che attuale era Raggi, va affibiata la colpa di non aver abrogato quella dannata delibera, facendo finta di niente e quindi dando modo agli esercenti di ottenere la sentenza dal TAR.
Questa responsabilità di non aver agito a tutela della città, fermando l’ennesimo rilascio di concessioni ambulanti in una Roma che ne ha già un numero spropositato, ci sentiamo di attribuirla in particolare al Presidente Coia, il quale addirittura se la prese con la consigliera municipale Naim che denunciava lo scandalo del nuovo bando in itinere.
“Il Comune di Roma deve applicare delle sentenze del TAR che impongono l’assegnazione di posteggi ai librai dell’arcipelago delle parole.
Non è una scelta di questa amministrazione.
E’ un atto dovuto a fronte di due sentenze del TAR.”
Scrisse il Coia al tempo sulla sua pagina facebook, come se gli atti normativi fossero le tavole della legge consegnate a Mosè e quindi immodificabili nei secoli.
Al contrario quella sciagurata delibera poteva tranquillamente essere abrogata dall’attuale Assemblea Capitolina con delle ottime motivazioni (direttiva Bolkestein in via di approvazione, riordino delle postazioni ambulanti in centro storico, ecc.). D’altronde non è stata proprio questa amministrazione a dimostrare che si può rimettere tutto in discussione di quanto fatto da quelle precedenti? Cancellazione della candidatura per le Olimpiadi, stravolgimento del progetto per lo stadio della Roma, blocco dell’intervento sull’ex Fiera di Roma, sono solo alcuni esempi di scelte dirompenti che l’attuale amministrazione ha preso.
Altro che “Non è una scelta di questa amministrazione”, Presidente Coia, in realtà l’essere costretti ad emanare il bando per le nuove postazioni è stata una scelta dell’amministrazione M5S che peraltro già si era intuita in più d’una seduta della commissione commercio. Ma d’altronde lo sfacciato favore per il commercio ambulante il Presidente Coia lo ha squadernato con l’assurda iniziativa del nuovo regolamento sul commercio in area pubblica, dove l’Assemblea Capitolina è stata costretta a due sedute fiume, una durata tutta la notte, per approvare un testo che praticamente fotografa l’indecente situazione attuale, come giustamente ha dichiarato lo stesso assessore Meloni.
Se quindi l’attuale amministrazione voleva fermare il rilascio delle nuove licenze ambulanti avrebbe potuto farlo. D’altro canto non possiamo non rilevare in questa storia l’assenza totale dell’opposizione, che avrebbe almeno potuto dire una parola per cercare di fermare questo processo. Ma d’altronde già l’inazione dell’Assemblea Capitolina durante Marino aveva dimostrato che in realtà anche nel PD nessuno vuole mettersi contro la casta degli ambulanti; per cui il silenzio dai banchi dell’opposizione non stupisce più di tanto ed è solo l’ennesima conferma dell’esistenza di uno schieramento trasversale pro-ambulanti.
Preso atto per l’ennesima volta di ciò, ci troviamo soli, insieme agli altri blog anti-degrado, a denunciare questo ulteriore favore al commercio ambulante a danno della città di Roma.
Come avevamo preannunciato, stiamo valutando le possibilità di presentarlo noi un ricorso alla giustizia amministrativa, anche se ciò comporterebbe un sacrificio economico consistente, tenuto soprattutto conto che da questo blog noi non ricaviamo nulla economicamente ma anzi dobbiamo finanziarcelo di tasca nostra.
Ci siamo chiesti allora se sarebbe possibile cogliere l’occasione di questo ennesimo schiaffo alla città e mettere insieme tutte le energie che capiscono la gravità di questa cosa e sono disposte a dare un piccolo contributo per provare a contrastarla.
Mentre noi facciamo valutare le reali possibilità di ricorrere al TAR contro il bando, con qualche speranza di averla vinta, sarebbe utile capire se i tanti segnali anti-degrado che emergono dai social sono all’occorrenza capaci di tramutarsi in forza attiva per contrastarlo questo degrado, andando oltre la tastiera del computer o lo schermo del telefonino e scendendo in piazza o mettendo mano al portafogli.
Un ricorso al TAR costa qualche migliaio di euro. Sarà possibile trovare qualche migliaio di cittadini disposti a mettere 1, 2 o 5 euro ciascuno? Oppure qualche centinaio di loro pronti a contribuire con 10 o 20 euro?
La nostra esperienza personale, che data sin dai tempi della proposta di delibera popolare contro i cartelloni, ci ha insegnato che la distanza tra il digitare su una tastiera e passare a gesti più concreti è il più delle volte molto grande. Vedremo se questa volta sarà diverso.