Alla fine è stato il bisogno impellente di denaro a vincere. Atac farà tornare i controllori a bordo dei suoi mezzi per cercare di mettere un argine all’evasione quasi totale scattata in epoca Covid. Una assurda e cervellotica norma sindacale, infatti, aveva stabilito che per tutelare la salute dei controllori, questi non potessero più salire su bus e tram. Eredità del Governo Conte, l’illogico provvedimento è stato ora messo in discussione dall’azienda.
Dopo una serie di incontri con i sindacati del personale viaggiante, è stato trovato l’accordo: i controllori riprenderanno il loro lavoro ma saranno dotati di visiera, mascherina Ffp2 e guanti. Inutile ripetere che la sicurezza del personale è una priorità e va garantita, ma allora cosa dovrebbero fare le cassiere dei supermercati, i farmacisti, gli impiegati delle poste e via con un lunghissimo elenco di persone che non hanno mai smesso di lavorare, neanche quando la pandemia era davvero temibile?
I controllori no! Loro dovevano restare a casa perché i conti delle aziende di trasporto possono anche saltare, tanto ripaga sempre lo Stato. Ma Atac, perennemente sull’orlo del fallimento, non può più permettersi di perdere milioni di euro. Come avevamo scritto il 18 febbraio scorso, l’azienda ha calcolato un deficit aggiuntivo di 145 milioni per mancato pagamento dei biglietti.
Da quando c’è il Covid e si è diffusa la voce che i controllori non salgono più sui mezzi, quattro passeggeri su dieci hanno smesso di pagare nel corso del 2020 e il tasso di evasione è in continua crescita. Quest’anno la stima è del 60% di viaggiatori a sbafo nei primi quattro mesi. Prima del virus l’Azienda dichiarava di controllare circa 4 milioni e 100 mila passeggeri l’anno. Dal marzo 2020, i controlli sono stati praticamente zero.
Quando concretamente si rivedranno i verificatori a bordo non è dato sapere perché dopo l’accordo trovato con i sindacati adesso è necessaria una nuova riunione. Secondo alcune fonti di stampa, le prime verifiche partiranno a metà della prossima settimana da Termini e poi si estenderanno via via a tutte le linee.
La multa resta la stessa e molto salata: 104, 90 euro per ogni viaggio senza biglietto (c’è la possibilità di ottenere uno sconto della metà se si paga entro cinque giorni). Secondo quanto riportato dal Messaggero, storicamente la tratta con il maggior numero di evasori è quella del tram 8, mentre tra i bus le linee 40 e 23 segnano punte da record.
Pochissimi biglietti anche su 64, 85 e sul tram 3. Nelle zone più periferiche il 314 che collega largo Preneste con Lunghezza, segna il maggior numero di multe. Altra curiosità sul quadrante di Roma più disciplinato: Cassia-Flamina e Vigna Clara hanno registrato la minore quantità di multe nella media degli ultimi anni.
Nelle altre città italiane i controllori avevano ripreso il loro lavoro già da tempo. A Genova, per esempio, le due aziende di trasporto recentemente fuse hanno dato il via ad una serie di controlli. A Firenze i verificatori non fanno sconti sebbene vi sia qualche problema con il sistema automatico degli sms.
A Roma, invece, i 250 addetti sono rimasti praticamente fermi da marzo 2020 e ancora non hanno ripreso il loro lavoro. Forse questa sarà la volta buona.