Da ieri è chiusa la fermata della metropolitana B Policlinico. Il motivo è il fine vita delle scale mobili che dopo 30 anni dalla prima installazione devono essere sostituite. La conformazione della stazione, profonda oltre 15 metri, non consente di effettuare i lavori mantenendola parzialmente aperta.
Non era quindi possibile evitarne la chiusura, ma l’attuale amministrazione capitolina anziché fare di tutto per minimizzare i disagi per l’utenza, è riuscita nel capolavoro di massimizzarli questi disagi.
Questa chiusura segue infatti quella di Castro Pretorio, fermata adiacente a Policlinico, avvenuta ad inizio ottobre per gli stessi motivi. Ci troviamo quindi al momento con due fermate consecutive della metro B chiuse, con l’utenza che ora è costretta a scegliere tra le fermate di Termini e Bologna per raggiungere quel quadrante.
Quadrante, lo ricordiamo, che include la più grande università e il maggior ospedale di Roma. E infatti le due fermate Castro Pretorio e Policlinico in tempi pre-COVID conteggiavano circa 45.000 passeggeri ogni giorno, ossia all’incirca la popolazione di un capoluogo come Frosinone.
Queste e altre informazioni sono state fornite dal nostro amico Alessandro, che collabora con noi come Mercurio Viaggiatore, durante il servizio andato in onda ieri mattina nell’ambito di Buongiorno Regione Lazio (ai minuti 6:27 e 16:04).
Se solo si fosse dato retta a chi segnalava questa criticità fin dall’inizio di quest’anno, e il nostro Mercurio Viaggiatore era tra questi, si sarebbero potuti distribuire i lavori in maniera da evitare di chiudere due stazioni consecutive. Così scriveva Mercurio il 14 gennaio u.s. in un articolo dove elencava le possibili criticità di tutte le stazioni della metropolitana:
“Policlinico ha un’affluenza molto elevata ed una profondità di oltre 15 metri. Inizia ad esserci il concreto rischio di chiusura o che resti aperta solo in uscita. Se dovesse chiudere, sarebbe veramente incomprensibile il motivo per cui si sta provvedendo alla sostituzione iniziale di solo la metà delle scale mobili.
Castro Pretorio è la situazione più critica. Affluenza molto elevata e un’unica rampa profonda quasi 22 metri. Con queste premesse, la chiusura è altamente probabile, a meno di lasciare la stazione aperta con una sola scala mobile funzionante in salita, con i lavori in corso. Se dovesse chiudere, sarebbe veramente incomprensibile la sostituzione iniziale di solo 3 scale mobili su 4.”
Qualcuno dell’amministrazione che abbia pensato di fare qualche verifica sui punti sollevati da Mercurio? Ovviamente no.
Qualcuno dell’opposizione che abbia voluto cogliere l’occasione per cogliere in castagna l’amministrazione e provare ad evitare agli utenti del TPL i disagi della doppia chiusura? Altrettanto ovviamente no, ché a Roma l’opposizione fa a gara con la maggioranza per chi è più incapace e irresponsabile.
Ma non basta. Non volendo l’amministrazione far mancare nessuno dei possibili disagi all’utenza, ci si è inventati che non è possibile fare previsioni sulla possibile riapertura delle due fermate perché non si sa come andranno i controlli relativi ai collaudi.
Laddove quindi in tutto il mondo, in tutti i campi, si fanno previsioni basate su ipotesi che possono verificarsi o meno, a Roma i geni dell’amministrazione a 5 stelle hanno pensato che siccome non è possibile anticipare come andranno i collaudi, non c’è modo di fissare delle date per quando le fermate ricominceranno a funzionare.
Vorremmo vederlo l’assessore Calabrese chiamare una ditta per fargli qualche lavoretto a casa e sentirsi dire che non è possibile fare una previsione di quando finiranno perché non sanno se ci saranno imprevisti.
Al di là dell’ennesima dimostrazione di mancanza delle capacità minime per gestire problemi così complessi, quello che troviamo inaccettabile è la totale mancanza di rispetto nei confronti delle migliaia di cittadini che ogni giorno per chissà quanto tempo dovranno sobbarcarsi spostamenti e fastidi ulteriori; il tutto solo per l’insipienza e irresponsabilità di chi dovrebbe essere al servizio dell’utenza del TPL ma neanche si rende conto di non esserne in grado.
Ad oggi le migliori previsioni di riapertura delle due fermate parlano di sei mesi, benché ci siano precedenti che fanno preoccupare (ricordiamo quanto ci volle a riaprire la fermata Barberini per i ripetuti errori durante i collaudi?). Considerato che le fermate Castro Pretorio e Policlinico nel 2019 hanno servito oltre 6 milioni di passeggeri, abbiamo pensato di dividere a metà quella cifra, considerando sei mesi di chiusura, per stimare quante persone subiranno un disagio dall’irresponsabile procedere con questo tipo di interventi. Da qui il titolo dell’articolo.
Qualcuno potrà giudicare questo calcolo un po’ rozzo, e probabilmente avrà ragione, ma a nostro avviso rende bene l’idea dell’entità degli impatti negativi che può avere una gestione sconsiderata e sciatta delle maggiori infrastrutture del trasporto pubblico.
Un assessore con un minimo senso di responsabilità nei confronti dei cittadini si sarebbe affrettato a chiedere scusa per il madornale errore commesso ed avrebbe messo a disposizione il proprio mandato per manifesta incapacità.
Siamo sicuri che l’assessore alla mobilità che al momento si ritrova Roma non è stato neanche sfiorato da tali pensieri. E questo è un problema nel problema.
Un’opposizione degna di questo nome avrebbe provato a richiamare l’assessore alle sue responsabilità, costringendolo a fornire spiegazioni in Assemblea Capitolina.
Ma anche dall’opposizione tutto tace.