C’è un gran parlare questi giorni delle risultanze del bando per la Festa della Befana a piazza Navona. Tutti e lamentarsi che dopo anni in cui gli “operatori tradizionali della festa”, quelli che avevano portato a snaturarla fino a boicottarla del tutto non ritirando i titoli vinti col bando del 2014, erano rimasti a bocca asciutta, ora tornano ad impadronirsene per i prossimi 9 anni.
Eppure la cosa era assolutamente prevedibile, come avevamo scritto a settembre scorso dopo aver partecipato alla conferenza stampa di presentazione del nuovo bando.
Stupisce in particolare che gente come il presidente Coia o lo stesso Sindaco Raggi cadano dal pero, cercando scusanti e promettendo che valuteranno attentamente le risultanze del bando per essere sicuri che non siano successe cose strane.
Che gli “operatori tradizionali della festa” si siano aggiudicati la gran parte delle postazioni a disposizione è un fatto, al di là delle tante disquisizioni matematiche a cui si assiste in rete (con troppi grillini che cercano di dimostrare l’indimostrabile). Ma d’altronde la cosa era praticamente scontata. Non avendo voluto infatti modificare la natura della festa della Befana di piazza Navona, eliminando la dicitura di “fiera”, al bando potevano partecipare solo operatori ambulanti, ossia soggetti titolari di concessione per il commercio su area pubblica. E purtroppo nella realtà dell’ambulantato romano è un fatto che certe famiglie di ambulanti rappresentino la punta di lancia della categoria, l’eccellenza. Sono costoro quindi quelli che essenzialmente hanno partecipato al bando e che in gran parte sono risultati vincitori. Il numero limitato di partecipanti è anche testimoniato dal fatto che la gran parte delle “Attività artigianali” non sono state assegnate, con i “giocattoli artigianali” che hanno avuto solo due postazioni assegnate sulle otto disponibili.
Da sottolineare anche che le previste postazioni di “promozione tecnologica”, 7 banchi sottratti agli spettacoli viaggianti che avrebbero dovuto rappresentare qualcosa tipo l’innovazione tecnologica nelle tradizioni natalizie (sembrerebbe partorite da un’idea del vulcanico presidente Coia), non hanno ricevuto alcuna manifestazione d’interesse.
Non è quindi tanto colpa del bando se sono stati i soliti noti ad aggiudicarsi la gran parte delle postazioni, bensì della decisione dell’attuale amministrazione di spostare la competenza della festa della Befana dal Municipio I al Comune ma senza modificarne la dicitura. Ed in questa decisione il presidente Coia ha giocato senz’altro il ruolo di leader, avendo lui promosso e portato avanti a spada tratta la sua delibera n.30/2017, con tanto di complimenti a sé stesso, che contiene il trasferimento di competenza della festa della Befana. Peraltro più d’uno ha collegato la fretta con cui fu approvata la delibera 30/2017 (in due sedute fiume) con la necessità di cominciare subito a lavorare sulla nuova festa della Befana.
Alle condizioni date l’unico modo per evitare che i banchi della festa se li aggiudicassero i soliti sarebbe stato prevedere il divieto di partecipare al bando per quelli col cognome che inizia con “Tre” e finisce per “cine” e tutti i loro familiari ed affini. Ma chiaramente questo non si può fare.
L’attuale amministrazione ha quindi scientemente deciso di non modificare la tipologia della festa della Befana, con motivazioni politiche del tutto legittime ma assumendosi la responsabilità di continuare a relegare la manifestazione nell’ambito del solo commercio ambulante. Ciò a nostro avviso non può che essere stato per non scontentare gli ambulanti che ormai rappresentano una parte consolidata dell’elettorato M5S, grazie alle posizioni no-Bolkestein che tutto il movimento grillino porta avanti.
A quel punto il Dipartimento del Commercio ha dovuto predisporre un bando che cercasse di portare un po’ di qualità nell’offerta commerciale, decidendo per di più di dimezzare il peso dell’anzianità rispetto ai bandi precedenti. Come scrivemmo, a nostro avviso nel bando si poteva essere più incisivi con i criteri di qualità, però non si può dire che si sia lasciato campo libero come in passato.
Quello che sarà importante ora verificare sul campo è che le prescrizioni a cui ogni operatore ha aderito siano effettivamente realizzate. Probabilmente non sarà una cosa facile, ma la reale buona fede dell’amministrazione, del Dipartimento Commercio e dell’assessore Meloni anzitutto, si giocherà sull’efficacia dei controlli che verranno effettuati. E se verranno rilevate discrepanze rispetto a quanto dichiarato sarebbe bello che gli operatori in difetto venissero banditi dalla festa, benché dubitiamo che la legislazione possa permettere ciò.
Per poter anzi dare modo a tutti di verificare i requisiti di qualità dichiarati in sede di bando, sarebbe utile che l’amministrazione rendesse noti i dettagli delle valutazioni effettuate dalla commissione aggiudicatrice. In questo modo potremmo tutti sapere se un certo banco si è impegnato a vendere, ad esempio, solo prodotti con certificazioni di qualità o provenienti da zone terremotate.
Siamo ora curiosi di vedere se gli operatori che si sono aggiudicati le postazioni confermeranno la loro partecipazione (hanno pochi giorni di tempo per farlo) e così facendo si impegneranno ad una serie di spese che da questa edizione si sono fatte particolarmente gravose. C’è l’allestimento del presepe da pagare (circa 30.000 euro) ma soprattutto ci sono le spese per le misure di sicurezza che da quest’anno si fanno importanti.
Confermando quindi il giudizio di una sostanziale occasione mancata per rifondare una festa della Befana che, rispettando i valori della tradizione, fosse in grado di fare un salto di qualità che la portasse a competere con manifestazioni simili in Europa, cogliamo il lato positivo che probabilmente l’allestimento non sarà troppo invadende, per il ridotto numero di postazioni e per le molte che non sono state aggiudicate.
Quello che spereremmo vivamente è che quest’anno fossero risparmiate a piazza Navona manifestazioni come quelle viste sul palco allestito presso la fontana dei fiumi lo scorso anno:
[youtube url=”https://youtu.be/qiFv4Dz3OhA”]
Spreremmo anzi che nessun palco venisse montato sulla piazza, perché non c’entra niente con la tradizione e perché sarebbe una struttura fuori luogo in ogni caso.