A settembre dello scorso anno siamo stati i primi a dare la notizia della disattivazione di tutte le fototrappole utilizzate a Roma per contrastare lo sversamento illecito dei rifiuti. Dall’amministrazione capitolina non giunsero né smentite, né chiarimenti e questo anche dopo che la notizia fu ripresa da altri organi di stampa.
L’unica esponente istituzionale che ha accennato al tema durante un’intervista televisiva è stata l’assessore all’Ambiente Sabrina Alfonsi, che però si è esibita in affermazioni alquanto scombinate quando non inesatte, finendo col complicare ulteriormente la materia anziché chiarirne i termini.
Per cercare di fare luce sulla storia recente delle fototrappole a Roma, il Municipio I ha tenuto lo scorso 14 marzo una seduta congiunta delle commissioni Ambiente ed Emergenza Rifiuti con all’ordine del giorno l’audizione del comandante generale della Polizia Locale Roma Capitale (PLRC), Ugo Angeloni, per l’illustrazione del sistema delle fototrappole.
La seduta (la cui registrazione è disponibile a questo link) si è aperta con un’illustrazione fatta dal comandante Angeloni. Di seguito un tentativo di sintesi di quell’intervento.
Al momento del suo insediamento, avvenuto nel gennaio 2021, il comandante ha trovato già avviato quello che era il primo utilizzo da parte della PLRC delle fototrappole per sanzionare gli illeciti sui rifiuti. L’attività era svolta dal reparto NAD (Nucleo Ambiente Decoro) che però, a detta sua, in maniera del tutto anomala era collocato all’esterno della Polizia Locale, aberrazione organizzativa che andava subito sanata. La cosa è stata fatta appena possibile e nel 2022 il contratto di fornitura delle fototrappole è confluito all’interno del corpo.
Si era fatta una gara per assegnare tale fornitura, ma una volta andata deserta si è passati alla stipula con affidamento diretto allo stesso fornitore di prima. Stando al comandante, nonostante tutti i passaggi descritti siano costati tempo e molte procedure, il servizio delle fototrappole è proseguito senza soluzione di continuità.
Angeloni ha spiegato che le fototrappole sono un sistema di videosorveglianza che si appoggia sulla base normativa della sorveglianza per la sicurezza urbana. Le telecamere si attivano quando nel campo visivo succede qualcosa (ad es. si ferma un veicolo) e c’è stata l’esigenza di creare un centro di elaborazione delle immagini, gestito dalla Polizia Locale, soprattutto per indirizzare le esigenze di riservatezza.
La scelta è stata di togliere la competenza esclusiva del NAD sulle fototrappole, mettendole a disposizione dei gruppi locali e dei presidenti dei municipi, che quindi possono richiedere installazioni o spostamenti delle apparecchiature. Questo nuovo sistema ha consentito di includere anche impianti predisposti dai municipi autonomamente. Inoltre è stato raddoppiato il numero delle telecamere, passando da 30 a 60.
Le fototrappole funzionano con immagini registrate su card criptate che il gestore del servizio recupera periodicamente e consegna al centro video della Polizia Locale. Qui le immagini vengono pre-elaborate, filtrando automaticamente i casi rilevanti, che poi vengono passati per via telematica ai gruppi locali, i quali procedono con le eventuali sanzioni amministrative o procedimenti penali.
Riguardo al NAD, esso ha continuato a svolgere attività “chirurgiche”, ad esempio, nel Municipio I, attività di monitoraggi di esercizi di ristorazione (come e dove detengono i rifiuti).
All’intervento introduttivo del comandante sono seguite alcune domande dei consiglieri a cui Angeloni ha fornito risposta.
Di particolare interesse l’intervento della consigliera Festa (M5S) che ha chiesto conto della disparità tra l’alto numero di verbali fatti in passato dal NAD per illeciti collegati ai rifiuti (circa 600 al mese) e quelli riportati dallo stesso comandante (circa 100) e relativi ai primi due mesi di quest’anno, con la nuova organizzazione in campo. In risposta a Festa il comandante ha parlato di un quadro di completa disinformazione fatta dai media (qui ci siamo sentiti chiamati in causa) e riguardo al numero di circa 600 verbali al mese fatti in passato, ha detto di non capire da dove esso provenga, visto che il sistema di conta non distingue tra sanzioni fatte con fototrappole e senza.
Chi scrive ha partecipato alla seduta della commissione in rappresentanza di un’associazione del centro storico e ha avuto modo di intervenire sottolineando sostanzialmente due elementi.
Da una parte ricordando la grande focalizzazione che prima aveva un singolo gruppo della PLRC sul problema dei rifiuti e sottolineando il fatto che spostare la competenza dei rifiuti presso tutti i gruppi locali non può che “diluire” quella focalizzazione nel mare magnum di attività che gli agenti dei gruppi locali devono svolgere, con i notori e gravissimi problemi di efficacia delle loro azioni. C’è senz’altro un enorme problema di carenza di personale, stante che la PLRC è sotto organico in maniera cronica (per noi ci sono anche grossi problemi organizzativi, per come il personale viene organizzato ed utilizzato), ma resta il fatto che delegare ai gruppi locali il contrasto agli illeciti sui rifiuti non può non peggiorare le cose. E il grande scostamento nei numeri, come evidenziato dalla consigliera Festa, starebbe a dimostrare la minor efficacia dell’azione della PLRC.
Riguardo ai numeri dei verbali che al comandante non risultano, ho chiesto di fare le dovute verifiche e di fornire dati certi di quelli che erano i risultati del contrasto agli illeciti sui rifiuti prima della riorganizzazione e dopo. Questo risolverebbe i problemi di disinformazione richiamati dal comandante e permetterebbe di riportare la discussione su basi di collaborazione per contribuire tutti a risolvere insieme i problemi.
L’altro elemento da me sollevato è la nota grande collaborazione che gli agenti del NAD avevano con cittadini e associazioni, a reciproco beneficio. Aver portato la responsabilità principale del contrasto ai rifiuti presso i gruppi locali della PLRC ha fatto perdere quell’aspetto di “vicinanza“, considerate le difficoltà che vi sono a comunicare con loro in maniera informale; questo è dovuto sia alla tendenza (in parte comprensibile) dei gruppi locali a seguire più pedissequamente procedure e pratiche burocratiche, sia alle carenze di organico.
Su questo punto il comandante ha anzitutto chiarito di non aver mai ordinato agli agenti del NAD di non avere più rapporto diretti con i cittadini; quindi ha voluto ricordare l’iniziativa del “settore prossimità“, o “gruppi di ascolto“, da lui introdotto all’inizio del suo mandato, creato con l’intenzione di stabilire un rapporto più diretto tra il corpo di PLRC e i cittadini. Al riguardo non possiamo purtroppo non rilevare la grande inefficacia di quell’iniziativa, come avemmo modo di scrivere e provare in prima persona.
Alla replica del comandante che ribadiva l’inattendibilità di tutte le informazioni che per mesi hanno girato sulle attività della PLRC a contrasto degli illeciti sui rifiuti, ho fatto presente che il vuoto d’informazione è stato creato in primis dalla stessa amministrazione capitolina. Nonostante infatti sollecitati sia indirettamente che con comunicazioni ufficiali, né l’assessore competente, Sabrina Alfonsi, né lo stesso sindaco Gualtieri hanno mai fornito informazioni o chiarimenti su quello che stava avvenendo ad un’unità della PLRC con cui centinaia (forse migliaia) di cittadini avevano proficue interazioni quotidiane. E l’unica volta che l’assessore Alfonsi ha toccato pubblicamente l’argomento, come accennato all’inizio dell’articolo, l’ha fatto confondendo ulteriormente le cose.
In conclusione si può dire che l’audizione del comandante Angeloni ha portato qualche utile chiarimento rispetto a come la PLRC sta affrontando il contrasto agli illeciti in materia di rifiuti, ma rimangono molti dubbi sull’effettiva efficacia di quanto messo in campo.
Anzitutto andrebbero individuate modalità nuove per coinvolgere cittadini e associazioni nella lotta all’abbandono dei rifiuti. Al di là del mantenimento della disponibilità degli agenti del NAD, serve un collegamento con i gruppi locali della PLRC che vada oltre la burocrazia degli esposti e degli accessi agli atti. In questo i municipi potrebbero farsi parte attiva ad esempio rispolverando gli “osservatori municipali” previsti dalla delibera di Assemblea Capitolina n. 129/2014.
Inoltre sarebbe utile sgombrare il campo da qualsiasi fraintendimento riguardo l’efficacia del contrasto della PLRC agli illeciti sui rifiuti; questo anche nell’ottica di avere strumenti utili a capire se le azioni messe in campo abbiano una reale efficacia.
Chiaramente il primo strumento per valutare tale efficacia è la situazione dei rifiuti sulle strade romane, ma anche l’attività sanzionatoria dovrebbe essere in qualche modo conosciuta. A tal riguardo abbiamo verificato che i numeri dei verbali riportati dalla consigliera Festa (le circa 600 sanzioni al mese elevate dal NAD negli anni passati) derivano da un accesso agli atti effettuato da Il Fatto Quotidiano nel 2021. Questo un estratto dall’articolo che ne parlava:
“Un documento ottenuto dal fattoquotidiano.it a seguito di una richiesta di accesso agli atti (e di un appello contro un primo rifiuto opposto dal Comandante della polizia locale Ugo Angeloni) mostra che in tutto il 2020 i quindici gruppi del corpo di polizia municipale di Roma, ciascuno dotato di una sezione dedicata ai fenomeni di degrado urbano, hanno comminato un totale di 39 sanzioni per un ammontare complessivo di 1.950 euro. Il lavoro di controllo nei confronti delle utenze non domestiche nel comune di Roma risulta coperto quasi esclusivamente dai 28 poliziotti che costituiscono il Nad, istituito dalla ex sindaca Virginia Raggi, che nello stesso periodo hanno emesso 6361 sanzioni per violazione delle norme sul conferimento dei rifiuti, sulle 6400 complessive.”
Un chiarimento definitivo su tutti questi numeri da parte del comandante Angeloni sarebbe utile per archiviare le polemiche e provare a lavorare in maniera più proficua tra PLRC e cittadini.