Fino a pochi anni fa Roma era la seconda città industriale d’Italia e la capitale di terziario e servizi. Oggi si sta trasformando in un luogo dove si possono cercare solo incarichi stagionali e lavoretti in nero.
Senza idee sul proprio futuro, piegata da un degrado che non ha pari, Roma rischia di perdere 11 mila posti di lavoro nei settori più pregiati, quelli che producono indotto. La sede di una grande azienda, infatti, avrà bisogno di ditte delle pulizie, manutentori, esperti informatici, vigilanza, interpretariato e così via. Per ogni gruppo che lascia la città, sono tantissimi a restare senza lavoro pur non direttamente dipendenti dell’impresa. Una emorragia che sembra non arrestarsi e che colpisce tutti i comparti.
I casi più clamorosi riguardano l’informazione: oltre alla megaredazione di SkyTg24 che fugge dalla Salaria dove è circondata da prostitute, rom che fino a poco tempo fa popolavano l’ex cartiera e odori nauseabondi provenienti dall’impianto di trattamento rifiuti, c’è il caso di Mediaset che sposterà a Cologno Monzese i giornalisti e i tecnici del Palatino. Chi scrive ha lavorato molti anni in questa sede prestigiosa affacciata sul Circo Massimo. E’ difficile trovare al mondo una redazione più bella dal punto di vista archeologico, eppure la dirigenza Mediaset non vuole mantenerla pur essendo proprietaria delle mura.
Il settore farmaceutico è in ritirata: Italchimici ha trasferito a Milano 60 dipendenti; Mylan ha lasciato a Roma solo 40 persone su 110; Baxalta ha chiuso la sede dell’Eur e Sigma Tau, acquisita da Alfa Wasserman, sta per fare lo stesso.
Il petrolifero non vuole sentirne di restare nella capitale: la Esso ha venduto la propria rete a due fratelli indiani, gli Issa, che da semplici benzinai di provincia ora gestiscono un gruppo da 800 milioni di sterline. Il primo atto della nuova proprietà è stato trasferire i dipendenti romani a Genova. TotalErg sta per essere venduta e la sede romana con 300 impiegati trema, così come gli storici uffici Eni dell’Eur che potrebbero chiudere da un momento all’altro.
E poi i call center di Almaviva, l’informatica di Consodata, la catena Trony (che però è fallita). Tutti via. E presto si capirà cosa accadrà alla sede di via Marchetti di Alitalia, quando la compagnia verrà acquisita.
Diarioromano ha avuto modo di parlare con gli esperti di Cushman & Wakefield, una delle maggiori società immobiliari del mondo. Gli analisti sono concordi nell’affermare che il vero problema di Roma restano i trasporti. Per fare business è indispensabile avere una rete di trasporti efficiente e veloce: questo permette di organizzare più appuntamenti in una giornata, lo spostamento dei dipendenti in tempi ragionevoli, tempi di assistenza inbound e outbound da contratto. Al di là delle inefficienze di Atac, gli esperti immobiliari registrano un grande scetticismo da parte di investitori internazionali per le infrastrutture di trasporto: solo due linee e mezzo di metropolitana non potranno mai rendere Roma competitiva con le altre città.
Secondo tema fondamentale resta il degrado: l’immagine devastata non invita ad effettuare investimenti soprattutto se si pensa che le aziende pagano a Roma e nel Lazio le addizionali più alte d’Italia. Non si è saputo fare squadra tra Campidoglio e Regione per attrarre le istituzioni che dovranno lasciare la Gran Bretagna dopo la Brexit, a partire dall’Agenzia Europea per il Farmaco. La moda è ormai emigrata a Milano e Firenze, nonostante le resistenze di alcuni stilisti minori che si ostinano a sfilare ad Alta Roma. E forse potremmo perdere anche gli Internazionali di Tennis che fanno l’occhietto al sindaco Sala.
Per arginare il declino occorre pianificare opere e infrastrutture per il futuro: l’occasione è quella dell’ex Fiera di Roma, del centro direzionale di piazza dei Navigatori, degli ex Mercati Generali, dell’ex Mattatoio di Testaccio, delle ex caserme Guido Reni e ovviamente dello Stadio della Roma. Ma proprio da questo si è visto che l’attuale amministrazione non ha idea di come invertire la tendenza. Guardare al piccolo orticello elettorale dell’oggi e dimenticare lo sviluppo della città di domani sarà un errore che pagheremo tutti per molti anni a venire.
3 risposte
Le aziende vanno via dall’Italia, perché il costo del lavoro è troppo alto, approfondite di più l’argomento, non limitatevi al tifo politico e a dare un immagine solo negativa di Roma. Che esempi sono Sky o Mediaset, è una riorganizzazione aziendale, la Tim, non so se la conoscete, ha trasferito tutti i dipendenti di Milano a Roma. Le infrastrutture sono carenti ovunque in Italia è un problema nazionale non solo romano. Il degrado è presente anche nelle citate Milano e Firenze, ma guai a parlarne sono a guida PD. Non sono un elettore 5 stelle, ma poi devo dargli ragione leggendo questi articoli ridicoli!
Può darsi Paolo che l’articolo sia ridicolo. Ma le davvero vuole affermare che il degrado di Roma è paragonabile a quello di Milano? Non si tratta della guida Pd (che abbiamo criticato ancor di più di quanto facciamo oggi con il M5S) ma si tratta di una visione di città. Faccia un giro a Porta Nuova, all’ex Polo fieristico, nei luoghi dell’Expo. Provi a prendere una metro a Milano e poi una Roma. Se davvero sono la stessa cosa, allora ha ragione lei.
Si, certo non ha mai preso il treno a Milano centrale, ottimo biglietto da visita, un esempio ne potrei fare molti.
Il problema degrado è purtroppo comune a tutte le grandi città italiane. I problemi a Roma ci sono è innegabile, ma rendere ridicolo tutto ciò che riguarda Roma, non raccontando le cose come stanno realmente non aiuta nessuno. Se poi a Roma si fanno solo lavori in nero, di cui lei è a conoscenza, le consiglio vivamente di sporgere denuncia alle autorità competenti, questo si aiuterebbe la ns. disastrata nazione.