Non ci vuole molto a individuare le bande di borseggiatori e borseggiatrici che imperversano nella metropolitana di Roma. Lo Youtuber Simone Cicalone (quasi 700mila followers) ha trascorso una giornata nella stazione Spagna della linea A e ha colto sul fatto diversi tentativi di furto ai danni di turisti e romani. Il filmato sta già facendo decine di migliaia di visualizzazioni sebbene non si tratti di uno scoop particolare. Chiunque di noi si può appostare nei treni o alle fermate e trovare giovanissimi e giovanissime stranieri o italiani pronti a infilare le mani nelle borsette, negli zaini, nelle tasche per rubare portafogli, carte di credito, telefoni.
Quello che occorre domandarsi è perché questo semplice appostamento non venga fatto dalle forze dell’ordine che quotidianamente dovrebbero presidiare le stazioni più affollate e – con la loro presenza – far desistere dai furti. Il metodo usato da Simone Cicalone e dai suoi compagni di video non ci piace granché. Il tono aggressivo non va bene e le “ronde” organizzate dai cittadini a difesa del territorio ricordano periodi bui della storia. Si tratta per lo più di spettacolo per raggiungere alti numeri di like ma negare che esista un problema è come mettere la testa sotto la sabbia.
Le “missioni” degli influencer incavolati si potrebbero evitare se solo la Polizia, i Carabinieri, la Guardia di Finanza e altri esponenti delle forze dell’ordine si decidessero a destinare una squadra fissa che a volte in borghese e a volte in divisa presidiasse la metro romana. E’ quello che avviene per esempio nel “tube” di Londra dove sul più bello si palesano agenti che sembrano normali passeggeri e invece sono poliziotti. Lo stesso accade a Parigi e in tante altre metropolitane europee. A Roma, a parte guardie giurate spesso disattente, è rarissimo imbattersi in esponenti delle forze dell’ordine. Ogni tanto scattano controlli spot che servono più come foto opportunity da mostrare ai giornali che come reale strumento di prevenzione.
Tra l’altro le stesse borseggiatrici sono spesso vittime di un racket tremendo messo in atto dagli anziani delle comunità rom o di altre etnie. Poco più di un mese fa una donna che si rifiutava di proseguire nella sua attività di ladra, è stata picchiata selvaggiamente da esponenti della sua comunità, nonostante fosse all’ottavo mese di gravidanza. Nei giorni seguenti un’altra donna, colta sul fatto dai passeggeri in viaggio sulla linea B, è stata trascinata fuori dal vagone a forza e ha rischiato il linciaggio.
Quando il controllo del territorio viene svolto da uno Youtuber un po’ manesco, quando le bande procedono a regolamenti di conti indisturbate, quando i passeggeri si vogliono fare giustizia da soli con la lapidazione, vuol dire che la situazione è davvero sfuggita di mano. Che le istituzioni hanno gettato la spugna e si sono arrese di fronte a una microcriminalità dilagante. E’ un fenomeno di “sudamericanizzazione” che vede Roma sempre più simile a Rio de Janeiro e sempre più lontana da città che hanno imparato a gestire i fenomeni di strada. Proprio perché le ronde ci piacciono poco, perché l’aria da giustizieri che alcuni fanno respirare non è di buon auspicio, sarebbe il caso che Prefetto, Governo (che dovrebbe essere di destra ma lasciamo perdere), Questore e Sindaco si mettessero intorno a un tavolo e provassero a riportare la capitale verso un modello diverso. Più simile a Stoccolma che a Caracas.
Tra pochi mesi i pellegrini del Giubileo saranno una facile preda per i borseggiatori. La premier Meloni ha promesso “una stretta” come se ci volesse una delicata attività di intelligence. Invece basterebbero quattro poliziotti su ogni linea di metropolitana per cambiare radicalmente la situazione e delle norme che non consentano di rilasciare dopo 24 ore chi viene arrestato.
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