Gli artisti del Pantheon (e noi) su France2

Più volte abbiamo parlato di quella che a nostro avviso è una delle declinazioni del degrado in centro storico: l’attività dei cosiddetti artisti di strada. Costoro sono musicisti, cantanti, mimi, ma anche “statue viventi” e “spray painters” (quelli che creano immagini artistiche utilizzando vernice spray). Il degrado è dovuto al fatto che anche in questo campo, come d’altronde in tutto il resto, a Roma le regole  mancano e quando esistono non vengono rispettate né fatte rispettare. Ci ritroviamo così con pseudo-musicisti che possono esibirsi in luoghi prestigiosissimi a prescindere dalle loro capacità artistiche e che decidono loro il volume da tenere durante le loro esibizioni (normalmente il più alto possibile, così si attira più gente), oppure “spray painters” che ammorbano l’aria circostante con le vernici acriliche (indossando loro una maschera protettiva ma inquinando l’ambiente ed i passanti).

 

Si penserà che tutto ciò rappresenti un problema tutto sommato minore, considerato il disastroso panorama cittadino sul fronte mobilità, rifiuti, o lavori pubblici. Vi sono però molti cittadini che da questo genere di degrado subiscono fastidi anche gravi; i residenti di alcuni luoghi che, privilegiati quanto si vuole, sono costretti a subire in casa propria fastidi acustici tutto il giorno, tutti i giorni, oppure alcune strutture ricettive che ricevono continue lamentele dai loro ospiti per l’insopportabile rumore a tutte le ore, o anche qualche luogo di culto, dove si è costretti a celebrare le funzioni con invadenti, e del tutto fuori luogo, sottofondi musicali.

Inoltre la risoluzione di questo problema non comporterebbe risorse economiche o chissà quale riforma normativa. Basterebbe un po’ di impegno e di decisione. C’è probabilmente un problema più grave per l’attuale amministrazione e consiste nel fatto che si dovrebbe scontentare la categoria degli “artisti di strada”, l’ennesima micro-lobby cittadina, cosa che il M5S ha dimostrato di non saper mai fare (se non in casi rarissimi).

 

Uno dei luoghi del centro storico dove questo problema è squadernato in maniera più eclatante tutti i giorni è piazza della Rotonda, quella antistante il Pantheon. Ne abbiamo parlato diverse volte, l’ultima lo scorso dicembre. Qui infatti c’è l’ulteriore aggravante che la piazza antistante il secondo monumento più visitato d’Italia non ha alcuna tutela specifica, come invece la hanno luoghi come piazza Navona, piazza di Spagna, ecc.

 

Ogni tentativo di segnalare questo problema specifico al Municipio I, nella persona della presidente Alfonsi, al Comune, nelle persone della presidente della commissione Cultura, Eleonora Guadagno, dell’assessore Bergamo e dello stesso Sindaco Raggi, al MiBACT, nella persona del ministro Franceschini (che peraltro ha l’ufficio a pochi isolati da lì) è stato infruttuoso.

Tanto silenzio da parte delle istituzioni arriva a far sospettare a noi stessi ed ai cittadini vittime dei fastidi di essere degli esagerati, degli ipersensibili rompiscatole.

Poi però esce un breve articolo sulla cronaca romana de Il Corriere, dove si dà conto dell’ennesimo tentativo di sollevare il problema da parte di un’associazione del centro storico (di cui uno dei nostri è tra gli animatori), una giornalista francese lo legge e pensa di farci un servizio televisivo per una delle trasmissioni mattutine più popolari in Francia.

Eccolo:

 

[youtube url=”https://youtu.be/THyYL-35ha4″]

 

 

Allora non siamo noi o qualche “sofisticato” ad esagerare se anche i cugini francesi riconoscono che quanto accade al Pantheon tanto normale non è.

Si direbbe l’ennesima dimostrazione di come in Europa si sia trovato il modo di gestire i problemi, mentre a Roma siamo rimasti alla legge della giungla, dove il più prepotente comanda. Vale per le scritte vandaliche, per gli adesivi, i cartelloni, la sosta selvaggia, ecc. E vale anche per il fenomeno degli artisti di strada. A Parigi, ad esempio, le norme locali vietano l’utilizzo degli amplificatori e degli strumenti a percussione (così come a Madrid, Barcellona, Bruxelles, Londra, Dublino, Berlino, etc.) mentre a Roma non ci sono limitazioni di sorta.

 

Da notare la frase conclusiva del musicista intervistato nel servizio, dove dice che non ci si può aspettare di abitare in centro storico e pretendere il silenzio assoluto. Trattasi di quello che tecnicamente si chiama straw men argument, ossia mettere in bocca agli altri una proposizione esagerata avendo così buon gioco a ridicolizzarla.

Nessuno pretende il silenzio assoluto in città, sia nel centro storico che nelle periferie. Ma da qui ad inquinare acusticamente certi luoghi tutto il giorno, tutti i giorni, ce ne passa. Al di là delle risibili norme sull’arte di strada vi sono anche i limiti acustici che dovrebbero essere rispettati da tutti, artisti inclusi, ma anche lì la normativa manca di un regolamento attuativo ed i controlli li possono fare solo pochissimi tecnici dell’ARPA.

Insomma la solita situazione “alla romana”, in cui il “cambiamo tutto” della campagna elettorale grillina è ancora ben lungi dal manifestarsi.

 

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