Sulla mobilità ciclabile il Campidoglio sta facendo una gran confusione. Sicuramente animati da buone intenzioni i vari protagonisti sulla scena stanno agendo singolarmente senza alcun coordinamento col proprio vicino di stanza o con gli altri assessorati. Il risultato è che in città non c’è un progetto di quello che dovrà essere il futuro della ciclabilità.
Per utilizzare la bicicletta nei prossimi mesi i romani si troveranno di fronte a tre possibilità:
1) La bici privata, quella che chiunque può acquistare e tenere in casa o in cantina per andare al lavoro o passeggiare.
2) Il bike sharing a flusso libero: si tratta delle bici condivise che possono teoricamente essere lasciate ovunque in città. Ne abbiamo parlato in occasione di un convegno lo scorso 16 novembre.
3) Il bike sharing tradizionale: quello con le ciclostazioni dove vanno prelevate e riconsegnate le bici che è previsto nella riforma dei cartelloni pubblicitari che sta per entrare in vigore.
Una amministrazione che si rispetti dovrebbe avere chiaro che senza un coordinamento tra le tre opzioni si rischia di generare solo confusione e di sprecare soldi pubblici, oltre a rendere più difficile la vita dei cittadini. Ma così non sta facendo la giunta 5 stelle, dove ognuno va per la propria strada. In particolare:
La Sindaca ha annunciato martedì che Roma Capitale ha acquistato rastrelliere per parcheggiare fino a 2 mila biciclette. Gli stalli saranno posizionati in corrispondenza di fermate metro, scuole, biblioteche e saranno presenti in tutto il territorio, da nord a sud, da est a ovest.
L’assessore Meleo e il presidente della commissione mobilità Stefàno, hanno fatto sapere che nei primi mesi del 2018 a Roma sbarcheranno 2 o 3 compagnie di bike sharing a flusso libero che introdurranno in città diverse migliaia di biciclette. Per evitare il caos che si è verificato ad Amsterdam o Shangai, hanno annunciato che presto verrà emanato un regolamento del quale però ancora non si conosce nulla.
L’assessore alle Attività Produttive Meloni ha invece spiegato che la riforma dei cartelloni pubblicitari andrà a regime entro il 2018 in quanto manca solo di bandire le gare ed assegnare i lotti alle ditte vincitrici. Uno di questi lotti è riservato proprio al bike sharing tradizionale per il quale sono previste fino a 350 ciclostazioni in tutta la città, finanziate dalla pubblicità e quindi a costo zero per il Comune che anzi incasserebbe un canone dal concessionario.
Come si può facilmente intuire ciascun protagonista sembra non aver alcun interesse all’attività dell’altro. Come se fossero spinti solo dalla volontà di fare annunci. “Ti metto gli stalli” grida uno. “Ti offrirò il flusso libero“, ripete l’altro. “Le stazioni le pagherà la pubblicità“, insiste un altro ancora. Insomma come in un mercato in cui ciascun banco esalta la qualità della propria merce solo per accaparrarsi i clienti.
Gli stalli annunciati dalla Sindaca sono la ciliegina sulla torta. Si è visto, infatti, che il problema del bike sharing a flusso libero è proprio il caos che si crea sui marciapiedi, nei parchi, nelle piazze dove vengono lasciate decine di biciclette senza alcun criterio, impedendo il passaggio dei disabili e non solo. E’ per questo che alcune città hanno bandito il servizio. Per regolamentarlo, occorre prevedere dei luoghi dedicati alla riconsegna, delle stazioni virtuali insomma, dove ciascuno potrà lasciare la bicicletta, pena un costo maggiore per il noleggio. Per rendere facile a chiunque parcheggiare la bici correttamente occorre che le stazioni virtuali (che altro non saranno che parcheggi delimitati dalle strisce in terra come avviene per i ciclomotori) siano diffuse ovunque, in ogni strada. Per farlo occorre che l’Agenzia per la Mobilità pianifichi uno spazio dedicato al flusso libero, spazio che sarà ovviamente ancor più necessario in corrispondenza delle fermate metro, delle scuole, delle biblioteche, etc. Proprio i punti dove la Sindaca ha annunciato che arriveranno gli stalli in ferro!
Ora……. non sarebbe stato più opportuno evitare di spendere soldi per gli stalli in ferro e invece cominciare fin da subito a pianificare i parcheggi per le bici, sia private che a flusso libero? Perché l’assessore alla mobilità non alza il telefono, si coordina con quello alle Attività Produttive e assieme trovano una soluzione che permetta di convivere al bike sharing a flusso libero e a quello finanziato dalla pubblicità? Insomma possibile che questa giunta non sappia cosa sta facendo il collega seduto accanto?
L’acquisto degli stalli – che a prima vista sembra una buona notizia – se ci riflettete è solo il simbolo di uno scoordinamento imperdonabile. Evitiamo di infierire sulla comunicazione dato che l’ex delegato alla Ciclablità, Paolo Bellino, dimessosi alla chetichella (se non fosse stato per il nostro sito che ne diede notizia per primo) ha precisato che la foto degli stalli pubblicata dal comune è sbagliata.
Ci rivolgiamo direttamente a Virginia Raggi: Sindaca, lei ha la possibilità, anzi il dovere di rendere compatibile e coordinato il lavoro dei suoi assessori. Possibile che non abbia notato il casino che stanno facendo?
Sul tema rimandiamo anche alle riflessioni pubblicate dal sito romano di Vas