Domenica ci siamo imbattuti in un titolo sull’emergenza graffiti, tema colpevolmente rimosso dalla cronaca locale
Scorrendo l’articolo scoprivamo che Roma la città più gravemente colpita dal vandalismo in Europa non dispone di un ufficio per la rimozione delle scritte vandaliche.
Ci eravamo dimenticati, o più probabilmente facevamo finta di non ricordare, la circostanza di un paio d’anni fa, quando il Comune decise di trasferire in blocco gli operatori adibiti alla manutenzione del verde e decoro, alla raccolta differenziata. Come se l’unico modo per garantire il corretto espletamento del ciclo dei rifiuti, fosse lasciare scoperta la casella della tutela del decoro urbano.
Un ragionamento politicamente illogico e sconsiderato, reso ancora più grave dal fatto che venisse formulato e messo in pratica dalla giunta che fece del decoro una bandiera a cui ispirarsi.
Con queste dichiarazioni del sindaco Marino:
“Stabilirò un calendario di appuntamenti in cui tutti gli assessori, il sindaco, i dipendenti dei municipi e del Campidoglio riverniceranno i luoghi pubblici di Roma. Sarà un momento di avvio per riappropriarci della città, che è nostra, è bella e deve essere mantenuta bella”.
Quella stessa giunta, un anno e mezzo dopo, varò lo smembramento dell’Ufficio decoro ed in particolare del nucleo cancellazione scritte, ritenuto superfluo e non indispensabile. Nella capitale più imbrattata d’Europa!
Lo smantellamento – a cui si oppose la CGIL funzione pubblica – andò avanti. Con effetti pesanti sul decoro del territorio in cui le bande di writers imperversano da molti anni. L’unica resistenza, fino a poche settimane fa, sono stati gli interventi di pulizia coordinati da Retake Roma. Il movimento di cittadini attivi che ha sopperito, con il suo entusiasmo e la sua organizzazione, alle profonde carenze dei municipi e del Comune, che si è totalmente affidato a loro per l’individuazione delle scritte, promuovendo congiuntamente iniziative di recupero urbano.
E così la ribalta mediatica, nonostante le pessime condizioni della città imbrattata in lungo e in largo, è stata occupata dagli eventi dei “retakers”. Fin quando gli agenti della sezione decoro della Polizia Locale (“Pics”) ci hanno comunicatoche l’Ama non cancella più le scritte “normali” – tags, graffiti, frasi d’amore, goliardiche – ma solo quelle ritenute ingiuriose omofobe e razziste. Tutte le altre andrebbero cancellate dai proprietari degli immobili “così come previsto da norma di legge”.
La resa definitiva di Comune ai vandali graffitari. Che l’articolo di Repubblica ha finalmente squadernato sulle pagine locali. Ecco, Repubblica che torna ad affermare che i graffiti vandalici siano un problema, è già un salto di qualità, dopo il mezzo scivolone del fumetto populista di Zerocalcare che equipara i volontari di Retake a freddi psicopatici in tuta bianca che aggrediscono i barboni.
Fortunatamente la redazione romana non è ancora vittima di certi luoghi comuni e tiene gli occhi ben puntati sulla realtà.
L’ottimo servizio di Luca Monaco ci rammenta alcuni punti cruciali dell’emergenza graffiti:
- nel 2013, come dicevamo, è stato soppresso l’ufficio decoro che garantiva la cancellazione di 250 mq di scritte al giorno
- la nuova squadra decoro dell’Ama cancella soltanto i messaggi ritenuti offensivi
- la quantità di scritte rimosse è scesa a 100 mq al giorno (stima ottimistica, NdR)
- solo 50 mila euro l’anno per Ama “Linea decoro” al posto del milione e 900 mila euro di pochi anni fa
- Il capo di gabinetto del sindaco Marino, Raffaella Matarazzo, afferma candidamente “il fenomeno writers esiste, ma le emergenze sono altre”
- La portavoce di Retake, che usa mezzi e strumenti propri per intervenire sul degrado, ammette che “ciò che manca è il salto di qualità del Comune, che deve attivarsi per un’opera sistematica di pulizia della città”
- Ne sarebbe cosciente anche Ignazio Marino che a dicembre aveva annunciato misure straordinarie: “mi sto convincendo a organizzare per i writers delle vere e proprie trappole, in modo da coglierli sul fatto, processarli per direttissima e metterne alcuni in sicurezza, a Rebibbia”
Si da il caso che noi eravamo presenti all’incontro con i bloggers in cui Marino affermò questa e altre cose.
La denuncia di Repubblica deve comunque aver smosso la giunta Marino, che se n’è uscita con l’annuncio, per tramite dell’assessore ai lavori pubblici Pucci, dell’istituzione della Centrale Unica del Decoro e della Manutenzione Urbana, che riattiverà il servizio di cancellazione scritte “in un intervento puntuale e coordinato di ripristino del decoro”.
Su Repubblica leggiamo anche che il nuovo ufficio decoro avrà il compito di coordinare aziende, uffici, polizia locale e associazioni civiche, e riceverà una dotazione di 2 milioni di euro. Sarà insomma la riproposizione di quello che sotto la giunta Alemanno venne definito “Coordinamento per il decoro urbano” e che ebbe a disposizione risorse cospicue per la rimozione dei graffiti dal centro alle periferie, con ottimi risultati sul fronte del decoro percepito. Ma quello in cui fallì totalmente il piano di Alemanno – varato 2 anni e sette mesi dopo l’inizio del mandato – fu l’attività di prevenzione e contrasto al vandalismo.
Quello che avviene in tutte le capitali del mondo – a cominciare da New York – e che iniziano a fare nel resto d’Italia, come descritto nel bel reportage dell’Ansa che vi invitiamo a leggere per conoscere le varie sfaccettature del fenomeno “writers” – ma che a Roma le autorità si rifiutano di condurre, col risultato che l’unico a indagare è…il blog Roma fa schifo!
Con le sue investigazioni online (un paio di esempi qui e qui), RFS dimostra come sia facile risalire ai nomi degli imbrattamuri, semplicemente navigando sulle pagine dei social network.
Perché allora il Comune, le forze dell’ordine e la Procura, non fanno lo stesso, per rintracciare i vandali grafici? Ed anche per conferire una maggiore dignità ai progetti di street art che il Comune promuove da tempo. Facendo una distinzione chiara e netta tra chi realizza i propri disegni su spazi e muri legali, e chi – pur avendo del talento – lo spreca e lo rende bieco vandalismo per il solo gusto di leggere il suo nome sul muro.
Solo combattendo il vandalismo, si evita l’ingiusta e rischiosa equiparazione tra arte e vandalismo.
Aspettiamo dunque che il Comune vari ufficialmente la “Centrale unica del decoro” che risponda in modo efficace e positivo alle segnalazioni dei cittadini, comprese le nostre. Speriamo di poter contare presto sulla task force antigraffiti. E soprattutto, su un piano integrato che parta dalla sensibilizzazione dei cittadini attraverso una campagna di educazione rivolta non solo ai bambini delle scuole, ma alla popolazione generale ampiamente abituata al degrado.
Promuovere la cittadinanza attiva, educare al bello e al rispetto dei beni pubblici, vuol dire creare un’alleanza virtuosa tra cittadini e istituzioni per garantire la tutela degli spazi urbani tramite il monitoraggio condiviso del territorio, con la partecipazione dei finora assenti municipi.
Quel decoro dei territori che è messo in serio pericolo dall’emergenza graffiti vandalici, non più rinviabile dall’amministrazione.