Sono così emozionanti che solo un imbecille potrebbe sfregiarli con le tags che devastano tutta Roma. I murales del Trullo raccontano l’animo di artisti e poeti popolari, di coloro che con la bomboletta e il pennello lasciano segni di bellezza e non violenza. L’abisso che divide i muri colorati da quelli devastati è tutto qui, in uno dei quartieri della periferia sud, a metà strada tra Trastevere e Corviale, tra il cuore e il ghetto della città.
E’ stato Mario D’Amico ad avviare questo processo virtuoso 4 anni fa, un sessantenne che ancora crede nella rivoluzione del bello.
Ha fondato un piccolo gruppo, i pittori anonimi del Trullo, assieme a due o tre amici. La notte, senza disturbare il sonno degli abitanti, uno di loro tagliava le erbacce, puliva le strade, cancellava le scritte. Gli altri due dipingevano, lasciando il loro tratto sulle facciate. Al mattino i passanti restavano sbalorditi, quasi frastornati per i tanti colori, i volti, gli animali che adornavano le loro case. Pian piano la voce si è diffusa tra gli street artist italiani e stranieri che sono accorsi a dare una mano a Mario, rendendo il quartiere un museo a cielo aperto.
Gomez, noto per i suoi lavori di qualità, ha voluto rendere omaggio a Mario D’amico ritraendolo nelle vesti del poeta su una delle prime palazzine che si incontrano su via del Trullo.
Alla pittura si è aggiunta la poesia e il gruppo dei poeti anonimi ha scritto versi così intensi che sono stati raccolti in un libro, Metroromantico. Il volume è andato a ruba e negli ultimi tre anni, nel quartiere è stato organizzato il “Festival Internazionale di Poesia di Strada”, approdato a Roma dopo Genova e Milano.
La cultura e il bello hanno chiamato altra cultura, altra bellezza al punto che perfino i taggaroli più impuniti, quelli che scrivono Reps o stronzate del genere su ogni superficie, hanno timore ad avvicinarsi. Gli abitanti vigilano e se vedono qualcuno troppo vicino alle loro opere d’arte, danno subito l’allarme. Perfino noi, mentre scattavamo le fotografie di questo articolo, siamo stati tenuti d’occhio.
Oggi il quartiere raccoglie opere di artisti di fama: accanto a Mario D’amico e Solo (nati in zona), si ammirano i lavori di Gomez, dei milanesi Ivan e Piger, di Mr Klevra, Diamond, Gio Evan, Moby Dick e molti altri.
Quanta differenza tra questi muri che rendono vivi e orgogliosi gli abitanti e quelli imbrattati che uccidono ogni sogno di rinascita, che ci fanno sentire ai margini. Il Trullo è oggi una periferia diversa, dove si può passeggiare, gustare piatti della cucina romana, sedersi al bar. Le strade di San Lorenzo o di Trastevere, invece, divorate da bombolette che trasmettono solo degrado, sono un centro dal quale fuggire.
Vi invitiamo ad ammirare dal vivo questi lavori anche per apprezzare le differenze di luce tra la mattina e il pomeriggio.
Chiudiamo con i versi che si trovano su uno dei muri del Trullo, firmati Er Bestia. Probabilmente il miglior messaggio per chi voglia replicare l’esperienza in altri quartieri degradati della città.
“Ecco la street art, ar popolo appartiene/Potenza nelle vene che spezza le catene/Ner monno che se spegne è foco nella strada/Che ‘n giorno apre l’occhi e se trova tatuata/Non conosce serrature e orari de chisura/De ‘n museo a cielo aperto indomabile creatura”.