Era la fine del 2012 quando su Repubblica uscì un articolo a firma di Valerio Magrelli intitolato “cartelloni pubblicitari l’ultima follia”. Erano momenti difficili per la lotta sugli impianti pubblicitari, in una Roma a guida Alemanno col suo assessore, Davide Bordoni, che aveva permesso l’esplosione di cartellone selvaggio. Corremmo a leggere l’articolo che fu una delusione cocente. Lo scrittore aveva ricevuto da un gruppo di amici la segnalazione di una nuova tipologia di cartellone comparsa in viale Marconi e si domandava chi avesse sostenuto i costi per l’installazione. Per uno scrittore andare “fuori tema” dovrebbe essere grave ma glielo perdonammo. Avrebbe potuto fare una semplice ricerca su internet per scoprire il mondo, la drammatica battaglia che c’era dietro il fenomeno dei cartelloni.
Non lo fece e si limitò a scrivere cose senza senso (e ci domandiamo come il caporedattore e il titolista non l’abbiano avvertito che il suo articolo era incompleto, inesatto, disinformato).
A distanza di più di 4 anni ci ritroviamo a polemizzare con Valerio Magrelli per un altro articolo pubblicato su Repubblica lo scorso 12 gennaio con un titolo davvero inquietante: “Scooter revolution. Roma salvata dai motorini e da chi li guida“. Anche in questo caso, da modesti cronisti, senza volerci minimamente paragonare ad un poeta e uno scrittore della sua levatura, siamo costretti a mettergli un brutto voto. Il pezzo è godibile e ben scritto ma è di nuovo fuori tema, come fu nel 2012.
Affermare – come si fa nell’articolo – che gli scooter sono i “salvatori della patria“, che la città “deve la sua salvezza alla buona volontà di migliaia dei suoi abitanti disposti a correre rischi di ogni genere pur di evitare di ricorrere all’auto” vuol dire non aver capito nulla della mobilità nella capitale. Magrelli chiede parcheggi per i motorini nell’area di Termini dove sono state elevate 23mila contravvenzioni in sei mesi (troppe secondo lui?). E poi scrive che il “trasporto su due ruote è un bene prezioso, che rende possibile la nostra convivenza. Perché non favorirne la diffusione con piccoli interventi mirati“?
Ecco in questa frase – favorirne la diffusione – sta tutta la follia della visione di Magrelli. Anche in questo caso bastava informarsi per scoprire che Roma è la città in cui c’è il più alto tasso di ciclomotori per abitante del mondo occidentale. Ci superano solo le capitali mediorientali o indiane che non si possono definire un modello in tema di trasporti.
In Italia circolano 6milioni e 400mila mezzi a due ruote. Di questi, ben 524mila sono concentrati a Roma, ovvero più del 9% dell’intero parco nazionale. Poiché nella nostra città c’è anche il più alto tasso di automobili per abitante (614 ogni mille, dati 2015) il risultato è un affollamento di mezzi privati sulle strade senza pari, che si traduce nel più alto numero di incidenti in Europa¹.
Secondo uno studio dell’Aci, i “virtuosi” scooteristi romani hanno comportamenti molto irregolari: l’87,7% si incunea tra i veicoli nelle soste di marcia. L’82,7 fa ziz zag tra i veicoli in marcia. Il 78,3 oltrepassa la linea continua, mentre un terzo invade la corsia opposta per superare le auto in colonna. Una moto su due non aziona la freccia².
Ben il 55% dei conducenti di motociclo ha riportato almeno un incidente, e un terzo ha subìto due incidenti. Il 67% degli incidentati è rimasto ferito². Nel 2004 a Roma circolavano 366.761 ciclomotori, nel 2014 erano diventati 523.785¹. Davvero è necessario favorirne ulteriormente la diffusione?
Il dato più drammatico riguarda le vittime della strada dove la Capitale registra il record assoluto con il maggior numero di morti in sella alle due ruote. Roma è l’unica città europea dove il numero di morti cresce ogni anno (solo nel 2015 il 64% in più rispetto al 2014). Il dato nazionale è ancora più inquietante: l’Italia è al primo posto in Europa per vittime sulle due ruote, con una media di 1300 decessi l’anno³. Roma detiene il triste record, seguita da Napoli.
Forse Magrelli non sa che in tutto il mondo occidentale la tendenza è ridurre il trasporto su due ruote per favorire quello pubblico. Il costo elevatissimo non è solo in termini di vite umane ma anche sociale: il nostro sistema sanitario è quello col più alto numero di casi di incidentalità stradale da curare. I bilanci di Inps e Inail affondano a causa delle giornate di lavoro rimborsate alle aziende che hanno dipendenti scooteristi infortunati. Le polizze assicurative sono altissime in quanto le nostre compagnie pagano risarcimenti a tutto spiano.
Ogni ciclomotore provoca un inquinamento atmosferico superiore fino a 8 volte rispetto ad una automobile (soprattutto per i motori due tempi che fortunatamente sono sempre meno) e un inquinamento acustico in media del 30% più elevato.
Insomma l’affermazione che l’uso degli scooter a Roma vada favorito è non solo superficiale ma soprattutto scellerata. La città del futuro, quella ecologicamente sostenibile e vivibile, dovrebbe dimezzare il numero dei ciclomotori e delle auto. Favorire la costruzione di metropolitane per i trasporti di lungo raggio, di tram per il medio raggio e di biciclette condivise per i collegamenti dell’ultimo miglio.
Magrelli ci dispiace, ma a noi la sua visione di Roma non piace affatto.
¹Dati Aci parco veicolare. Fonte Comuni-italiani.it
²Dati Aci Roma. Fonte sicurmoto.it
³ Dati Fondazione Ania Sicurezza Stradale
Una risposta
Follia pura, e infatti unico Paese del mondo occidentale (come del resto per l’orrore delle cavallette cartellonare) dove si lasciano sfrecciare senza regole centinaia di migliaia all’interno del Centro storico senza bisogno di permesso ZTL. Servirono a ridurre il traffico auto negli anni ’60-70, oggi sono il cancro aggressivo, furbetto, prepotrente, rumoroso e puzzolente che umilia e devasta bellezza e vivibilità del nostro Patrimonio urbano, tra le poche fonti di reddito diretto ed indiretto della città. In tutto il resto del mondo civile Metro, tram ,bici…