Il distanziamento solo sui treni dei ricchi. Dei pendolari non interessa a nessuno

Atac riduce le corse sulla Roma-Lido e la gente si accalca. Ma gli intellettuali da spiaggia si indignano solo quando si toccano i Frecciarossa usati da manager e politici

 

Sono due le tremende ipocrisie di questa storia del distanziamento. La prima riguarda la reale utilità delle misure che ci dovrebbero costringere a stare ad un metro l’uno dall’altro, quando in ufficio, in palestra, in discoteca, al ristorante si sta tutti vicini come pulcini in gabbia. La seconda è relativa al fatto che le voci si sono alzate solo quando la misura ha interessato Frecciarossa e Italo, cioè i treni utilizzati per lo più da uomini d’affari, politici, manager.

Il fatto che, da mesi,  i pendolari dei treni regionali soffrano il caldo e il “potenziale” contagio in vetture strapiene non interessa a nessuno. Gli intellettuali, i pensatori, gli editorialisti che hanno accusato il governo di leggerezza per aver permesso a Trenitalia e Ntv di vendere tutti i posti a sedere disponibili, hanno taciuto quando la loro badante, il loro impiegato, la loro cameriera tutti i giorni sono stati costretti a salire sulla Roma-Lido che ha ridotto le corse senza motivo.

“Che si infettino pure, povera gente del popolo. L’importante è che noi ricchi quando saliamo in treno siamo tutelati”. Questo il retropensiero di chi ha gridato allo scandalo solo nel momento in cui è stato toccato il proprio orticello ferroviario. Miopi e idioti. Neanche utili idioti al servizio di qualcuno. Ma idioti e basta! Perché quegli stessi badanti, camerieri e impiegati entrano nelle loro case portando “il possibile contagio”. Perché sugli aerei la misura dei posti alternati non è adottata da molto tempo.

Ma soprattutto perché non si indignano con lo stesso furore quando Atac ha ridotto le corse del treno più affollato d’Italia, la Roma-Lido, sul quale ogni giorno si accalcano decine di migliaia di persone?

Giovedì e venerdì scorsi gli orari sono stati rimodulati in modo che partisse un treno ogni 25 minuti (!) e per i pendolari tornare a casa verso Ostia oppure venire al lavoro in centro è stata una vera odissea. Il Messaggero racconta che le corse delle 14 e delle 18 sono state improvvisamente soppresse e questa è ormai consuetudine su quei binari.

 

Non molto diversa la situazione a bordo dei bus che portano i passeggeri verso le cittadine del litorale, sui quali l’affollamento è assicurato. Eppure sulle prime pagine dei quotidiani si legge di una telefonata furiosa tra il ministro della Salute Speranza e la sua collega ai Trasporti, De Micheli che avrebbe autorizzato Trenitalia e Italo a vendere tutti i posti disponibili sui vagoni senza avvisarlo. Non conosciamo la risposta della De Micheli, ma avrebbe dovuto spiegare a Speranza che sono mesi che la gente si accalca su tutti i trasporti italiani e che non si può sollevare un caso solo quando sono i giornali a parlarne. La politica dovrebbe dettare l’agenda non farsela indicare da qualche quotidiano allarmista e terrorista.

Molto più logica e coraggiosa la decisione di Regione Lombardia e Regione Liguria che hanno confermato la possibilità di occupare il 100% dei posti a sedere, senza lasciarsi trascinare nel gorgo delle idiozie.

Resta l’atteggiamento classista di troppi intellettuali che guardano solo al loro mondo e vogliono mostrarsi inappuntabili sui treni, salvo avvicinarsi per spettegolare mentre prendono il sole sulla spiaggia di Capalbio o si fanno pulire un branzino in un ristorante del Circeo. Purché il cameriere abbia la mascherina, si intende!

 

 

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