Guardate gli orari indicati su questo cartello. Il Parco della Resistenza – un fazzoletto di terra compreso tra via Marmorata, viale Aventino e viale Manlio Gelsomini – dovrebbe essere aperto di giorno e chiuso di notte.
Per tutelare il giardino da sbandati e senzatetto, due anni fa il Campidoglio spese più di 300mila euro per una cancellata che circonda tutto il perimetro. Il primo anno diede buona prova, tanto è vero che il parco era pulito e ben tenuto e soprattutto fruibile dagli abitanti della zona. Poi gli addetti alla chiusura e alla riapertura dei cancelli sparirono all’improvviso.
Pare che il Municipio non disponesse più dei pochi spiccioli necessari a pagare il personale. E così il parco finì con l’essere sempre aperto. Bastarono pochi giorni perché ci si insediassero personaggi poco raccomandabili che lo hanno eletto a loro abitazione. Ubriaconi che lasciano i bisogni corporali ovunque con un olezzo poco gradevole.
In poche settimane il giardino è sprofondato nell’abbandono. L’area giochi centrale è stata danneggiata e ad uno degli scivoli è stato dato fuoco.
L’area è stata dichiarata pericolosa e sbarrata. Sta così da più di un anno e al momento non si vede luce in fondo al tunnel se non fosse per una battaglia lodevole che stanno conducendo i cittadini del quartiere. Ma prima di raccontarvi della lotta degli abitanti, vi mostriamo la situazione della zona giochi e del resto del Parco nelle fotografie che abbiamo scattato in queste ore.
Fuori dall’area giochi l’olezzo di urina è insopportabile. Diverse persone, infatti, dormono sui cartoni e rendono l’area una latrina.
Incontriamo Simona Minervini, presiedente di Ancilia, un’associazione che si è costituita per riprendere il controllo del Parco (qui la pagina Facebook). “Abbiamo raccolto più di 300 firme per stimolare le autorità a riaprire l’area giochi – spiega Simona – ma non è servito a niente. Così abbiamo deciso di costituirci in associazione, spendendo dei soldi e offrendoci di occuparci noi della chiusura e apertura dei cancelli. Ma per questioni di permessi non è stato possibile“. I cittadini non si sono dati per vinti e hanno pensato di rivolgersi all’Associazione dei Carabinieri in pensione che per soli 900 euro al mese avrebbe vigilato il parco di giorno e chiuso gli ingressi la notte. La spesa sarebbe stata coperta dagli abitanti della zona che si sarebbero autotassati. Ma anche questa soluzione è stata bocciata perché un parco pubblico, secondo l’attuale normativa, non può essere gestito da soggetti privati.
Insomma la buona volontà finora non è servita a nulla nonostante sia l’assessore all’ambiente municipale Vincenzoni sia la responsabile capitolina Estella Marino si fossero dimostrate molto disponibili all’ascolto.
IL PROGETTO DEL PARCO ACCESSIBILE A TUTTI. La combattiva associazione Ancilia ha individuato un’altra possibilità. Si tratta di un progetto davvero interessante perché del tutto innovativo per Roma. Grazie alla collaborazione con la Fish (Federazione Italiana Superamento Handicap) hanno trovato i fondi per riaprire il parco giochi e farne il primo nella capitale accessibile anche dai bambini disabili e ipovedenti.
Si chiama “giochiamo tutti” e prevede il ripristino della pista di pattinaggio, giochi pensati per bambini con difficoltà motorie, griglie per il parcheggio bici, fontanella, pannelli sensoriali. Insomma una piccola innovazione che sarebbe una grande rivoluzione per chi è meno fortunato. Ma anche per tutti gli altri bambini.
I fondi ci sono ma le solite difficoltà burocratiche non permettono lo sblocco del progetto. La volontà politica può fare la differenza. Lanciamo quindi un appello all’assessore Marino, alla Presidente del 1° Municipio Alfonsi e all’assessore municipale Vincenzoni perché non lascino soli queste mamme e questi papà. Perché non trascurino il degrado che sta divorando il Parco della Resistenza.
Basta un po’ di impegno e di buon senso!