Appassionati come siamo della festa della Befana di piazza Navona, le cui vicissitudini seguiamo fin dagli inizi della nostra avventura, non potevamo lasciare senza commenti l’ultimo post del presidente Coia, che sulla sua pagina facebook prova a dare qualche risposta alle polemiche scoppiate a seguito dei risultati dell’ultimo bando.

“La befana di Pinocchio” titola il presidente, accusando quelli che a suo dire seminano bugie sull’esito del bando. Il testo è a nostro avviso condivisibile fino a quando dimostra che il bando di quest’anno è più stringente nei confronti degli operatori tradizionali della festa rispetto a quelli predisposti dal Municipio I negli anni passati; d’altronde noi stessi abbiamo a più riprese trattato del pessimo lavoro fatto dal Municipio I riguardo la festa della Befana di piazza Navona.

 

Nella seconda parte del post invece il presidente Coia finisce, a nostro avviso, col fare egli stesso la figura del Pinocchio, nel caso dicesse il falso, o di colui che non ha capito nulla, nel caso fosse sincero. Ecco il testo:

 

La più grande bugia detta è che trasformare la fiera in festa risolverà tutti i problemi.

Non vi è alcuna certezza poiché organizzare la festa secondo le altre deliberazioni di Consiglio comunale (13/2000 o 138/1997) porterebbe ad un UNICO soggetto organizzatore che potrebbe organizzare la festa assegnando come meglio crede i posteggi ad i suoi associati.

In questo caso a vincere potrebbe essere la stessa famiglia tanto citata od un altro soggetto oggi più amico di Pinocchio che della Befana.

 

Il presidente sa bene che trasformare da ‘fiera’ in ‘festa’ la festa della Befana di piazza Navona comporterebbe la possibilità per tutti gli operatori commerciali di parteciparvi, non solo a quelli titolari di autorizzazione per il commercio su area pubblica (ossia i bancarellari). Tanto per fare un esempio, le eccellenze alimentari romane non sono titolari di tali autorizzazioni e quindi non hanno potuto partecipare al bando per la festa della Befana.

Se invece venisse eliminata la dicitura di ‘fiera’, finirebbe il monopolio dei bancarellari, con annessa preziosissima anzianità, e chiunque potrebbe partecipare alla festa. Chiaramente questo vorrebbe dire dare un colpo decisivo ad una delle rendite di posizione più redditizie della città di Roma, stante che i banchi della festa della Befana ai tempi d’oro smuovevano somme enormi. D’altro canto solo così si potrebbe aspirare ad avere un mercatino di Natale che quanto meno non sfiguri rispetto ai tanti più famosi in Italia ed in Europa.

 

Non si capisce poi il problema rappresentato da un unico soggetto organizzatore. Con la festa finalmente aperta a tutte le possibili realtà commerciali, sia della città che potenzialmente d’Italia e d’Europa, ci si potrebbe aspettare una sana concorrenza tra operatori unici, ossia coloro in grado di organizzare manifestazioni simili, che si tradurrebbe in offerte al rilancio per poter approfittare di un’occasione commerciale unica. In altri termini, anziché doversi accontentare delle asfittiche proposte dell’ambulantato romano, si potrebbero confrontare operatori di alto livello, italiani e non, disposti ad investire cifre importanti per un’iniziativa commerciale con potenzialità enormi. Ovviamente poi l’organizzatore che si aggiudicasse il bando coinvolgerebbe a sua volta gli operatori commerciali migliori, ossia quelli che possano assicurargli i livelli migliori di prestigio e ritorno economico.

Ciò si tradurrà anche in una montagna di soldi per il Comune che invece alle condizioni attuali rischia addirittura di andarci a rimettere.

Se ad un tale gioco al rilancio dovesse partecipare anche la solita nota famiglia, non ci sarebbe a quel punto niente di male, perché lo farebbe alle stesse condizioni di tutti gli altri operatori e non come oggi col doppio vantaggio di avere le uniche autorizzazioni previste dal bando (quelle ambulanti) e la maggiore anzianità.

Lo capisce il presidente Coia che il punto non è che abbiano vinto i soliti noti, ma che l’abbiano fatto in virtù del vantaggio straordinario che anche questa volta gli si è voluto concedere limitando la festa alle autorizzazioni ambulanti?

Come fa Coia a prendere topiche tanto macroscopiche quando scrive della materia di cui si occupa?

Noi non abbiamo cattivi pensieri nei suoi confronti ma a questo punto non possiamo che pensare che egli abbia dei limiti a comprendere certe questioni

 

Ricordiamo infine il problema dei costi del piano di sicurezza della festa della Befana a cui avevamo accennato nel nostro post precedente. Non sappiamo se il presidente Coia sia tra coloro che vorrebbero dare una mano ai poveri vincitori del bando (poverini, hanno solo vinto postazioni dal valore commerciale enorme per ben 9 anni!?!) pagando parte delle spese previste da tale piano.

Il bando a cui costoro hanno partecipato parla chiaro nel prevedere la necessità di un piano di sicurezza con tutte le spese a carico degli eventuali vincitori. Peraltro ci saranno stati anche degli operatori ambulanti che i conti se li sono fatti giusti e magari hanno deciso di non partecipare al bando temendo esborsi eccessivi.

Per un principio di equità ma soprattutto perché è ora di finirla con i soliti guadagni privati e spese pubbliche a Roma, diciamo chiaro che non assisteremo inermi a nessuna partecipazione del Comune alle spese per il piano di sicurezza della festa della Befana di piazza Navona.

Chiunque nell’amministrazione sia anche solo sfiorato dall’idea di mettere soldi pubblici in una manifestazione privata sappia che, stando alle dichiarazioni che si leggono in giro, ci sarà la fila per presentare un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale. E noi ci saremo in quella fila.

 


 

Sullo stesso tema vi invitiamo a leggere anche l’articolo odierno di Carteinregola

 

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