Marcello De Vito, esponente storico del M5S a Roma, primo candidato sindaco per il movimento nel 2013 nonché attuale presidente dell’Assemblea Capitolina, è uscito dal M5S.
Ne ha dato lui stesso notizia con un post sulla sua pagina facebook, adducendo come motivazione il suo non sentire più alcun senso di appartenenza al M5S.
Nel suo post De Vito fa l’elenco di quelle che chiama le “capriole ideologiche“, ossia i tanti casi in cui il M5S è passato da una posizione ferma al suo esatto opposto senza mai sentire la necessità di motivare la piroetta: l’alleanza col PD, fino all’ultimo esclusa categoricamente da tutto il M5S e poi realizzata col governo Conte2, lo smantellamento di due totem come il divieto di alleanze e il vincolo dei due mandati, il continuo stallo dell’organizzazione interna al movimento, le faide tra Conte e la Casaleggio Associati.
L’uscita dal M5S è stata già formalizzata, scrive De Vito, mentre quella dal gruppo consiliare avverrà a breve, circostanza questa che porta il M5S a non avere più la maggioranza in Assemblea Capitolina. Includendo anche la sindaca Raggi, sono infatti 24 i consiglieri M5S rimasti, compresi i 4 che sono spesso in dissenso dal gruppo e si astengono nelle votazioni. 24 consiglieri di maggioranza contro 25 delle opposizioni, per un totale di 49 consiglieri in totale.
Si complica quindi la situazione per la sindaca Raggi che faticherà non poco a far approvare i provvedimenti dall’Assemblea Capitolina.
Era da tempo comunque che il presidente De Vito manifestava posizioni in contrasto con quelle del suo gruppo, con gli ultimi due casi che hanno riguardato la richiesta di aprire le ZTL e il sostegno al rinnovo delle licenze per gli ambulanti. Riguardo quest’ultima, ricordiamo con molto disappunto la celebrazione che De Vito volle fare della definitiva esclusione degli ambulanti dall’applicazione della direttiva Bolkestein.
Tali posizioni, unite al riferimento ironico sull’essere ormai il M5S nel campo progressista (“buon campo progressista a tutti voi“) fanno pensare che De Vito potrebbe trovare velocemente una collocazione nel campo del centrodestra, avendo egli chiarito, sempre nell’ultimo post, che il suo impegno politico prosegue.
È una cosa buona che finalmente si faccia chiarezza sulla collocazione del presidente dell’Assemblea Capitolina, avendo egli mantenuto fin dal suo arresto, nel marzo 2019, una posizione ambigua.
A seguito di quell’arresto infatti una dichiarazione avventata del ministro Di Maio fece pensare ad un’immediata espulsione di De Vito dal M5S, cosa che però non è mai avvenuta. Così dichiarò a caldo il ministro Di Maio appena saputo dell’arresto di De Vito:
Quanto emerge in queste ore oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del MoVimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto. Non è una questione di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale è evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del MoVimento, è inaccettabile. De Vito non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi.
Ciò che ha sempre distinto il MoVimento dagli altri partiti è la reazione di fronte a casi del genere. De Vito potrà e dovrà infatti difendersi in ogni sede, nelle forme previste dalla legge, ma lo farà lontano dal MoVimento 5 Stelle“.