Il privato è brutto o bello a seconda della convenienza

Bruttissimo il privato che svolge parte del TPL, anche se gli si rinnova il contratto 5 volte, bellissimo il privato che guadagna sui monopattini perché Roma non ha un bike sharing

Nuovo marchettone di Virginia Raggi, sindaco di Roma capitale d’Italia, a favore di una ditta privata che legittimamente fa affari in città ma non risulta faccia regali a nessuno, tantomeno ai romani.

L’altro giorno infatti l’amministrazione capitolina ha allestito un vero e proprio palchetto nientepopodimeno che davanti a Fontana di Trevi per far presentare alla società Helbiz l’introduzione dei monopattini nel loro servizio di noleggio, affiancandoli alle bici elettriche già presenti.

Era già successo lo scorso anno in occasione del lancio da parte di Uber del servizio di noleggio di bici elettriche Jump, quando il sindaco Raggi e altri esponenti dell’amministrazione si erano prestati a partecipare attivamente all’evento. Già allora ci eravamo chiesti il perché di una così sfacciata sponsorizzazione ad un servizio tutto privato, mirato al puro legittimissimo profitto (lo diciamo senza alcuna accezione negativa) senza che sia riconosciuto alcun aspetto di favore nei confronti dei cittadini romani.

 

Questa volta la cosa è stata particolarmente imbarazzante in quanto la Raggi ha chiaramente svolto il ruolo di madrina dell’evento, facendo un intervento introduttivo e poi limitandosi a fare da sfondo agli interventi degli altri.

 

Ecco Virginia Raggi fare la brava statuina mentre interviene il rappresentante di Helbiz

 

 

Ed eccola applaudire da brava madrina mentre prende la parola il rappresentante di Telepass

 

Il sindaco di una capitale europea normalmente ha i minuti contati, tanti sono gli impegni e le urgenze a cui deve tener dietro ogni giorno, per cui ammesso che decida di partecipare alla presentazione di un servizio privato, cosa alquanto anomala, normalmente si palesa appena può, fa un breve intervento di circostanza e poi se ne va perché ci sarà qualcosa di sicuramente più urgente da seguire di persona.

Il sindaco Raggi invece si è preso tutto il tempo necessario alla passerella di Helbiz e se n’è andata solo quando tutti, ma proprio tutti, hanno fatto il loro intervento. Si direbbe che debba essere molto impegnata se può passare una mezzoretta a fare da statuina ad un evento tutto privato.

 

Se poi andiamo a vedere il tipo di servizio che Helbiz ha introdotto ci rendiamo conto che non si tratta proprio di un regalo alla città, bensì semplicemente dell’ennesimo servizio di noleggio alquanto caro e probabilmente non utilizzabile in maniera continuativa.

Le tariffe per il noleggio dei monopattini, in bella mostra anche sulle pagine web del Comune di Roma (si direbbe che l’amministrazione capitolina abbia offerto a Helbiz proprio un bel servizio completo) sono di €1 per lo sblocco iniziale e di 15 centesimi al minuto. Non proprio a buon mercato: vuol dire circa €3 per un quarto d’ora e €5,5 per la mezzora.

Un servizio che chiaramente è meglio avere piuttosto che no ma che difficilmente potrà essere utilizzato dai più quotidianamente. Questo per dire che ben venga l’iniziativa di Helbiz, ma sfugge davvero alla comprensione il perché essa debba essere stata sponsorizzata dal massimo livello istituzionale cittadino ed in maniera tanto servile.

 

Come facemmo al tempo dell’introduzione di Jump, anche in questo caso non possiamo non rilevare l’assurdità di un’amministrazione che sponsorizza così sfacciatamente i servizi privati quando è stata proprio lei a preparargli il terremo migliore per fare ottimi affari a Roma.

A differenza di tutte le grandi città europee infatti, a Roma non esiste alcun servizio di sharing sovvenzionato in qualche modo così da costituire una reale alternativa di movimento a disposizione di tutti i cittadini a costi molto contenuti e spesso del tutto gratuito per brevi spostamenti.

Il perché di questa anomalia è tutta responsabilità dell’amministrazione di Virginia Raggi che dal momento del suo insediamento avrebbe potuto applicare la riforma degli impianti pubblicitari, approvata in era Marino e votata dalla stessa Virginia Raggi, introducendo a Roma un sistema di bike sharing tradizionale simile a quello presente in tutte le grandi citta europee.

Apparentemente il motivo per cui quella riforma è ancor oggi inattuata risiede nell’avversione da parte di Virginia Raggi e del M5S in genere nei confronti dei privati, i quali avrebbero dovuto gestire il servizio di bike sharing a fronte della concessione di una parte consistente di impianti pubblicitari.

Si tratta della stessa avversione al privato che in maniera tanto forte manifestò il sindaco Raggi in occasione del referendum sulla messa a bando del servizio di trasporto pubblico. Ce lo ricordiamo con quanta acrimonia Virginia Raggi parlava del “privato” che gestiva una parte del TPL a Roma? Chi avesse cattiva memoria può rinfrescarsela con questo breve video.

 

 

En passant ricordiamo che a quel diavolo di privato di cui parla la Raggi nel video la sua amministrazione ha proceduto a fare ben cinque proroghe di contratto, non avendo in quattro anni saputo fare (o non avendo voluto?) un bando per mettere quella parte di servizio a gara.

 

Come può la stessa persona essere a volte tanto pregiudizialmente avversa all’iniziativa commerciale privata e altre volte mettersi a tappetino in iniziative puramente commerciali?

 

Due parole poi sul merito dell’introduzione dei monopattini a noleggio a Roma. Anzitutto va ricordata la schizzofrenia di un’amministrazione che sbandiera 150 chilometri di nuove ciclabili, ancora da realizzare e molti anche da finanziare, e allo stesso tempo vieta l’utilizzo delle biciclette, e quindi dei monopattini, in una galleria centrale, amplissima e per di più a pochi metri da dove si è tenuto il teatrino della presentazione di Helbiz.

Vige ancora infatti il divieto mostrato dalla foto che segue, la qual cosa fa apparire le tante parole spese da Raggi & Co. sulla mobilità sostenibile vuoti proclami slegati dalla realtà.

 

 

Da segnalare poi che i monopattini hanno creato diversi problemi in altre realtà; considerato il livello medio di illegalità presente a Roma non è difficile immaginarsi i monopattini scorrazzare senza regole un po’ ovunque e venir lasciati in ogni dove, tipo le bici di Jump che spesso sostano sui marciapiedi venendo ignorate dai vigili.

 

Una menzione infine per un altro dei partecipanti al teatrino dell’altro giorno, quell’assessore alla mobilità che sembra sempre un pesce fuor d’acqua (ma d’altronde essendo un neofita totale della materia …). Ad un certo punto del suo inutile intervento Calabrese dice: “… perché evidentemente stiamo innovando …”. Ed ha perfettamente ragione, peccato che l’innovazione non è certo l’introduzione di un servizio di sharing di monopattini, già presente da anni in molte altre città europee (a Parigi dal giugno 2018, a Milano da oltre un anno), bensì il fatto che a Roma tutti i servizi di sharing sono interamente pagati dagli utilizzatori a tariffe che pochi possono permettersi in maniera continuativa.

Hanno servito su un piatto d’argento la città di Roma e tutti i romani alle ditte private di mobilità e se ne vantano pure.

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