Come si potrà andare al mare in tempo di COVID19?
Superate le assurde ipotesi di installare divisori in plexiglass, l’INAIL ha comunicato le prescrizioni per gli stabilimenti balneari che in sostanza consistono nel mantenere una distanza di cinque metri tra gli ombrelloni. Un aggravio quindi per i titolari delle concessioni balneari che però dovrebbero aver ottenuto nel decreto “Rilancio” la conferma e l’operatività della proroga delle concessioni al 2033 (già prevista dalla legge di stabilità del 2018).
Ma il mare non è fatto solo di stabilimenti balneari, bensì ci sarebbero anche le spiagge libere che dovrebbero rimanere fruibili pur con le prescrizioni per evitare i rischi di contagio. Come ciò possa avvenire non è facile prevederlo e l’impressione è che l’amministrazione capitolina non sia particolarmente appassionata al tema.
Ha iniziato male a fine aprile l’assessore all’ambiente del Municipio X, Alessandro Ieva, che ha pensato di dichiarare al Corriere della Sera:
“Credo che se gli operatori economici hanno bisogno di lavorare, di ripartire pur con una serie di restrizioni, le spiagge libere al contrario non sono essenziali“.
La presidente del Municipio, Giuliana De Pillo, ha smentito le dichiarazioni del suo assessore, ma rimane il forte dubbio che la fruibilità delle spiagge libere non sia per loro una priorità.
Una tale impressione è confermata anche dalla petizione “Fase2: garantiamo il diritto di tutti al mare” lanciata ad inizio maggio da Radicali Italiani. Recita l’incipit della petizione:
“In questi giorni il governo, le regioni e le amministrazioni locali stanno affrontando, tra gli altri, il problema della gestione del demanio marittimo, e quindi delle spiagge, alla fine del lockdown e all’apertura della stagione estiva. L’epidemia ha colpito tutti sul piano sociale ed economico e il mare è una necessità. Per questo quest’estate per molti romani il mare sarà prevalentemente il mare di Ostia. Di qui, la necessità di garantire la fruibilità diffusa delle spiagge del litorale romano senza sperequazioni e privilegi.
Roma è la più grande capitale affacciata sul Mediterraneo. I romani però non se ne accorgono neanche, per il semplice fatto che dal lungomare di Ostia il mare nemmeno si vede. La spiaggia, che è patrimonio di tutti, e che da decenni ospita veri e propri resort costruiti in violazione delle concessioni e della normativa edilizia, resterà inaccessibile ai romani se i titolari di concessioni decidessero di non aprire o di alzare ancora di più i prezzi per recuperare i costi del necessario distanziamento sociale. Questo non deve accadere. D’altra parte è necessario rendere fruibili le poche spiagge libere e le spiagge libere attrezzate del litorale capitolino. Dobbiamo muoverci ora se non vogliamo essere costretti a friggere a Roma tra qualche settimana.”
Il timore che quest’anno sarà difficile poter andare al mare è confermato da un recente articolo degli amici di CarteInRegola dal titolo: “L’emergenza non può ridurre ancora le spiagge pubbliche a vantaggio delle spiagge a pagamento“.
Il pezzo si apre con queste parole:
“E’ imminente l’avvio della stagione balneare 2020. A causa dell’emergenza in corso e delle necessarie misure sanitarie e di sicurezza che dovranno essere prese per accedere alle spiagge, il dibattito pubblico sembra concentrarsi esclusivamente sulla necessità di prorogare le concessioni demaniali. Nell’attuale drammatica congiuntura economica e sociale facciamo alcune proposte e chiediamo alle Istituzioni competenti di adottare le misure e i provvedimenti necessari solo ed esclusivamente in via transitoria e per il periodo strettamente necessario. Il Coronavirus non deve diventare un alibi per una proroga di 15 anni alle concessioni demaniali marittime. E i diritti da tutelare sono anche quelli dei cittadini meno abbienti di accedere a un bene comune come le spiagge.”
E ancora:
“Tuttavia Carteinregola, insieme all’Associazione Mare Libero, considerando la finalità pubblica del demanio e il diritto dei cittadini di qualunque condizione economica di poter fruire di un bene pubblico, chiedono al Municipio X […] e alla Regione Lazio […], che la messa in sicurezza delle spiagge libere avvenga per mano degli enti locali e non dei concessionari delle zone demaniali. Anche i servizi e la vigilanza dovrebbero essere svolti dall’ente pubblico, eventualmente anche tramite l’affidamento del servizio ad Associazioni di volontariato locali o a cooperative (con bando pubblico). Le spiagge devono essere e rimanere fruibili, libere, gratuite ed accessibili a tutti, in particolare alle persone con disabilità e a coloro che questa emergenza ha messo in forte difficoltà economica.”
Segnaliamo infine un esempio virtuoso di come un Comune dovrebbe considerare le proprie spiagge. Questo è il comunicato che la scorsa settimana ha emanato il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci:
COVID-19: SINDACO PASCUCCI, ASSURDO PENSARE A RIAPRIRE STABILIMENTI E TENERE CHIUSE LE SPIAGGE LIBERE