Il sindaco batte un primo colpo sulla sicurezza stradale, ma ci vuole ben altro

Dopo due settimane di campagna del Corriere il sindaco gli scrive una lettera. Buone le intenzioni ma continua a non essere affrontato il buco nero della Polizia Locale di Roma

Sulla strage stradale in corso a Roma (in verità da decenni) il sindaco Gualtieri ha finalmente deciso di dire qualcosa di specifico.

Dopo due settimane di una battente campagna de Il Corriere della Sera per arrestare le stragi sulle strade, il sindaco ha inviato una lettera al giornale. Eccola:

 

Il tema della sicurezza degli automobilisti e dei pedoni è per noi centrale ed è oggetto di costante attenzione. Abbiamo già garantito un forte impulso ai lavori sul manto stradale, sia attraverso l’innovativa convenzione con Anas per la viabilità principale sia con i tanti interventi in corso nei vari municipi. Stiamo inoltre mettendo in campo un primo pacchetto di interventi specifici per la sicurezza stradale.

In queste ore abbiamo già iniziato ad incrementare i controlli sulle strade con autovelox, tutor ed etilometri. A febbraio, inoltre, partiranno i primi interventi strutturali sui cosiddetti black points , gli incroci considerati come i più pericolosi. Un altro aspetto fondamentale di queste misure sarà quello del maggiore coordinamento di tutte le azioni e le iniziative, che renderemo permanente con apposite strutture, anche per programmare gli interventi. Una più forte capacità di coordinamento deve esserci anche tra le diverse istituzioni e in particolare tra tutte le forze di polizia, compresa quella locale di Roma Capitale: è un tema che vogliamo promuovere in modo particolare e che sottoporrò al nuovo prefetto Frattasi.

Vogliamo poi incrementare specifiche campagne di comunicazione ed educazione mirate a sensibilizzare le persone, a partire dai più giovani, rispetto alle conseguenze drammatiche delle velocità troppo spesso eccessive come della guida in stato di ebbrezza o sotto effetto di stupefacenti. Lo dobbiamo anche alle famiglie delle vittime e a quella di Francesco Valdiserri, che sta affrontando con straordinaria dignità un dolore infinito come solo la morte insensata di un figlio può essere.

 

Ricordiamo che la campagna del Corriere è stata ispirata dall’ennesimo incidente mortale che ha visto coinvolto un ragazzo che camminava su un marciapiede della via Cristoforo Colombo. Il ragazzo, quel Francesco Valdiserri citato dal sindaco nella sua lettera, era figlio di due noti giornalisti del Corriere e questo deve aver finalmente convinto il quotidiano ad intraprendere una seria campagna per chiedere alle istituzioni di fermare le stragi sulle strade.

Triste che sia stato necessario un gravissimo lutto all’interno della redazione per far capire al Corriere la drammaticità di quello che da anni succede sulle strade romane, ma la speranza è che questa tragedia serva a prevenirne di nuove, perché è difficile per le istituzioni far finta di niente quando un primario organo di stampa insiste caparbiamente su un tema.

 

Chi ci segue sa che fin dalle nostre prime pubblicazioni abbiamo provato a sollevare i tutti i modi possibili il tema della sicurezza stradale a Roma (cominciammo con il coniare l’espressione “mattanza pedonale“), e nel nostro piccolo anche noi abbiamo provato a reagire all’ennesima tragedia sulle strade romane, ma certo è facile per il Comune ignorare un blogghino come il nostro, mentre molto più difficile farlo col Corriere che ogni giorno tratta il tema.

 

Bene dunque che il sindaco si sia deciso ad intervenire in risposta alle sollecitazioni del Corriere, ma leggendo la sua lettera non si può non rilevare un’assenza rilevante, qualcosa che non fa ben sperare in un’efficacia reale ed immediata delle azioni proposte.

 

Nella sua lettera Gualtieri parla degli interventi sul manto stradale, benché non si abbia notizia di manutenzioni stradali che finalmente tengano nel dovuto conto gli aspetti della sicurezza stradale; a quando ad esempio l’introduzione a Roma di attraversamenti pedonali rialzati o dei cuscini berlinesi?

Il sindaco parla poi di incrementare i controlli con autovelox ed etilometri, ma perché questi abbiano una reale efficacia più che incrementarli tali controlli andrebbero moltiplicati per cento o mille, con conseguente ingente investimento in autovelox fissi e altre apparecchiature (ci risulta, ad esempio, che gli unici etilometri a disposizione della Polizia Locale siano stati regalati da una ditta privata).

Nella lettera c’è poi l’accenno agli interventi previsti sui “black points“, ossia i 70 incroci considerati più pericolosi, ma come abbiamo scritto a suo tempo, per la scala e i tempi previsti per questi interventi non si potranno evitare altre centinaia di morti sulle strade romane.

Senz’altro interessante l’accenno alla volontà di coordinare (finalmente!) l’azione di tutte le forze di polizia in tema di sicurezza stradale, una cosa di buon senso che non si capisce come non sia già in atto.

Molto bene anche le campagne di comunicazione ed educazione nelle scuole, benché anche in questo caso stupisce che queste cose non siano già in corso da anni.

 

Cos’è dunque di fondamentale che manca nella lettera del sindaco?

Per i romani non è difficile capirlo: è il ruolo che in tutta questa storia dovrebbe giocare la Polizia Locale di Roma che invece continua a risultare praticamente assente dalle strade.

A Roma il compito di far rispettare il Codice della Strada spetterebbe in maniera prioritaria alla Polizia Locale, ma come sanno tutti i romani i vigili si limitano ad elevare sanzioni solo per la sosta vietata, peraltro in misura del tutto insufficiente, sporadica ed inefficace.

Questo è il motivo per cui a Roma si guida “a sensazione”, si va forte a volontà, si sorpassa senza regole, si lasciano auto e moto dove si vuole, si ignorano i pedoni anche a costo di ammazzarli, nessuno si pone mai il problema di evitare di bere per non mettere in pericolo sé stesso e gli altri, l’uso del cellulare alla guida è la norma, e tutto questo accade sì perché i romani sono indisciplinati, ma soprattutto perché hanno la pratica certezza di non rischiare nessuna sanzione.

 

Finché il sindaco non interverrà sul totale mancato rispetto del Codice della Strada, le strade di Roma rimarranno tra le più pericolose del mondo sviluppato e il modo più efficace per cambiare questo stato di cose è pretendere dalla Polizia Locale che il rispetto del Codice della Strada divenga la priorità numero uno.

Contrariamente a quello che si pensi, questa cosa è tutt’altro che impossibile da ottenere a Roma, giacché i vigili romani sono tutto furoché degli incapaci; semplicemente fanno quello che gli viene ordinato o, in assenza di ordini, quello che preferiscono fare. D’altronde ce li ricordiamo come sono stati efficaci nei controlli ai tempi delle chiusure COVID no? Oppure abbiamo presente come assistono in maniera impeccabile le riprese cinematografiche, vero?

 

Rispondendo però il corpo di Polizia Locale direttamente al sindaco, quello che occorre è una richiesta chiara da parte di quest’ultimo affinché il Codice della Strada divenga la priorità numero uno per la gran parte degli agenti. Noi siamo sicuri che la cosa funzionerebbe e quello che occorre è solo un po’ di coraggio da parte del sindaco a mettersi contro la gran parte dei romani che da un giorno all’altro si troverebbero a dover sottostare a norme che per decenni hanno ignorato.

In mancanza di un tale drastico intervento sulla Polizia Locale temiamo che tutto il resto non potrà che avere un’efficacia limitata nel ridurre la strage stradale a Roma ed ogni giorno che passa si rischia di allungare la drammatica striscia di sangue.

 

Fondamentale quindi che il sindaco si decida ad intervenire sul comandante generale della Polizia Locale di Roma, benché, considerati i pessimi risultati che l’attuale comandante Ugo Angeloni può vantare dopo quasi due anni di mandato, la cosa migliore sarebbe che Gualtieri procedesse direttamente con una sostituzione del comandante, dando le nuove priorità al sostituto.

I tempi per un avvicendamento sono ormai più che maturi e non avrebbe senso intraprendere una vera e propria rivoluzione con chi ha dimostrato di saper solo mantenere uno stantio status quo.

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