Da non credersi: “Sfregiato il murale di Kentridge sul Lungotevere.”
E chi l’avrebbe mai detto che l’opera dell’artista sudafricano, realizzata con la tecnica dello stencil sui muraglioni del Tevere, sarebbe stata imbrattata. In fondo stiamo parlando del tratto di banchina che va da Ponte Sisto a Ponte Mazzini, una vera e propria oasi di pace immersa nell’armonia dove la pulizia e il decoro regnano sovrani…maddai, siamo seri!
Se quel tratto di sponda è assurto agli onori della cronaca per gli omicidi e le violenze, ci sarà un perché, lo sanno tutti che il Tevere è abbandonato da decenni tra rifiuti e accampamenti abusivi. E tutti sanno anche che il fiume nella sua interezza è preda dei writers che lo deturpano in lungo e largo, imbrattando muraglioni e ponti storici. A questo proposito, non ci stupisce che l’ottima Camilla Mozzetti sul Messaggero parli di “situazione precipitata”: è la normalità, le banchine lungo il fiume, specie in quel tratto, sono preda dei graffitari non da oggi, da sempre! Stupisce che se accorgano solo ora. Ma c’è di più.
Si sono accorti solo dei graffiti sull’opera di Kentridge!
Apprendiamo che il sovrintendente Claudio Parisi Presicce si sarebbe recato personalmente sul posto “per censire il danno” alla superficie pittorica del murale di Kentridge (e solo quella!).
I tecnici del Dipartimento Attività Culturali hanno registrato tutte le scritte incriminate (naturalmente, solo quelle sull’opera di Kentridge).
L’assessore alla cultura e vice-sindaco Luca Bergamo ha parlato di “atti di stupidità”, predisponendo un sopralluogo: immaginiamo solo e soltanto sui danni inferti all’opera di Kentridge.
Sulla vicenda, è intervenuto anche il ministro dei beni culturali Franceschini:
“Ho visto che c’è stato un pesante danno all’opera, quello è semplice vandalismo, è davvero un atto triste. La street art è una cosa, il vandalismo è un’altra. Questo è un atto che danneggia la street art.”
Parole oltremodo condivisibili, ma sorprende che non accenni minimamente allo stato di Ponte Sisto.
Il rinascimentale Ponte Sisto che dista pochi metri dal murale di Kentridge, è sfregiato dai graffiti che ne compromettono l’integrità materiale e ne alterano l’aspetto estetico.
Lo stesso vale per tutta l’area sottostante: muraglioni ricoperti e deturpati da migliaia di scritte.
Non se la passano meglio Ponte Mazzini e gli antichissimi ponti dell’Isola Tiberina i cui pilastri recano due enormi scritte spray visibili a grande distanza (che invadono le foto dei turisti). Com’è possibile che esperti e funzionari delle varie soprintendenze, non si siano accorti di niente?
Sarà che sono talmente tanto abituati al degrado che non ci fanno più caso: vedete il palazzo affacciato sul Tevere, che si staglia imponente davanti alle banchine imbrattate?
Potete ammirare il Complesso Monumentale San Michele a Ripa, sede dei seguenti enti: direzione generale del MIBACT, della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Comune di Roma e dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro (!!!)
Lo rimarchiamo ancora: il palazzo dei Beni culturali è assediato dai graffiti, quegli stessi graffiti che hanno fatto gridare allo scandalo stampa e opinione pubblica, provocando l’indignazione del ministro Franceschini. Ma solo e soltanto quando prendono di mira l’opera di Kentridge. Il fatto che l’area antistante la Soprintendenza sia ricoperta dalle medesime scritte, non suscita la stessa indignazione, figuriamoci se potevano notare le scritte su Ponte Sisto, a pochi passi dal murale di Kentridge.
Sono anni che denunciamo il degrado in cui versano le banchine di Ponte Sisto. Abbiamo inviato decine di esposti che non hanno mai ricevuto risposta. Nemmeno dopo la nostra denuncia sul degrado delle location di 007, grande occasione persa di riqualificare il tratto di fiume compreso tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini.
Cosa fare, adesso? Oltre all’azione civica collettiva prevista per sabato 22 aprile, a cui parteciperanno esponenti dell’associazione Tevereterno, promotrice del murale di Kentridge, bisogna mettere in campo un INTERVENTO DI TIPO STRUTTURALE.
Ed è proprio quello che oggi chiediamo al ministro Franceschini al sottosegretario Borletti Buitoni, al sovrintendente Parisi Presicce, alla Soprintendenza ai Beni Paesaggistici, oltreché naturalmente agli stessi soggetti che non hanno finora mai risposto: comune, municipio centro storico, regione Lazio.
UN PROGRAMMA COORDINATO DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEL TRATTO URBANO DEL TEVERE, rafforzando la tutela dei ponti storici, avviando un’azione sistematica di monitoraggio e contrasto del vandalismo grafico, censendo le tags e redigendo un database che identifichi i writers.
Con l’ausilio degli uffici per il Tevere istituiti da comune e regione, mettiamo fine allo scempio dei muraglioni e dei ponti storici.