Dopo aver detto quello che pensiamo del nuovo servizio di (pseudo) bike sharing Jump, abbiamo fatto una prova sul campo per vedere come funzionano le bici rosse.
Eravamo in due al Ghetto, vicino via Arenula ed abbiamo visto due bici Jump parcheggiate. Le abbiamo sbloccate utilizzando l’apposita app e fin qui tutto facile ed intuitivo. Saliti in sella abbiamo cominciato a pedalare e la sensazione è stata molto piacevole: la pedalata assistita non richiede capacità o attenzioni particolari e rende l’esperienza di guida molto godibile, eliminando completamente qualsiasi sforzo per muoversi. La cosa è particolarmente apprezzabile quando si deve affrontare un qualsiasi dislivello con queste bici, riuscendo a farlo senza alcuna fatica.
Abbiamo pedalato per una decina di minuti, passando per corso Vittorio Emanuele e arrivando a piazza Navona. Qui abbiamo provato a bloccare le bici, per lasciarle, ma l’app ci ha informato che quella era zona “no parking” e che quindi se avessimo lasciato lì le bici ci sarebbe stata addebitata una penale di 25 euro. Guardando la mappa mostrata dall’app si vedono in effetti delle grandi zone bordate di nero dove non è possibile lasciare le bici, a meno di non voler pagare la penale.
Ci spostiamo allora in Corso Rinascimento, che veniva mostrata come zona di sosta consentita e proviamo di nuovo a bloccare le bici. L’operazione riesce con una mentre per l’altra l’app continua a dire di essere in zona “no parking”. Armeggiamo un po’, bloccando e sbloccando la bici e alla fine l’app dà il via libera.
Poco dopo ci giungono due messaggi da Jump con le indicazioni del percorso seguito ed il costo finale del noleggio: 3, 30 euro a testa. 6,60 euro in due per 13 minuti di noleggio, decisamente molto costoso come servizio, praticamente allo stesso livello di uno dei car sharing disponibili a Roma, solo che su un’auto ci si sta in due (fino a quattro) mentre noi abbiamo dovuto raddoppiare il costo per prendere anche la seconda bici.
Chiaramente c’è una bella differenza tra l’andare in bici per Roma (per di più con la pedalata assistita) e il farlo in auto, con l’aggravio di dovergli trovare un parcheggio, ma troviamo che il costo del noleggio di Jump sia davvero troppo alto per essere il servizio generalmente appetibile.
Ricapitolando, possiamo dire che gli aspetti positivi di Jump sono la facilità di sblocco ma soprattutto l’esperienza di guida, mentre quelli negativi sono una certa difficoltà nel trovare zone abilitate alla sosta in centro storico (per di più con l’app che mostra le zone inibite solo al momento della richiesta di blocco e non prima), una scarsa precisione del GPS ma soprattutto il costo troppo elevato del servizio.
Ribadiamo quindi tutte le considerazioni che abbiamo fatto nel pezzo con cui abbiamo presentato il servizio sottolineando il persistere della mancanza a Roma di un servizio di bike sharing come ce n’è in tutte le grandi citta europee.
Ricordiamo infine che questa mancanza è tutta ascrivibile all’attuale amministrazione che con l’assessore Cafarotti, e la necessaria complicità del Sindaco Raggi, ha deciso di boicottare la riforma degli impianti pubblicitari. È questo un provvedimento approvato ormai 5 anni fa, che se applicato fornirebbe in poche settimane la città di Roma di un servizio di bike sharing tradizionale pagato da un circuito di impianti pubblicitari.