La Befana, il gatto e la volpe: analisi spietata su piazza Navona e i 5stelle

coiameloni

 

A Roma, ormai da tempo, la festa della Befana è diventata terreno di scontri, pasticci, cavilli e ricorsi. Anche quest’anno il copione si è riproposto uguale a se stesso, forse anche peggio, a conferma che la storia si presenta prima come tragedia e poi come farsa.

Protagonisti – apparentemente antagonisti – sono Andrea Coia presidente della commissione capitolina Commercio e Adriano Gilbert Meloni assessore allo Sviluppo economico di Roma Capitale. I due si infervorano da oltre un anno su questa storica manifestazione/mercato che si svolge a Piazza Navona, con un impegno che meriterebbe miglior sorte neanche ne dipendessero le sorti dell’intera economia cittadina.

Da un lato Coia (la volpe), promotore del nuovo regolamento del commercio su aree pubbliche, approvato con stolida determinazione prima della scorsa estate, che lascia del tutto inalterata la situazione di bancarelle e ammennicoli vari sulle strade romane. Con l’indimenticabile teatro degli operatori che inscenarono una contestazione indecente non tanto perché colpiti dalla delibera (un trionfo del deprimente status quo) quanto per non aver addirittura stabilito la disapplicazione della direttiva Bolkestein, così come inopinatamente perseguita dai 5 Stelle a livello nazionale (e spesso seguiti dagli altri partiti…). Un personaggio furbo all’apparenza nel far coincidere l’interesse pubblico con gli interessi privatissimi di una ben conosciuta famiglia di operatori commerciali, che, grazie a una fitta rete di parentele e collegamenti informali, controlla gran parte delle postazioni su strada.

Dall’altro lato Meloni (il gatto), nulla di memorabile o almeno vagamente utile che si possa ricordare del suo operato finora, più impegnato come tester dei mezzi di collegamento Milano-Roma che a occuparsi delle attività produttive della città amministrata (i lettori perdoneranno l’eufemismo). Un personaggio sornione che c’è (o meglio dovrebbe esserci) ma non appare; assente dai tavoli di Calenda come se non si parlasse dello sviluppo di Roma, improduttivo se non per aver fatto approvare in Giunta un’importante delibera in seconda lettura… pronta da quasi un paio d’anni.

L’ultima comica ridicola si è consumata sul bando di Piazza Navona.

Il presidente di commissione furbescamente stabilisce nella nuova delibera di sottrarre al Municipio 1 la competenza sulla manifestazione della Befana, lasciando peraltro la sua qualificazione come fiera. Pensa così di “punire” un’amministrazione municipale non allineata e, mantenendo contestualmente la dizione “fiera”, mantiene altresì il forte valore dell’anzianità per la Befana di Piazza Navona, un criterio molto favorevole per chi ha ridotto l’appuntamento a una sagra strapaesana.

L’assessore, invece, sornionamente produce un bando che dovrebbe, a suo dire, rivoluzionare l’evento ma – guarda un po’ – lo riconsegna ai soliti noti. Riprendendo il vecchio schema del bando 2015 (con la diminuzione dei posteggi e l’obbligo di nuovi banchi approvati dalla Soprintendenza), ma introducendo criteri di qualità così labili e generici da riconfermare, in realtà, l’importanza dell’anzianità.

Le graduatorie pubblicate hanno restituito il senso della realtà e scoperto il cialtronesco dilettantismo (a pensar bene…) dell’attuale maggioranza capitolina: Tredicine e accoliti vincitori assoluti!

A quel punto, Meloni prima ha difeso il bando (errare è umano ma perseverare è diabolico), poi è sbottato in un colloquio con una giornalista, scaricando la responsabilità sul furbo presidente di commissione sornionamente soprannominato Codicine. Nel frattempo Coia, non si capisce bene a quale titolo, ha tenuto riunioni con le associazioni degli operatori vincitori, supportato dallo staff dell’assessore (ma lo staff non dovrebbe rispondere all’assessore o “gioca” una partita sua?). E sì perché gli assegnatari – non paghi di aver ottenuto per 9 anni (!!!) il mercatino più redditizio del periodo natalizio e aver pure evitato l’installazione dei nuovi banchi – hanno anche chiesto di non assumersi la spesa del piano sicurezza. Avranno forse dimenticato di leggere il bando dove si stabiliva che gli oneri economici erano a loro carico, con tanti saluti alla Corte dei Conti per danno erariale e al TAR per chi, non avendo partecipato per le spese eccessive, volesse eventualmente ricorrere contro la disapplicazione del bando di una gara già espletata. La commedia sul tema ancora non è terminata, ieri si scopre che Roma Capitale potrebbe accettare un piano stilato direttamente dagli operatori con costi nettamente inferiori: 170.000 euro contro i 450.000 (+ IVA) determinati da Zetema. Una persona, anche di modesta intelligenza, si potrebbe chiedere come sia possibile un abbattimento di oltre due terzi dei costi: o Zetema ha dato i numeri oppure sarà un piano rabberciato, il che preoccuperebbe parecchio in questo periodo di tensioni internazionali.

Diciamola tutta: in un’amministrazione seria l’assessore si sarebbe dimesso nel giro di poche ore e il presidente di commissione avrebbe lasciato il suo ruolo e sarebbe passato a occuparsi d’altro come semplice consigliere.

Al contrario, Meloni ha pubblicato un post su Facebook senza alcuna dignità con un “attaccamento alla poltrona” peggiore dei tanto vituperati vecchi politici; Coia ha fatto l’offeso e minacciato la solita gragnuola di querele.

In tutto ciò nemmeno quest’anno la Befana avrà (se l’avrà) un evento all’altezza della festività e della città nella quale si svolge. Di questo non finiremo di ringraziare Andrea Coia e Adriano Gilbert Meloni, testa o croce – decidete voi – di una stessa moneta, una moneta per di più falsa come quella da 3 euro, pervicacemente impegnati per ottenere tale “encomiabile” risultato…

La politica non si improvvisa, è una cosa seria, non è sufficiente essere onesti (o affermarsi tali), servono competenze, capacità e amore, amore per Roma. Tutte cose di cui questi personaggi sono del tutto sprovvisti.

Tant’è!

Ma noi non demorderemo, modesti cronisti, magari, ma testardi e appassionati di Roma.

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