Riprendiamo una notizia della settimana scorsa letta su Il Corriere della Sera: dopo 13 anni (!?!) la ditta proprietaria dell’impianto pubblicitario in via Tuscolana contro cui finirono due giovani col motorino, trovando la morte, è stata riconosciuta responsabile e il suo amministratore delegato condannato a due anni e sei mesi per omicidio colposo.
Di quell’incidente ce ne occupanno quando ancora Diarioromano non esisteva e noi operavamo, con un gruppo di amici, come Bastacartelloni. Questo il link all’articolo che pubblicammo il giorno successivo all’incidente.
Negli anni abbiamo seguito le vicende giudiziarie collegate a quell’incidente, perché per noi quella era la prova provata della pericolosità di un’infinità di impianti pubblicitari presenti a Roma.
E quando l’Assemblea Capitolina bocciò la delibera d’iniziativa popolare che avevamo promosso insieme ad oltre 10.000 cittadini per riformare il settore degli impianti pubblicitari, nell’esprimere il nostro sdegno utilizzammo proprio l’immagine dell’impianto assassino di via Tuscolana.
Della vicenda tornammo a parlare nel giugno 2019, allorché si seppe del rinvio a giudizio del dirigente dell’Ufficio Affissioni e Pubblicità del Comune di Roma del tempo.
Oggi, dopo la bellezza di tredici anni, si conclude il solo primo grado del giudizio con il riconoscimento della responsabilità della ditta proprietaria dell’impianto assassino, ditta a cui il Comune di Roma aveva intimato di rimuovere quell’impianto, perché giudicato pericoloso, e che non aveva provveduto. Il dirigente dell’Ufficio Affissioni è stato invece assolto perché aveva correttamento chiesto alla ditta di rimuovere l’impianto pericoloso e non poteva procedere con la rimozione forzosa in quanto privo delle risorse necessarie (è emerso infatti che l’ufficio aveva solo 800 euro per contrastare l’abusivismo monstre creatosi con la Cartellopoli romana).
Immaginiamo che ci sarà un secondo grado di giudizio e magari anche un passaggio in Cassazione, per cui serviranno altri anni per mettere la parola fine a quella triste vicenda.
Quello che però è chiaro, già da molti anni, è che i cartelloni pubblicitari a Roma sono ancora fuori controllo, causa di degrado cittadino generalizzato e molti pronti ancora a fare vittime perché pericolosi.
Dopo l’esplosione della cosiddetta “Cartellopoli“, merito di uno sconsiderato provvedimento introdotto dalla giunta Alemanno, nel 2014 il sindaco Marino, con il suo assessore Marta Leonori, promosse la riforma degli impianti pubblicitari il cui iter fu però interrotto dalla caduta di quella giunta.
Il PRIP (Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari), approvato dall’Assemblea Capitolina nel 2014, è stato poi sostanzialmente ignorato dall’amministrazione Raggi, che evidentemente si è prostrata alle richieste delle ditte pubblicitarie di lasciare lo status quo anziché fare gli interessi della città e procedere con l’attuazione della riforma.
Ma incredibilmente quella riforma viene ignorata anche dall’attuale amministrazione Gualtieri, che dopo oltre tre anni non ha fatto un singolo passo avanti per attuarla. Eppure quel testo è ancora assolutamente valido e prevede una riduzione nel numero di impianti pubblicitari, maggiori introiti per le casse comunali, un contrasto continuo ed efficace all’abusivismo e, infine, anche servizi accessori da finanziare con gli impianti pubblicitari, come ad esempio un servizio di bike sharing sovvenzionato (gratuito o quasi per gli utenti), come quello da anni presente a Parigi o a Milano.
Perché Gualtieri continui ad ignorare una riforma che farebbe solo il bene di Roma è cosa che sfugge alla comprensione, a meno di non dover prendere atto che anche lui ha deciso di sottostare ai desiderata di una certa lobby di ditte pubblicitarie, uno spettacolo a cui siamo purtroppo abituati ma che rimane di una tristezza e pochezza infinite.