Passato qualche giorno dalla notizia dell’introduzione di un bike sharing a flusso libero a Roma, per ora limitato ai Municipi I e II, ci saremmo aspettati che l’amministrazione prima o poi si sarebbe fatta viva, per approvare l’iniziativa, o per puntualizzarne alcuni aspetti, o anche per bloccarla, nel caso ad esempio si possano prevedere problemi di sicurezza o di decoro, trattandosi di 1200 biciclette libere di essere lasciate un po’ ovunque nel centro storico cittadino. Ricordiamo infatti al recente convegno tenutosi in Campidoglio proprio sul bike sharing, che la responsabile del servizio di bike sharing parigino disse che per il nuovo servizio previsto a partire da gennaio 2018 loro avevano deciso di escludere il bike sharing a flusso libero, perché temevano problemi di sicurezza causati dalle bici lasciate liberamente in giro e perché non erano disposti ad affrontare i costi relativi alla rimozione delle bici in sosta di intralcio.
Ci aspettavamo quindi un qualche segnale da parte dell’amministrazione, da parte di quelli che a parole si dicono tifosi sfegatati della mobilità ciclabile (salvo nei fatti affossarla più di quanto fatto dalle amministrazioni precedenti, vedasi storiaccia del bike manager che ancora aspetta una spiegazione). E invece niente, il nulla più totale, se si esclude il tweet che Enrico Stefàno ha mandato in risposta ad una nostra precisa richiesta:
Dal quale tweet veniamo a sapere che la ditta che ha deciso di introdurre il primo bike sharing a flusso libero a Roma, senza evidentemente concordare la cosa con l’amministrazione, l’ha fatto utilizzando una normativa pensata per degli autoveicoli. Benché la tipologia di mezzi sia molto differente, tanto per fare un esempio le autovetture hanno una targa e sono quindi sanzionabili mentre le biciclette no, la cosa potrebbe anche funzionare, ma è accettabile che l’amministrazione al governo della capitale d’Italia si metta in condizioni di subire i rischi di un esperimento deciso da altri senza prendere precauzione alcuna?
È mai possibile che l’assessore alla mobilità in carica non ritenga il caso di dire una parola che sia una su un servizio di bike sharing a flusso libero di cui solo un paio di settimane fa, sempre nell’ambito del convegno al Campidoglio, lo stesso assessore diceva che era in preparazione una normativa regolatoria?
Ci arriva l’assessore Meleo a capire che la ditta che ha introdotto questo bike sharing ha deciso di mettere l’amministrazione di fronte al fatto compiuto, non aspettando l’annunciato regolamento probabilmente per avere mano libera in quella che chiamano una sperimentazione?
È chiaro che questo corrisponde ad uno schiaffo in faccia a chi dovrebbe gestire la mobilità cittadina o la Meleo ha bisogno di un disegnino per capirlo?
Chiariamo che noi non siamo contrari a priori al bike sharing a flusso libero. Siamo però molto preoccupati da un’amministrazione che anziché gestire una tale possibilità, considerando i problemi che ha dimostrato in città ben più attrezzate e governate di Roma (tipo Singapore o Amsterdam) e vedendo come integrarla nel sistema tradizionale di bike sharing che la riforma dei cartelloni sta per fornire alla città, la subisce inerme senza neanche proferire parola.
Si rende conto la titolare della mobilità cittadina che subire certi fenomeni senza governarli espone la città a rischi anche gravi di sicurezza o di dover affrontare esborsi imprevisti per gestire delle emergenze. Non bisogna infatti essere dei geni per comprendere che se dopo Obike altri operatori decidono di entrare nel mercato romano con diverse altre migliaia di biciclette (e queste società più ne mettono e più possibilità hanno di guadagnare), l’affollamento di mezzi sulle strade diverrebbe in poco tempo eccessivo. Inoltre nel caso qualcuna di queste società dovesse avere problemi, come è capitato al colosso cinese Bluegogo’s, il Comune dovrebbe farsi carico di movimentare e smaltire un numero potenzialmente enorme di mezzi.
Noi siamo ormai convinti che l’assessore Meleo sia tecnicamente una “irresponsabile”, nel senso che non si rende conto delle enormi responsabilità che il suo ruolo comporta. Se infatti ne avesse una qualche cognizione, si degnerebbe di fornire qualche spiegazione quando le si segnala che anche a causa della sua inazione a Roma si continua a morire sulle strade con frequenza da zona di guerra; oppure quando da più parti e ripetutamente le si chiede conto di linee del trasporto pubblico locale deviate ogni giorno per la sosta selvaggia (tant’è che noi abbiamo cominciato a chiederlo al candidato premier del M5S se questa cosa è normale, benché anche da lì nessun segno di vita):
Se il Sindaco Raggi avesse veramente a cuore la mobilità cittadina non potrebbe tollerare oltre un assessore che ha dato prova di un mix terribile di pochezza, supponenza e mancato rispetto nei confronti dei cittadini. Ma evidentemente al Sindaco non occorre un vero assessore alla mobilità, bensì una yes-woman che si limiti scrivere testi sconclusionati ed a fare proclami che ormai neanche gli adepti più fedeli tollerano più.