La Raggi rimuove i cartelloni abusivi. Ma dopo 3 mesi sono di nuovo lì

C’è una storia senza lieto fine che vi abbiamo raccontato a settembre e che oggi si conferma una brutta vicenda. Riguarda ancora una volta i cartelloni pubblicitari e la nuova fiammata di abusivismo che sta invadendo la città.

Su uno spartitraffico in via Salaria, all’altezza di via Panama, la sindaca Raggi aveva fatto rimuovere a spese dei contribuenti alcuni cartelloni irregolari. Oggi, a distanza di soli tre mesi, nello stesso punto sono riapparsi due impianti probabilmente del tutto abusivi. I soldi che la Raggi ha investito per 77 rimozioni sono andati letteralmente buttati e i suoi post trionfali su Facebook si sono rivelati, come avevamo annunciato, fuffa e propaganda per stolti.

La denuncia dei nuovi impianti arriva dall’Osservatorio Sherwood, una associazione che lavora duramente per la tutela di Villa Ada e che monitora con attenzione anche i dintorni del parco. Le fotografie inviate dall’Osservatorio Sherwood sono impietose perché mostrano due cartelloni e il loro pubblicizzato apparsi in quello stesso lembo di marciapiede che la Sindaca si era vantata di aver ripulito.

Questo impianto che pubblicizza una scuola di ballo sembra appartenere ad una ditta, la Propaganda Srls, della quale abbiamo parlato poche settimane fa in occasione di un’altra denuncia, proveniente in quel caso dal gruppo Volontari Decoro XIII. Come quegli impianti, installati in zona Boccea-Giureconsulti, anche questo è privo di regolare targhetta identificativa prevista dall’attuale Regolamento. Riporta solo una targhetta che non è affatto completa e non permette dunque di accertare la regolarità o meno del cartello.

Poco più avanti, stesso spartitraffico “liberato” dalla Sindaca, ecco comparire un altro cartellone che pubblicizza un noto laboratorio di analisi

In questo caso la targhetta identificativa c’è. Tutto regolare direte voi? Niente affatto! La ditta alla quale fa capo il codice 0148 impresso sulla targhetta, la IAP Media, è stata radiata dall’albo delle imprese autorizzate ad operare. 

Ecco l’estratto della banca dati dal quale si evince che la società è stata cessata ex delibera 425/13

 

Insomma, in apparenza, entrambi questi cartelloni qui non ci possono stare e sono frutto solo della ripresa delle attività irregolari di alcune ditte che stanno approfittando del rinvio sine die della riforma dei cartelloni pubblicitari approvata nel lontano 2014 e congelata, senza motivo, dalla giunta Raggi.

Ecco perché mentre la Sindaca si vantava di aver rimosso 77 cartelloni noi non l’abbiamo lodata come fatto da alcuni decerebrati che plaudono sui social ad ogni cosa che viene scritta dall’ufficio comunicazione del Campidoglio.

 

 

Ed ecco perché a questo post propagandistico rispondeva Marta Leonori, ex assessore alle Attività Produttive di Roma Capitale, che tanto si è battuta per la riforma della cartellonistica pubblicitaria fino a farla approvare con l’appoggio delle associazioni cittadine. Leonori ha voluto ripubblicare le foto del presidio in Campidoglio con le magliette rosse di VAS e Bastacartelloni, i due comitati che hanno seguito fin dall’inizio l’iter della riforma. Quel provvedimento, che fu votato anche dai 5stelle, avrebbe eliminato alla radice il problema dell’abusivismo perché avrebbe affidato alle ditte concessionarie, vincitrici dei bandi, l’onere di monitorare il territorio. Le rimozioni, una volta accertata la natura abusiva dei cartelli da parte delle autorità, sarebbero state a spese dei concessionari e non della collettività.

 

Buttare migliaia di euro per rimuovere cartelloni che tornano poco dopo non ha senso. L’esempio di questo spartitraffico è solo uno dei tanti. Ecco perché da anni le associazioni cittadine chiedono di oscurare il cartellone con un adesivo incollato sulla plancia. In quel modo la ditta non riuscirà più a vendere lo spazio pubblicitario e quindi produrre incassi illeciti. Si tratta però di soluzioni tampone, in attesa della messa a regime dell’intera riforma. Manca un anno e mezzo alla fine della consiliatura, il tempo ci sarebbe. Manca solo la volontà politica.

 

 

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