Qualche giorno fa Le Figaro ha intervistato il filosofo Alain Finkielkraust (tradotta in italiano da Mauro Zanon per Il Foglio, di lunedì 6 aprile 2020), per raccogliere la sua opinione sull’attuale crisi d’identità che stiamo vivendo.
Tra i tanti spunti di riflessione che ha offerto il filosofo, uno ci ha colpito in particolare, riportandoci a quelle scene dei camion militari che trasportano salme verso i cimiteri. Immagini difficili da dimenticare.
Dice Finkielkraust: “La parola umanità deriva da humare, inumare, dare sepoltura… Senza riti funerari, non c’è umanità degna di questo nome. Una delle cose più terribili di questo momento spaventoso, è che i malati muoiono soli, che i loro cari non possono dire addio e che le cerimonie di lutto sono ridotte al minimo indispensabile”.
Se dunque tutti siamo chiamati a rispettare, per quel che possibile, i riti funebri per definirci umani, dobbiamo rimarcare un grande problema che il nostro paese sta vivendo e che molti media (esclusa qualche testata giornalistica) tendono a non vedere o a far passare in sordina.
Parliamo delle sepolture legate al rito della religione islamica, e dei tanti morti musulmani per coronavirus che si trovano a dover fronteggiare un’emergenza nell’emergenza.
In Italia vi sono circa un milione e mezzo di musulmani, che equivalgono al 2.34% della popolazione. Eppure, nonostante questa presenza considerevole, come ha recentemente sottolineato Yassine Lafram, attuale presidente dell’Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia), su 8 mila comuni solo 54 hanno predisposto delle aree cimiteriali per i cittadini di religione islamica.
L’islam, infatti, non prevede la sepoltura nei cimiteri cristiani, non contempla la tumulazione né la cremazione. I corpi dei defunti vanno inumati e questo comporta una disponibilità di terreno considerevole.
I luoghi legati alla sepoltura ricadono sotto la competenza comunale e sono disciplinati dai piani regolatori cimiteriali. Un problema dunque che i governi cittadini sono tenuti a non sottovalutare nel rispetto della libertà di religione garantita dalla nostra Costituzione.
Molte famiglie, difatti, non avendo a disposizione luoghi per ospitare i propri defunti sono costrette a emigrare la salma nei paesi d’origine; prassi, questa, che al momento è vietata dal blocco degli spostamenti aerei e marittimi.
Tuttavia, il vincolo attualmente in vigore per ottenere la sepoltura è quello della residenza del defunto che impedisce alla salma di essere ospitata in un comune diverso da quello in cui risiedeva.
Con i cimiteri tristemente pieni in questo momento, la situazione per i musulmani, alla ricerca di terreno per la sepoltura, è diventata ancora più difficile da sostenere. Una famiglia di Pisogne, nel bresciano, è stata costretta a convivere una settimana con la salma dentro casa in attesa di ottenere l’autorizzazione alla sepoltura.
A Roma la situazione non è diversa rispetto ad altre realtà, e da tempo si dibatte sull’ipotesi dell’apertura di un grande cimitero riservato solo agli islamici.
Il presidente dell’Associazione Dhuumcatu, Bachcu, che riunisce la comunità musulmana bengalese, da anni cerca di portare l’attenzione dell’istituzioni sul problema delle sepolture nella capitale, dove l’unico cimitero che garantisce uno spazio per gli islamici è quello di Prima Porta, prossimo alla saturazione.
Bachcu, in diverse interviste rilasciate, ha sottolineato come il problema non sia da sottovalutare in quanto, soprattutto a Roma, il numero dei musulmani è in continuo aumento. Parliamo ormai di cittadini italiani a tutti gli effetti, di seconda e terza generazione che non provengono da paesi stranieri.
La comunità è già riuscita a pianificare un progetto, affidato a un architetto e un geometra, il cui costo si aggirerebbe attorno ai 6-7 milioni di euro. Somma che include l’acquisto del terreno. Di fronte a questa cifra la comunità ha ribadito a più riprese che l’onere non ricadrebbe sulle casse pubbliche in quanto è stata avviata una raccolta fondi tra le famiglie aderenti.
Infatti, le famiglie non donerebbero a titolo gratuito i propri soldi ma investirebbero la cifra di un ipotetico funerale per comprare un posto nel futuro cimitero. Con una media di 3.500 euro a testa (somma che al momento consentirebbe la sepoltura nello spazio dedicato ai musulmani nel cimitero di Prima Porta) in pochi anni si arriverebbe a colmare la cifra richiesta dal progetto.
Il futuro cimitero dovrebbe così ospitare 50 mila sepolture garantite per chi ha investito i propri soldi e lasciare del terreno libero ai restanti islamici, che solo a Roma toccano le 100 mila unità.
Ancora non è stato chiarito se da un punto di vista urbanistico sia fattibile la realizzazione di questo progetto. L’Associazione ribadisce che sono disposti ad accettare qualsiasi luogo anche fuori dal raccordo e al momento l’amministrazione di Campoleone, tra Lanuvio e Aprilia, ha fatto sapere di essere disposta a ospitare il futuro cimitero.
La diffusione del Coronavirus sta rimodulando le nostre vite, sta cambiando le prospettive politiche e, come ha sottolineato Pietrangelo Buttafuoco, “molti nodi verranno al pettine”. Il rispetto della diversità e della libertà di religione sarà uno di questi nodi, uno dei tanti banchi di prova del governo attuale e futuro.
Finkielkraust, citando Kundera, ha rimarcato come al momento non siamo altro che uomini che avanzano nella nebbia, e forse in questo confinamento forzato, quando tutto finirà, ritroveremo il gusto di condividere la Terra.
2 risposte
Supportare un articolo, riportando in maniera errata un virgolettato, creando un falso, non è esattamente il miglior modo di iniziarlo.
Umanità (dal vocabolario on-line Treccani): (ant. umanitade) [dal lat. humanĭtas -atis, der. di humanus «umano»; nel sign. di «genere umano» ricalca il fr. humanité]
Riporto per intero il paragrafo: “La parola umanità deriva da humare, inumare, dare sepoltura”, scriveva Vico ne “La scienza nuova”. Questa etimologia, forse, è fantasiosa. Ma poco importa: dice la verità. Senza riti funerari, non c’è umanità degna di questo nome. Una delle cose più terribili di questo momento spaventoso, è che i malati muoiono soli, che i loro cari non possono dire loro addio e che le cerimonie di lutto sono ridotte al minimo indispensabile.
Caro Andrea,
la ringraziamo per la precisazione, non fa altro che arricchire il nostro contributo. Non era assolutamente nostra intenzione creare alcun tipo di “falso” o attribuire a Finkielkraust l’etimologia della parola, tant’è vero che abbiamo linkato l’articolo completo del “Foglio” per maggiore correttezza e abbreviandolo nel nostro articolo. Come lei ha ben sottolineato, non cambia la portata del senso che il filosofo voleva attribuire. Ogni commento per noi è importante!
Buona giornata dalla Redazione.