L’assessore (?!?) Meleo sul referendum ATAC

Il profilo facebook dell’assessore Meleo ha molto più seguito del nostro normale bacino di lettori, ma nonostante ciò non vogliamo mancare di dare ulteriore risonanza all’ultima delle sue fatiche: l’impedibile post sul referendum promosso dai Radicali (per la precisione da Radicali Roma e Radicali Italiani).

 

Aprire ai privati non è la soluzione per il trasporto pubblico di linea, non è quello che serve a Roma e ai cittadini. I Radicali fanno campagna elettorale sulle pelle dei romani e sui circa 11.700 dipendenti che lavorano in azienda.

Il referendum sponsorizzato da Magi non collima con il percorso che stiamo portando avanti per avere un’azienda pubblica e forte. Puntare alla liberalizzazione del servizio è un grave rischio e parlarne oggi rappresenterebbe solo la morte della municipalizzata. Lo sanno i Radicali e lo sa bene anche il Pd.

Con questo referendum non si sta proponendo una soluzione nell’immediato, con la messa a gara del servizio i Radicali non offrono una soluzione per l’oggi. I radicali quindi prendono in giro i romani. Quello che non dicono ai cittadini è che non è questa la via più veloce e giusta per poter riuscire a garantire l’efficienza del tpl romano.

La concorrenza per il mercato, ossia le gare per il TPL, ha generato diversi problemi. Pensiamo a quanto accaduto in Toscana o in Friuli in tema di ricorsi alle gare con costi aggiuntivi per la collettività, ma anche l’esperienza romana delle linee private che servono le periferie. L’aver affidato il servizio tramite gara non ha garantito maggiore efficienza.

I pericoli più evidenti di una liberalizzazione oggi? Prima di tutto il rischio di un servizio pubblico di serie A e uno di serie B, disomogeneità sul territorio, con un tpl differenziato a seconda della redditività delle tratte, e con il rischio di creare un vero e proprio monopolio a livello nazionale con costi elevati prima di tutto per i cittadini.

Il nuovo Cda di Atac è a lavoro, perché obiettivo rimane il risanamento dell’azienda. Vogliamo che il servizio funzioni e non sia più vittima di sprechi e inefficienze. Non è semplice come percorso, non lo è mai stato, sin dai primi giorni.

Noi non andiamo avanti per interesse politico o per portare avanti slogan sterili e inutili, ma per riuscire a rimettere in piedi un’impresa dove lavorano tante persone e che serve i cittadini, il cui risanamento non è mero gioco politico, ma reale necessità per il bene della collettività.

 

 

Il primo commento che ci viene in mente è che un’esponente ormai così di spicco di un movimento che fa della democrazia diretta uno dei suoi mantra, avrebbe dovuto anzitutto rallegrarsi che finalmente su una questione così critica come il trasporto pubblico a Roma si sarebbero potuti esprimere direttamente i cittadini, Peraltro ci avrebbe pure fatto una miglior figura, visto che ormai i cittadini si potranno esprimere in ogni caso e non certo grazie al M5S che non ha fatto nulla per agevolare la raccolta di firme dei Radicali (stesso commento si applica all’infelice post con cui il Presidente De Vito ha ripreso quello della Meleo, con l’aggravante che De Vito è un esponente storico del movimento nonché Presidente dell’Assemblea Capitolina, per cui ci si aspetterebbe un po’ meno tifo ed un po’ più di attenzione per i cittadini romani, soprattutto quando qualcuno gli dà la possibilità di esprimersi direttamente).

 

Sugli altri commenti ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, diremmo meglio il solo imbarazzo nel constatare che la mobilità romana continua ad essere nelle mani di chi oltre ad aver abbondantemente dimostrato di non avere competenze specifiche, ha chiare difficoltà ad esprimere concetti che abbiano un senso compiuto.

Cosa vorrebbe dire “referendum sponsorizzato da Magi”? I Radicali Italiani, di cui Riccardo Magi è segretario, hanno promosso il referendum ed organizzato la raccolta delle firme. Come si arriva a Magi che lo “sponsorizza”, a parte aspettarsi di sentirlo dall’ultimo degli avventori al bar dello sport?

Quale sarebbe poi il “…percorso che stiamo portando avanti per avere un’azienda pubblica e forte“, che non collimerebbe (“non collima”!?!) con il referendum? Sarà mica il percorso che è partito dalla cacciata di Rettinghieri, che stava ben facendo, per sostituirlo con Fantasia, che non ha fatto nulla, affiancato poi da Rota per poi dare ad entrambi il benservito sostituendoli con un trio che immaginiamo già che magie starà preparando? Finora questo percorso è duranto poco più di un anno; quanto altro tempo pensa l’assessore di riuscire a rifilare questa storiella prima che anche i più fervidi grillini si decideranno a prenderla a male parole?

Sul resto, a parte rimarcare la risibile assurdità del paventato “rischio di creare un vero e proprio monopolio a livello nazionale“, lasciamo ai lettori giudicare se chi si esprime in maniera tanto approssimativa abbia le capacità per gestire un comparto complicato e devastato da decenni di ruberie come la mobilità a Roma.

 

La cosa più assurda e sinceramente inaccettabile è che l’assessore non si degna neanche di fornire uno straccio di controproposta alla sollecitazione derivante dal referendum dei Radicali. Le uniche litanie che è in grado di ripetere sono: “Il nuovo Cda di Atac è a lavoro …”, “Vogliamo che il servizio funzioni …”, “… riuscire a rimettere in piedi un’impresa dove lavorano tante persone …”.

Sul come raggiungere quegli obiettivi, il solito vuoto pneumatico. Che un anno fa si poteva anche far passare come “stiamo lavorando pancia a terra, ci vorrà un po’ di tempo ma poi vedrete che i risultati verranno”. Mentre oggi sappiamo che dietro alle solite litanie c’è un nulla fatto di incapacità, improvvisazione e piccoli deliri di onnipotenza.

 

Che la Meleo continui ad esprimersi, lavorativamente e socialmente, nell’unico modo di cui è capace è cosa ormai assodata. Per cui non si può più addossare a lei l’enorme responsabilità del grande reparto trasportistico romano, includendo tutte le componenti, praticamente fermo al palo da oltre un anno, a parte i progetti che erano già stati avviati dalle precedenti amministrazioni.

Questa responsabilità ce l’ha ora in primis il Sindaco Raggi, a cui evidentemente, ed incredibilmente, l’assessore Meleo deve ancora star bene, nonostante il nulla prodotto e le innumerevoli topiche prese (l’ultima con i toni trionfalistici sui filobus smentiti anche dal collega Stefàno).

 

Da ultimo ci permettiamo un consiglio a quelli della Casaleggio: forse è meglio se ci buttiate anche voi un occhio a quello che scrivono sui social gli esponenti politici romani, soprattutto alcuni di essi. Hai visto mai che continuando così il M5S si giochi il governo nazionale per svarioni e strafalcioni di questo consigliere o quell’assessore romani?

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Una risposta

  1. Tre rapide osservazioni riguardo quanto scritto dalla nostra gentile assessora Meleo:
    1. La gestione del trasporto pubblico da parte di uno o più privati dovrebbe comunque essere garantita da un contratto di servizio, che escluderebbe la possibilità che vi siano aree di “serie A” o di “serie B”. La tipologia del servizio sarebbe sempre e comunque di competenza di un ente pubblico, ovvero il Comune di Roma o, meglio, Roma Capitale come si chiama ora. Peraltro dubito che chi non è in grado di gestire una municipalizzata come ATAC sia in grado di gestire dei contratti di servizio
    2. Quanto sopra vale anche e soprattutto per Roma TPL, che opera sotto contratto di servizio. E’ vero che Roma TPL non paga puntualmente i propri dipendenti, ma è anche vero che vanta crediti non riscossi. La notizia recente sentenza del Tribunale di Roma che obbliga ATAC a versare circa 42 milioni di Euro si trova su tutti i giornali. E, in ogni caso, Roma TPL ha un livello di efficienza migliore di ATAC
    3. Capisco la situazione emergenziale, ma se i privati sono il male assoluto, come mai a Roma TPL sono state affidate altre sei linee senza nessun bando di gara, giustificando il fatto con la necessità da parte di ATAC di impiegare le già scarse vetture a disposizione per il servizio navetta sostitutivo della metro A?
    Tutte cose che non tornano neanche un po’…

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