In molti ci chiedono cosa stia accadendo nel settore dei cartelloni pubblicitari, se la riforma varata dalla precedente giunta stia andando avanti o meno. In questo articolo cerchiamo di riassumere le ultime novità. Chi fosse interessato ad approfondire, troverà in fondo alla pagina i link al sito romano di Vas con il rimando al lavoro dell’architetto Bosi che segue da vicino l’evolversi della situazione.
LE IMPRESE TORNANO AD IMPUGNARE LA RIFORMA. La prima novità riguarda la decisione di molte ditte pubblicitarie romane di ricorrere al Consiglio di Stato contro l’intero impianto della riforma. In primo grado, il Tar con la sentenza del febbraio 2016, aveva rigettato le critiche dando un sostanziale via libera al nuovo Prip e al nuovo Regolamento. Anche le associazioni Vas, Bastacartell0ni e Cittadinanzattiva Lazio avevano partecipato a quel giudizio “ad opponendum” delle ditte e dunque a fianco del Campidoglio.
L’associazione Irpa, che riunisce diverse ditte, chiede l’annullamento della sentenza di primo grado e dunque di rimettere in discussione tutto il procedimento giunto ormai quasi alla conclusione (clicca qui per il testo completo del ricorso).
La scelta dell’Irpa rientra nella strategia adottata da molte ditte romane di impugnare sempre e comunque i provvedimenti comunali. Si tratta da una parte di un diritto legittimo, dall’altra del tentativo di rimandare il più possibile l’entrata a regime della riforma. Strategia che è stata in parte vincente, dato che l’assessore Meloni, durante l’estate decise di non proseguire nel lavoro in attesa di un pronunciamento del Tar che arrivò il 5 ottobre. Da allora l’assessorato è tornato ad occuparsi di cartelloni e c’è da augurarsi che non si spaventi nuovamente per questa impugnativa. Anche perchè non essendo stata richiesta alcuna sospensiva, è possibile che il Consiglio di Stato la esamini tra due o tre anni e la città non può attendere tempi così lunghi.
IL CAMPIDOGLIO VA AVANTI PIANO. Qualche giorno fa sul Messaggero è uscito un trafiletto dai contenuti piuttosto confusi. Nell’articolo si diceva che la Giunta aveva appena approvato il Piano Regolatore degli Impianti pubblicitari che riduce da 137 mila mq a 62 mila la superficie dei cartelloni a Roma e che sarebbe entrato in vigore tra due mesi.
Senza voler puntare il dito contro il giornalista che ha firmato il pezzo, le cose stanno in maniera del tutto diversa. Il Prip fu approvato nel luglio del 2014 durante l’amministrazione Marino e dunque la riduzione della superficie è la diretta conseguenza delle nuove regole. I due mesi di cui parla l’articolo si riferiscono ad una questione del tutto tecnica: l’iter si bloccò sia per la caduta di Marino, sia per le elezioni politiche. Il termine indicato nel Piano Regolatore per approvare i piani di localizzazione dopo il recepimento delle osservazioni dei cittadini, non fu rispettato per oggettiva mancanza di tempo. Per cui tale termine (60 giorni) decorrerà tra poche settimane (speriamo).
L’assessore Meloni ha espresso più volte, anche a diarioromano, la sua volontà di andare avanti con la riforma. Qualche ostacolo arriva dalla commissione Commercio, dove il presidente Coia e gli altri esponenti 5stelle hanno dubbi sul modello di finanziamento del bike sharing. C’è da augurarsi che tali perplessità vengano presto superate in modo da ridare slancio ad una riforma che è in congelatore da troppo tempo.
IL CONVEGNO DELL’IRPA. Venerdì mattina a Roma si è tenuto un convegno organizzato dall’associazione di imprese pubblicitarie Irpa, intitolato “Il punto sugli impianti pubblicitari: presente e futuro“. Ve ne parliamo perchè dall’incontro sono emersi due aspetti interessanti. Il primo, appunto, riguarda l’impugnativa davanti al Consiglio di Stato. Il secondo spiega meglio la strada che molte ditte vogliono intraprendere anche dopo il cambio di Sindaco. La contrapposizione nei confronti dei provvedimenti dell’ex assessore Leonori, rimane nei fatti tanto è vero che in sala vi erano molti giuristi.
Le ditte preferiscono non sedersi al tavolo a discutere con Adriano Meloni ma proseguire nella strada dei ricorsi, sebbene a volte siano destinati a perdere. Un solo esempio: durante il suo intervento, l’avvocato Luzza – uno dei legali dell’Irpa – ha fatto capire che i nuovi piani di localizzazione sarebbero a tutto vantaggio del circuito bike sharing. Secondo la sua tesi nel 1°, 2° e 15° Municipio al bike sharing sarebbero destinati 33 impianti e alle ditte operanti da anni a Roma (cosiddette “del riordino) solo 4 o 5 impianti ex Spqr. Detta così sembrerebbe una vera disparità. Ma a leggere bene i dati, le cose stanno diversamente: l’avvocato Luzza, infatti, ha preso come riferimento solo i cartelloni Spqr di formato 3×2, mentre se si contano tutti gli altri formati il numero reale degli Spqr è di 942 impianti nei tre Municipi e solo 68 quelli destinati al bike sharing.
Insomma i numeri come sempre possono essere interpretati ma occorre capire che se si procede su questa strada della contrapposizione tout court probabilmente si è destinati a perdere su tutta la linea. Inoltre, due magistrati (uno del Tar e uno del Consiglio di Stato) invitati al convegno hanno spiegato che l’unica strada che si può percorrere secondo le leggi è quella dei bandi di gara. E dunque tornare alla carica con le carte bollate sembra poco produttivo, sia per la città che per le stesse imprese.
Per un dettagliato verbale sul convegno di venerdì: “si è svolto il convegno che ha voluto fare il punto sugli impianti pubblicitari tra presente e futuro” dal sito romano di Vas
Per l’aspetto tecnico relativo al provvedimento di cui si parla nell’articolo del Messaggero: “Roma, impianti pubblicitari ridotti del 50%“, dal sito romano di Vas