E’ una storia affascinante e sconosciuta quella che vi raccontiamo oggi per la terza puntata della nostra inchiesta sul quartiere Ostiense. L’area di cui vi parliamo è nota ai romani come Ponte di Ferro. Tutti chiamano così il ponte arrugginito e stretto che sovrasta il Tevere anche se il suo vero nome è Ponte dell’Industria. E proprio l’industria è la protagonista di questa zona tra la fine dell’ottocento e i primi del novecento.
In quell’epoca d’oro qui sorgevano i Molini Biondi, le officine del Gas e poi la grande fabbrica del sapone e delle candele: la Mira Lanza. Un gigante per l’epoca, frutto della fusione tra due concorrenti agguerriti (la Mira e la Lanza) che furono costretti a sposarsi per via dello sbarco in Europa delle tedesca Henkel e americana Procter & Gamble. I prezzi del sapone calarono proprio grazie alla concorrenza e questo consentì a tutti di comprarlo e di lavarsi. L’igiene nelle case aumentò e gli italiani si liberarono da tante malattie.
È da questo quadrante, insomma, che derivano le nuove abitudini di pulizia personale che saranno una delle ragioni dell’allungamento dell’aspettativa di vita, insieme agli antibiotici. D’altronde a poca distanza c’è il mattatoio e gli scarti grassi delle carni sono l’ideale per costituire la base del sapone. Negli anni ’50, però, le tecnologie cambiano: i prodotti chimici sostituiscono i grassi animali come base del sapone e la Mira Lanza trasferisce la produzione a Latina e la direzione a Genova. Nel 1961 l’intero complesso viene ceduto al Comune di Roma che a sua volta lo consegna in parte all’Aeronautica.
I grandi capannoni diventano magazzini dell’Aeronautica Militare, tutto il resto va lentamente in rovina. Alcune palazzine vengono nel frattempo assegnate alla Croce Rossa che ancora oggi ha qui la sede del proprio autoparco. Ma l’intera area rimane alla ricerca del proprio destino e senza un obiettivo per le Caserme l’abbandono continuerà ad essere protagonista.
Guardate la foto qui sotto, tratta da Google Maps. Con la freccia rossa abbiamo indicato i capannoni delle ex Caserme e con quella blu, l’ex Mira Lanza. In mezzo c’era di tutto: alloggi per gli operai, uffici, infermeria, magazzini.
L’unico frammento fin qui rinato è il corpo della fabbrica che oggi è stato convertito nel magnifico teatro India, un esempio di recupero di archeologia industriale davvero notevole. Ma il resto non riesce a prendere quota.
La parte forse più pregiata e per questo difficile da gestire è proprio la struttura che ospita gli ex Magazzini dell’Aeronautica tra via Pacinotti e via Guido Costanzi. Si tratta di un edificio da quasi 97 mila metri cubi che si estende su un’area di 6.100 mq.
A dicembre 2012 il Campidoglio ha ceduto la proprietà alla Corte dei Conti la quale aveva intenzione di realizzarvi degli spazi per la propria attività. Ma neanche la Corte ha saputo cosa fare realmente della struttura che ormai cade a pezzi.
Alcuni cittadini del quartiere Marconi si sono costituiti in comitato e hanno cercato di indicare un futuro per le Caserme poiché – spiegano in un testo predisposto nel 2013 – la zona è carente di spazi comuni per la socialità, non ha sufficienti servizi socio-sanitari e necessita quindi di asili nido e poliambulatori.
Il progetto del Comitato di Quartiere Marconi è denominato “Caserma Papareschi, città nella caserma” e prevede spazi di co-working, un mercato biologico, botteghe artigianali e sale polivalenti, oltre ad una casa dello studente con miniappartamenti e servizi comuni.
Sulla carta si tratta di una ottima opportunità che si scontra, però, con una realtà fatta da un Comune di Roma privo di idee e di risorse finanziarie. Chi pagherebbe la realizzazione di tutto questo non è dato sapere. Inoltre non è detto che la Corte dei Conti sia disponibile a restituire al Campidoglio la proprietà.
Insomma la questione sembra in stallo così come il resto degli edifici della zona. Nella foto che segue ecco una delle palazzine destinate ad alloggio degli operai Mira Lanza, transennata perché fatiscente.
E in quest’altra foto, potete vedere l’ex infermeria, poi destinata a caserma militare. La parte ristrutturata è attualmente in uso alla Croce Rossa.
Il complesso è grande ed è posizionato in un luogo splendido. Qui c’era il grande Porto Fluviale che permise lo sviluppo dei commerci fin dall’epoca romana. E qui, si registrò uno degli episodi più sanguinosi delle rappresaglie naziste durante la seconda guerra mondiale. Il 7 aprile del 1944, un gruppo di donne diede l’assalto al forno Tesei che riforniva di pane le truppe tedesche. Le donne lamentavano che i loro figli fossero senza cibo mentre ai soldati germanici veniva garantito un pasto caldo quotidiano. Per punirle della tentata ribellione, dieci di loro vennero portate sul Ponte di Ferro e fucilate. La vicenda è raccontata nel libro di Cesare De Simone, Donne Senza Nome e viene ricordata da una lapide accanto al Ponte.
Insomma anche questa fetta di Ostiense necessita di quella ricucitura con il resto del tessuto urbano che potrebbe rendere il quartiere un modello, esattamente come avvenuto per il Neukolln di Berlino o l’University Quarter di Bruxelles, dai quali abbiamo preso le mosse nella prima puntata della nostra inchiesta.
Le precedenti puntate de l’Ostiense e la Sua Rinascita
Salviamo il Gazometro dalla Corrosione e l’Ostiense dal Degrado
Il futuro dell’Ostiense dipende dagli ex Mercati Generali chiusi 18 anni fa
Una risposta
Non so quante volte sono venuto a ritirare il materiale in via dei papareschi.