E’ dallo scorso autunno, quando impazzava lo scandalo della Panda rossa – ricordate, quel polverone alzato ad arte per chiedere le dimissioni del sindaco Marino colpevole di aver posteggiato la sua auto senza permesso nella ZTL del centro storico, accusa rivelatasi in parte falsa, ma che diede il “la” a una campagna denigratoria senza precedenti, mai registrata nei confronti di alcun sindaco, Alemanno compreso, una vera e propria “character assassination” favorita da ambienti politici e mediatici trasversali, dall’NCD a Forza Italia, ma soprattutto dal “fuoco amico” del PD romano, spalleggiato dalla stampa d’area – memorabili gli articoli al veleno di Repubblica – è dallo scorso autunno, dicevamo, che l’opinione pubblica di destra, insieme a una parte della sinistra con relativi gruppi d’interesse, vuole mandare a casa Marino. Sarà per questo che Marino si è reso irreperibile per 20 giorni, disperso fra Caraibi e gli USA….scherzi a parte, chiunque abbia un minimo di lucidità, rammenta che le critiche più dure al sindaco provennero (e provengono tutt’ora!) dalle strutture dirigenziali del PD, dall’apparato legato al vecchio PCI-PDS, come dalla neonata corrente che aderisce alla figura del premier Matteo Renzi.
Se i primi della lista, funzionari e dirigenti del PCI-PDS e dell’Ulivo, hanno governato per quasi vent’anni anni, con la “Pausa alemmaniana” del quinquennio 2008-2013, ed i risultati li lasciamo giudicare a voi, almeno in termini di decoro (graffiti, cartelloni, bancarelle, sosta selvaggia), la seconda cordata è di nuova costituzione: stiamo parlando dei “renziani romani”. Quello strano coacervo di popolari, ex –dalemiani e renziani della prima ora, riuniti sotto l’egida di un compromesso storico tra conservatori ed innovatori del PD romano che ha poco a che spartire con l’esperienza dei “rottamatori” a livello nazionale.
Ma si sa, Roma fa storia a sé……ed è per questo che a Roma i renziani criticano aspramente chi destabilizza lo status quo, piuttosto che “rottamare” chi quel certo sistema difende, alimenta e perpetua.
E qui è doverosa la premessa: chi scrive, è convinto che il sindaco Marino, pur con tutti gli errori e le incapacità del caso, abbia introdotto forti discontinuità nella gestione della cosa pubblica, spiegate bene su Roma fa schifo, che hanno portato alla sollevazione di ampi settori della politica e della macchina amministrativa comunale.
Chi è mai questo Marino per voler riformare il settore dell’outdoor advertising, gestito per anni da 400 ditte che distruggono il territorio provocando morti e feriti, per affidarlo a 5-10 aziende di livello mondiale scelte attraverso con un bando di gara pubblico e trasparente?
Chi è mai questo Marino per voler finalmente rimuovere i camion bar dall’area archeologica e, udite udite, censire in un database tutte le bancarelle regolari e invasive?
E chi è Marino per chiedere ai dipendenti comunali di firmare un contratto che lega il salario accessorio alla produttività?
Non è un caso che sia i vigili che i macchinisti dell’Atac hanno protestato bloccando la città, pur di opporsi alle nuove regole sul lavoro. E’ per questi motivi, uniti all’inefficienza dell’Ama che ha prodotto i cumuli di rifiuti nelle strade, che Marino è crollato nei sondaggi: per essersi opposto al corporativismo che sta portando Roma al fallimento.
Dagli esponenti del renzismo in salsa capitolina, ci saremmo aspettati ben altro appoggio o, come si usa dire in questi tempi, affiancamento, al sindaco Marino, se non altro per la chiara vocazione riformista di molti dei suoi provvedimenti.
E invece, all’alba dello scandalo Panda Rossa, si levarono le voci dei renziani: dimissioni! dimissioni!
Scongiurabili, secondo le ricostruzioni della stampa, con la nomina a vicesindaco di Mirko Coratti (aderente al correntone renziano) poi svanita, per fortuna. Il Coratti, come sappiamo, è finito agli arresti con l’accusa di associazione a delinquere. Sia lui, che Marroni, Pedetti e Ciarla (dati per vicini all’area “Noi Dem”), citati nelle intercettazioni di Mafia Capitale, sono grandi sponsor della defenestrazione di Marino. Altra coincidenza che fa riflettere. Sono questi gli esponenti genuini del renzismo capitolino?
Gli stessi che brigarono per far naufragare il PRIP?
Uno degli atti più rivoluzionari della giunta Marino, osteggiato e frenato da politici ritenuti vicini alla corrente “neorenziana”: situazione che denunciammo e portammo a conoscenza di Lorenza Bonaccorsi, deputata PD e renziana della prima ora, nonché presidente regionale del partito. Anche grazie anche alla sua buona parola, che il gruppo consiliare capitolino votò compatto il piano regolatore dell’assessore Marta Leonori. In questi giorni di polemiche infuocate, e dopo gli eventi di Mafia Capitale, è di grande attualità lo scontro nel PD romano e la “freddezza” del premier Renzi nei confronti di Marino.
Proprio in questi giorni, è uscita un’intervista della Bonaccorsi in cui la renziana chiede (di nuovo) le dimissioni del sindaco. A domanda sui futuri schieramenti in Campidoglio, Bonaccorsi risponde che bisogna “operare per accrescere un nuovo respiro ideale e culturale, superando personalismi e schieramenti. Ecco perché dico: meglio fermarsi subito, fare un passo indietro, gestire questa emergenza con i vertici dello Stato e del Governo e poi ripresentarsi al voto con uno schema allargato”.
Con quali contenuti? Quale programma?
E le riforme impostate da Marino su cartelloni – proseguimento dell’iter del PRIP – e bancarelle (mappatura delle postazioni regolari e modalità di riassegnazione dei titoli autorizzativi in scadenza nel 2017) che fine faranno? Saranno portate a compimento dal nuovo schema a trazione renziana, o affossate definitivamente?
E sul decoro in generale, cosa propongono Bonaccorsi, Giachetti, Panecaldo e tutti i renziani capitolini che avranno sicuramente una visione globale sul tema, non relegata alle buche stradali, alla pulizia della città e, massimo, ai lampioni spenti?
Auspichiamo un disegno articolato e di stampo europeo che includa nella categoria “degrado” le scritte sui muri e sui mezzi del trasporto pubblico, le bancarelle indecorose ma regolari, la cartellonistica selvaggia, le politiche di contrasto della sosta irregolare, e così via.
Per questo, a nome dei tanti cittadini e volontari impegnati nella lotta al degrado (spesso elettori del PD delusi dalla vaghezza sull’argomento), chiediamo ai renziani romani – a partire dall’on. Bonaccorsi – di spiegare al “popolo antidegrado” cosa intendono fare sui singoli aspetti del decoro.
E per aiutarli ad esporre, se lo vorranno, il loro piano alternativo sul decoro urbano, gli suggeriamo la “road map” da noi proposta al sindaco Marino per uscire dall’empasse del suo governo.
Un elenco di cose da fare subito (punti 1-4) e nel medio termine (punti 5-8):
1) SCRITTE VANDALICHE: mettere in sicurezza i depositi della metro per evitare che ogni treno venga devastato dalle tags. Organizzare quelle che Marino aveva definito “trappole per i graffitari” in modo da dare il segnale chiaro che l’impunità non c’è più. Creare un database delle tags che permetta di risalire facilmente agli autori delle varie “firme”.
2) SOSTA SELVAGGIA: dare un segnale forte sulla doppia fila e sulle auto parcheggiate in curva partendo dalle strade ove sono presenti le corsie preferenziali. Laddove c’è una preferenziale e alle fermate dei bus multare a ripetizione le macchine di intralcio per mostrare che il trasporto pubblico deve essere privilegiato.
3) AMBULANTATO (prima fase): applicare alla lettera le regole che il Comune stesso ha raccolto nel vademecum per le bancarelle. Multare severamente chiunque non rispetti le dimensioni massime del banco, parcheggi il furgone in doppia fila e appenda la merce all’ombrellone.
4) Controlli severi nelle METRO e sui BUS per l’evasione tariffaria e per i borseggi provocati da nomadi e minorenni vari.
5) CARTELLONI: la riforma è pronta e va solo messa in atto. Il Sindaco deve dare quell’impulso che manca per mettere a gara gli impianti entro ottobre e portare i servizi attesi dai cittadini (bike sharing e toilette) entro febbraio/marzo 2016. Sarebbe una svolta epocale.
6) AMBULANTATO (seconda fase): portare a termine la mappatura delle postazioni commerciali fuori mercato. Era stata promessa ed annunciata (qui e qui le dichiarazioni di Corsetti e Leonori) ma è scomparsa. Stabilire con chiarezza dove possono stare le bancarelle (per evitare nuovi casi comeTermini) in modo da pianificare una vera riforma del settore in vista della scadenza delle licenze del 2017.
7) DIFFERENZIATA: rivedere i sistemi di raccolta dei rifiuti nel centro storico e negli altri quartieri per perfezionarli dato che la sbandierata raccolta differenziata al 40% per ora è solo una chimera sulla carta.
8) ASFALTO: far applicare con severità le regole di ripristino dell’asfalto alle ditte che operano i lavori stradali. Anche questo era stato annunciato ma non realizzato. E’ una riforma pronta da mettere in pratica in pochi mesi.
Niente progetti astratti, ma un nucleo di azioni amministrative concrete e fattibili per cambiare volto alla città, migliorando la sua economia: cosa dicono in merito gli esponenti del PD che si ritengono vicini alle posizioni riformiste del premier Renzi? Tutti i cittadini e i volontari che si riconoscono nella rete dei blog e delle associazioni antidegrado, vorrebbero sapere cosa intendono fare i politici che si candidano a sostituire, od affiancare il sindaco Marino in questi mesi cruciali per il rilancio dell’immagine di Roma nel mondo.
3 risposte
Punti qualificanti , anzi da approfondire molto. Su un tema chiave : crederó alla gara per gli spazi pubblicitari quando la vedró finora su questo, come su immondizia, manutenzione stradale e molto altro abbiamo solo annunci . Su ambulantato e piccola illegalità invece la scelta giusta è un piano severo di tolleranza zero. Lo faccia il sindaco e valuteremo, sui numeri i rosultati. Sono prevenuto? Si la prova è che in questi anni su caditoie e tombini non si è fatto nulla.Zero. Non è la mafia che ottura la fogne.
Non basta la tolleranza zero. Per gli ambulanti, come sui cartelloni, serve un piano di riforma generale del settore, atto a migliorare le caratteristiche estetiche, le tipologie merceologiche e, soprattutto, ridurre il numero delle bancarelle presenti su suolo pubblico. Perché non spostarne quota parte nei mercati rionali che andranno riqualificati, oggi decadenti e semivuoti?
In effetti al di là delle indubbie discontinuità introdotte da Marino, su troppi temi siamo ancora al palo. Va bene che bisognava rifondare il sistema, ma come è possibile che la manutenzione del verde pubblico (anche di quelle piccole foreste che hanno ormai invaso una miriade di marciapiedi) sia ancora inesistente? E che dire di un’AMA che continua a mostrare le stesse inefficienze ed il pessimo servizio a cui ormai siamo avvezzi?
Non è che puoi scatenare l’inferno mettendo mano a vespai decennali e poi te ne vai in vacanza che tanto in qualche modo le cose si sistemano. Qui non basta un sindaco onesto, ce ne serve uno capace e Marino ha già dimostrato di non esserlo.