Le notizie sono ancora frammentarie e le accuse contestate non del tutto chiare. Per cui, nel rispetto del garantismo e della correttezza, occorre attendere qualche giorno prima di poter entrare nei dettagli. Quello che si profila, comunque, è un sistema di corruttela nel rilascio dei permessi per ambulanti che non sorprende chi segue le cose romane da anni.
Sulle nostre pagine, lo scorso 5 gennaio, davamo conto delle mille irregolarità emerse durante i controlli al mercatino di piazza Navona, delle multe comminate agli operatori soprattutto appartenenti alla famiglia Tredicine e dell’inchiesta del pubblico ministero Alberto Galanti sul racket delle licenze. A distanza di poche settimane, quel quadro si fa ancora più fosco. La Guardia di Finanza e la Polizia Locale hanno perquisito ieri le abitazioni di diversi funzionari comunali e imprenditori e hanno trovato denaro in contanti nascosto nella cappa di una cucina, nella sella di una cyclette, in un pianoforte e così via. Somme ingenti che nessuno terrebbe in casa se non fossero di provenienza illecita. La perquisizione è scattata anche negli uffici del dipartimento Attività Produttive dove sono stati inviati avvisi di garanzia al responsabile dell’Ufficio Rotazione dell’VIII° dipartimento, Alberto Bellucci e ad un impiegato dello stesso ufficio, Fabio Magozzi.
Indagati anche Mario Tredicine, presidente dell’Upvad Venditori al Dettaglio, Dino Tredicine della Federazione Italiana Venditori Ambulanti e il presidente della stessa federazione Vittorio Baglioni. In particolare Dino Tredicine è considerato dai magistrati “organico al sodalizio criminoso”, mentre Mario Tredicine avrebbe “curato in maniera intensa i rapporti con il responsabile dell’Ufficio Comunale ottenendo informazioni riservate e fondamentali” per accaparrarsi le postazioni migliori. Al di là del ritrovare il nome Tredicine anche in questa inchiesta così come nei controlli di piazza Navona di cui parlavamo poco fa, quello che vogliamo far notare è che questi signori erano tutti sotto Palazzo Chigi la notte dell’approvazione della manovra economica del governo che ha escluso la categoria degli ambulanti dalla direttiva Bolkestein. Baglioni, vari fratelli e cugini Tredicine, chiesero al premier Conte di farsi un selfie con loro per festeggiare il salvataggio delle licenze da parte del governo Lega-5stelle.
E gli stessi Tredicine si facevano fotografare con Di Maio durante le manifestazioni no Bolkestein in piazza della Repubblica a dimostrazione che i pentastellati erano dalla loro parte.
Sebbene il giudizio sull’operazione politica di escludere le bancarelle dalle gare pubbliche sia severissimo, oggi occorre riflettere sulle qualità morali di queste persone alle quali si è consegnato per sempre il mercato dei banchi su suolo pubblico, le fiere rionali, le feste natalizie. Perché escludere dalle gare gli ambulanti ha significato lasciare a pochi imprenditori l’oligopolio almeno per i prossimi 30 anni, tagliando fuori dal settore chiunque voglia provare ad inserire un’idea innovativa.
Se i 5stelle – come ripetono a cantilena – sono i paladini della legalità e del cambiamento come fanno a cristallizzare un mercato così importante e affidarlo a persone che sono indagate due volte su tre? Ecco perché il tweet che la Sindaca Raggi ha lanciato ieri dopo aver appreso dell’inchiesta è davvero poco onesto intellettualmente.
Quando scrive “chi ha sbagliato pagherà: sospensione per i dipendenti infedeli” afferma qualcosa di parziale. Perché se è vero che i funzionari comunali corrotti potranno essere rimossi dai loro incarichi, non è altrettanto vero che chi li ha corrotti potrà vedere revocata la propria licenza. Se si dovesse dimostrare che sono stati gli ambulanti a versare somme di denaro illecitamente ai dipendenti del comune per ottenere favori e luoghi di sosta, il loro business non verrà intaccato. Perché i loro permessi sono eterni, non avranno mai scadenza. E’ qualcosa che va contro ogni regola di buon senso e soprattutto non permetterà mai a Roma di avere strade decorose, senza mutande e pentole appese, e a giovani imprenditori di entrare in un mondo dal quale saranno tenuti fuori per sempre.