“Trovati i soldi per portare la metro C fino a piazza Venezia”; “Linea C ecco i soldi”, sono alcuni dei titoli di giornali e siti di informazione. Si tratta di titoli sbagliati e superficiali perché i soldi non sono mai stati il problema. L’ostacolo era tutto politico, fatto di mancanza di volontà, di paura e di pregiudizio ideologico.
In sostanza quello che doveva fare tre anni fa, la giunta Raggi lo ha fatto solo oggi, a fine 2019, in extremis. Ha chiesto e ottenuto dal Cipe il finanziamento per far proseguire lo scavo fino a piazza Venezia. Una scelta dettata dalla sollevazione popolare contro il folle tombamento delle talpe a pochi metri dal traguardo, contro il quale si è scatenata l’ira dei social, dei blog, dei comitati e di tutti coloro che hanno a cuore il futuro di Roma. Anche noi avevamo gridato alla vergogna prendendocela in primo luogo con Virginia Raggi e poi con l’assessora Meleo: in tre anni non hanno dato neanche uno sguardo al progetto della stazione sotto piazza Venezia. Di fatto avevano condannato la linea C a restare monca per moltissimi anni oltre a gettare al vento una grande somma di denaro.
Perché seppellire le talpe per sempre era non solo insensato ma anche poco onesto da parte di chi è stato eletto al grido di Honestà.
Occorre riconoscere a Pietro Calabrese, che più volte abbiamo criticato su queste pagine, una ritrovata onestà intellettuale e un impegno che sono stati alla base della svolta di questi giorni. Salviamo la Metro C scrive sulla propria pagina Facebook: “Va dato merito al nuovo Assessore alla Mobilità Pietro Calabrese, che ha dimostrato, carte alla mano, di poter far ripartire l’iter uscendo dal gorgo di ignavia e paura che aveva attanagliato questa Giunta sin dal giugno 2016. Allo stesso modo bisogna ringraziare il nuovo Ministro Paola De Micheli che, non appena insediatosi, ha compreso l’urgenza della questione“.
Insomma il combinato disposto tra il nuovo assessore e la De Micheli hanno portato ad un risultato che viene definito sulla stessa pagina “il minimo sindacale“, perché non c’è da esultare per una cosa scontata, c’è solo da smettere di piangere per il disastro che si stava profilando. Meglio di niente!
Ma non tutto è risolto. I problemi infatti sono di ordine temporale e sono la conseguenza degli anni perduti. Come ricorda il comitato MetroXRoma, una delibera Cipe una volta approvata va pubblicata in Gazzetta Ufficiale e questo richiede settimane, a volte mesi. Seconda questione riguarda la realizzazione della Stazione Venezia. Ci vorranno almeno 7 anni di lavori dall’avvio dei cantieri e i treni della linea C avranno una frequenza ottimale (ogni 4 minuti) solo dopo l’apertura di questo snodo. Insomma prima che la C diventi una metro degna di questo nome avremo i capelli bianchi. Ma se mai si comincia, mai si finisce.
Ecco perché i ritardi accumulati da questa amministrazione sono davvero imperdonabili.
Ultima questione riguarda lo snodo tra la linea A e la linea C a San Giovanni. Per adeguare gli impianti alle nuove normative antincendio occorrono almeno due anni di lavori. Questo significa che la linea A dovrà chiudere in orari serali per alcune settimane e forse per l’intero mese di agosto o nel 2020 o nel 2021. Prima di colmare il gap che ci separa dalle altre capitali europee in termini di trasporto su ferro ci vorranno molti lustri e i più anziani tra noi forse non vedranno mai una Roma con una metro veramente efficiente.
Una risposta
Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: la metro proseguirà verso piazza Venezia e manca poco più di un anno (o forse meno) alla fine di questa amministrazione.