Luci (poche) e ombre (molte) del nuovo regolamento OSP in preparazione

La bozza di regolamento predisposta dall'assessorato rischia di aumentare ulteriormente lo spazio esterno dei locali, mancando l'obiettivo di ridimensionare le OSP COVID

Dopo essere stata presentata pubblicamente lo scorso 15 novembre da sindaco e assessore al commercio, la bozza di nuovo regolamento sulle occupazioni di suolo pubblico (OSP) è stata condivisa con le associazioni di cittadini ed esercenti ed è ora possibile dare qualche giudizio sulle nuove misure previste.

Come abbiamo già documentato recentemente, il tema delle OSP a Roma, come in tutto il resto del territorio nazionale, continua ad essere fortemente influenzato dagli interventi dei vari governi nazionali collegati alla pandemia COVID. Nel 2020 infatti il governo Conte introdusse la cosiddetta “normativa emergenziale COVID” con la quale vennero allentati una serie di vincoli per le concessioni OSP per consentire alle attività di somministrazione (bar e ristoranti) di riprendere a lavorare sfruttando quanto più possibile gli spazi esterni, mantenendo il necessario distanziamento in quelli interni.

Se da una parte questa normativa emergenziale ha raggiunto lo scopo di far ripartire il lavoro dei locali, a Roma la sua molto grossolana (ad essere buoni) applicazione ha consentito un’occupazione selvaggia di strade e marciapiedi con la pratica impossibilità, considerate le migliaia di nuove o espanse OSP e la cronica carenza di personale nella Polizia Locale e negli uffici commercio (specialmente quello del Municipio I che ha subito la stragrande maggioranza di nuove occupazioni), di poter effettuare controlli efficaci. Su queste pagine titolammo fin da subito: “Virginia Raggi decreta il far west” e, come facilmente prevedibile per chi conosce le dinamiche romane, i fatti ci hanno dato purtroppo ragione.

La normativa emergenziale avrebbe dovuto essere limitata all’emergenza in corso, finita la quale si sarebbe dovuti tornare alla normalità, ma – anche questo abbondantemente previsto – chiaramente gli esercenti hanno spinto per mantenere l’uso “allargato” del suolo pubblico e la politica non ha saputo resistere alle loro richieste. Di proroga in proroga si era infatti arrivati alla scadenza del 31 dicembre 2023 per la normativa emergenziale (col COVID che fortunatamente è un lontano ricordo ormai da un paio d’anni), ma l’attuale maggioranza parlamentare ha deciso che si andrà avanti per un ulteriore anno, fino al 31 dicembre 2024.

La motivazione addotta dal promotore della proroga, il senatore De Priamo di Fratelli d’Italia, è stata che Roma non aveva ancora approvato un nuovo regolemento OSP, quindi bisognava dare più tempo all’amministrazione capitolina, consentendo nel contempo agli esercenti di continuare a beneficiare delle OSP espanse. Curioso notare come un senatore della Repubblica, già consigliere in Assemblea Capitolina, proponga una proroga nazionale per indirizzare un supposto problema specifico solo di Roma. Ma soprattutto, dove sta scritto che occorre necessariamente un nuovo regolamento OSP? Non sarebbe sufficiente far decadere la normativa emergenziale e tornare a quella ordinaria che non prevede limiti irragionevoli alle concessioni di suolo pubblico?

Sia come sia, benché ancora in attesa di essere definitivamente approvata dal Parlamento, la proroga proposta da De Priamo è ormai data per scontata, per cui tutte le amministrazione dovranno farci i conti.

C’è però un aspetto che sembra essere sfuggito ai più e consiste nel fatto che, a quanto a noi risulta, la proroga della normativa emergenziale riguarda la sola sospensione dei pareri obbligatori delle soprintendenze/sovrintendenze per la concessione delle OSP. Tutto il resto, ossia gli ampliamenti delle OSP esistenti oppure la possibilità di allestire i dehors al di fuori del fronte dell’esercizio, dovrebbe essere stato ormai superato, consentendo alle amministrazioni locali, nel caso lo vogliano, di cominciare a far rientrare i locali entro margini più ragionevoli.

 

Veniamo quindi al nuovo regolamento OSP, presentato da sindaco e assessore come il tentativo di far rientrare le OSP COVID entro margini di ragionevolezza.

Ebbene già questo obiettivo generale non sembra possa essere raggiunto dal nuovo regolamento. Una sua prima novità infatti è la previsione dello spazio esterno concedibile ad ogni locale, laddove il regolamento vigente non lo fa ma si limita a dettare le regole da seguire per individuare tale spazio. Probabilmente la novità della previsione dello spazio è stata ripresa dalla normativa emergenziale COVID che infatti ha previsto nuove OSP e ampliamenti sulla base della superficie interna di somministrazione. Purtroppo però i calcoli introdotti dal nuovo regolamento portano nella maggior parte dei casi ad ulteriori ampliamenti delle OSP COVID, anziché ad una loro riduzione!?!

Un tale risultato deriva dal combinato disposto delle percentuali di spazio esterno concedibile nelle varie zone in cui viene divisa la città (zona UNESCO da 1/2 a 1/3 dello spazio interno, a seconda della sottozona, 2/3 dello spazio interno nella Città Storica e 3/3 nel Suburbio, ossia tutto il resto della città) e da come viene definito lo spazio interno. Se infatti la normativa COVID considerava solo la superficie di somministrazione come spazio interno, il nuovo regolamento vi aggiunge i locali di lavorazione, le cucine e i servizi igienici.

Proviamo a dimostrare la nostra tesi con l’esempio pratico di un locale con le seguenti dimensioni:

Superficie interna

Cucina                                30 m2

Locale lavorazione             8 m2

Servizi igienici                  10 m2

Somministrazione           70 m2

                            Tot.    118 m2

 

OSP COVID area UNESCO –> 50% di somministrazione –> 50% di 70 m2  = 35 m2

 

OSP nuovo regolamento area UNESCO (CAM, T1, T2, T3) –> 1/3 superficie interna –> 1/3 di 118 m2 = 39,3 m2

 

OSP nuovo regolamento Città Storica –> 2/3 superficie interna –> 2/3 di 118 m2 = 78,6 m2

 

Una OSP COVID di 35 m2 aumenterebbe quindi di 5 m2 o addirittura più che raddoppierebbe con il nuovo regolamento!

 

Ovviamente le situazioni cambieranno da caso a caso, ma appare molto probabile che la normativa proposta porti ad un aumento generalizzato degli spazi esterni concessi, con tale probabilità che diviene pratica certezza nella Città Storica e nel Suburbio.

 

La scelta di prevedere un calcolo matematico per lo spazio esterno appare molto discutibile perché in realtà la necessità di applicare tutte le altre norme previste dal regolamento e dalle legislazioni sopraordinate (codice della strada in primis) comporterà nella stragrande maggioranza dei casi una riduzione dello spazio teoricamente concedibile. Perché allora prefigurare uno spazio teorico concedibile che gli esercenti cercheranno senz’altro di ottenere in toto, eventualmente ricorrendo a contenziosi con l’amministrazione?

In tema poi di estensione della superficie esterna, vi sono le norme del SIAN (Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione), emanate ed applicate dalle ASL, che prevedono delle limitazioni nel numero di coperti totali di un locale sulla base dell’ampiezza della cucina. Si tratta chiaramente di regole di buon senso, giacché un locale con una cucina minuscola non può servire centinaia di coperti mantenendo standard igienici ma anche qualitativi accettabili. Piuttosto che introdurre percentuali campate in aria, il nuovo regolamento ben farebbe a richiamare le normative SIAN per verificare che l’eventuale spazio esterno aggiuntivo sia gestibile con la cucina esistente.

 

Un altro punto contraddittorio del nuovo regolamento rispetto al dichiarato intento di ridurre le occupazioni stradali riguarda la nuova previsione di concedere spazi esterni anche alle strutture alberghiere, cosa mai ammessa prima.

Vi è poi l’introduzione dei “Progetti Unitari” che consentono agli esercenti un aumento della superficie ottenibile di un ulteriore 20%, anche questo in netto contrasto con l’intenzione di ridurre l’occupazione dello spazio pubblico.

 

Un aspetto del tutto assente nel proposto regolamento riguarda gli aspetti di vivibilità dei luoghi dove vengono concesse le OSP. Ragionando infatti con la logica di concedere il massimo possibile agli esercizi di somministrazione, comporta che nei luoghi dove insistono più locali si creino grandi assembramenti di persone che consumano in strada, con conseguente enorme rumore antropico spesso incompatibile con i limiti acustici previsti dalla relativa normativa. Si pensi ad esempio a luoghi come Campo de’ Fiori o i tanti spazi in Trastevere che pullulano di locali: senza qualche limitazione negli spazi esterni ci si ritroverà di nuovo con centinaia di avventori in strada che non potranno che rendere quei luoghi semplicemente invivibili.

Un modo per contenere tali fenomeni potrebbe essere la previsione di limiti orari delle OSP.

 

Un’altra cosa che manca nel nuovo regolamento è la previsione che i locali liberino lo spazio pubblico alla chiusura; in assenza di ciò strade e piazze diverranno dei magazzini a cielo aperto dei locali (cosa peraltro che accade in molti casi già oggi). Si pensi a luoghi come piazza Navona, dove tutti dovremmo poter ammirare la piazza completamente sgombra almeno durante la notte; ma lo stesso dicasi di qualsiasi altra strada cittadina che può essere utilizzata dai locali ma solo durante l’orario di apertura.

 

Uno dei pochi aspetti positivi del nuovo regolamento è la divisione che fa della città in tre macro zone: la zona UNESCO (con le sotto zone Centro Archeologico Monumentale e i tessuti T1, di origine medievale, T2, di espansione rinascimentale e moderna pre-unitaria, e T3, di ristrutturazione urbanistica otto-novecentesca), la Città Storica e il Suburbio; differenziando in ogni ambito le previsioni normative, vengono previsti limiti più restrittivi per le OSP nelle aree più centrali ed affollate, mentre si concede di più nella parte esterna della città. Il problema però è che nell’ambito della Città Storica vi sono già alcune aree con grosse concentrazioni di locali (si pensi ad alcune zone del rione Prati o di Città Giardino) dove è indispensabile ridimensionare i locali che si sono già espansi a dismisura negli spazi esterni.

 

Anche le norme sanzionatorie, ad una prima verifica, sembrano ben disegnate, seppur necessitino di qualche integrazione per ricomprendere tutte le possibili fattispecie di violazione. Si tratta però di una materia molto complicata, perché soggetta a normative sovraordinate (regionali e nazionali), e quindi sappiamo che c’è qualche esperto ancora al lavoro, dentro e fuori l’amministrazione, per valutarne appieno l’efficacia.

Purtroppo le procedure sanzionatorie previste dalla normativa vigente al momento hanno già dimostrato da anni di non essere efficaci affatto, tant’è che da molto tempo stime prudenziali parlano di un abusivismo in materia di OSP di almeno il 50% dei dehors (e questi numeri sono confermati ogni volta che la Polizia Locale effettua controlli sulle strade e piazze di Roma).

L’esplosione delle OSP COVID non ha fatto che peggiorare ulteriormente la situazione, rendendo praticamente impossibile riprendere il controllo del territorio.

Sperando che col nuovo regolamento si disegneranno regole più efficaci, sarà comunque necessario che l’amministrazione capitolina predisponga le risorse necessarie per effettuare i controlli e questo vuol dire sia rafforzare il corpo di Polizia Locale (da sempre sotto organico e pessimamente gestito), che gli uffici commercio dei municipi, in particolare quello del Municipio I che deve gestire la stragrande maggioranza delle OSP cittadine, i quali devono lavorare le sanzioni eventualmente elevate dai vigili.

 

Del tutto inaccettabili sono infine le norme transitorie che prevedono un periodo di 18 mesi (!?!) per l’adeguamento delle OSP COVID alla nuova normativa. Ma come, l’amministrazione capitolina grida allo scandalo per la proroga di un anno della normativa emergenziale decisa dal Parlamento e poi propone di mantenere le OSP emergenziali per un altro anno e mezzo?

 

L’iter del nuovo regolamento prevede una serie di passaggi in commissione commercio, dove ci si aspetta verranno proposti profondi cambiamenti (l’impressione è che la maggioranza in Campidoglio non abbia apprezzato troppo la proposta di regolamento redatta dall’assessorato), poi il parere dei municipi ed infine la votazione in Assemblea Capitolina.x

Considerata l’importanza di questa normativa, perché riguarda l’utilizzo privato di zone anche grandi di spazio pubblico, faremo del nostro meglio per continuare a seguirne gli sviluppi.

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2 risposte

  1. Per i ristoratori le leggi sono un menù. Scelgono quelle che gli piacciono. Cosa dire a del disturbo alla quiete pubblica, al divieto di vendita di alcolici ai minorenni ecc ecc ?

  2. Anche i ristoratori eleggono gli amministratori della loro città com’è normale. Ma gli amministratori non vengono eletti per una categoria di cittadini ma per l’interesse dell’intera comunità. Lo sanno gli eletti del Partito Democratico?

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Dopo Campo de’ Fiori, tocca a Trastevere (il 21/11 p.v.)

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