Malamovida: un’emergenza che le istituzioni continuano ad ignorare

Per chi non conosce la malamovida i fastidi collegati potranno sembrare minori, mentre chi la vive sta superando i limiti dell'esasperazione. Lo sbotto degli altrimenti miti abitanti del Celio

Sempre più persone a Roma stanno scoprendo cosa voglia dire il termine “malamovida”. Si tratta del fenomeno per cui gruppi numerosi di persone si aggregano nello stesso luogo fino a tarda notte, spesso eccedendo nel consumo di alcol, con conseguenti fastidi rumorosi per chi nel luogo vi abita. Spesso tali situazioni sono accompagnate da spaccio di stupefacenti, risse tra le persone, schiamazzi notturni, urinatoi a cielo aperto o nei portoni, sosta selvaggia.

 

Chi non ha mai provato i fastidi collegati alla malamovida può pensare che questi non siano problemi gravi, che si tratti di qualche privilegiato residente del centro che vorrebbe il silenzio più assoluto sotto le sue finestre. Immaginate però di trovarvi tutti i fine settimana, e a volte anche nei giorni infrasettimanali, con i problemi elencati sopra, non riuscendo a stare in casa propria senza essere soverchiati dal rumore antropico e dagli schiamazzi fino a notte inoltrata e di provare a chiamare la forza pubblica ricevendo come risposta, quando rispondono, che non ci sono pattuglie disponibili o che loro non possono farci nulla.

Inoltre il fenomeno si è ormai diffuso un po’ in tutte le zone di Roma, portando alla disperazione un numero sempre crescente di persone. Una volta infatti la malamovida interessava essenzialmente l’area di Campo de’ Fiori e Trastevere; poi si sono aggiunti San Lorenzo, Ponte Milvio, l’area di piazza Bologna, il Pigneto, Città Giardino ed un’infinità di luoghi, tutti quelli dove si sono concentrati i locali di somministrazione attirando avventori fino a tarda notte.

 

Per dare un’idea del livello di esasperazione che provano sempre più persone riportiamo di seguito un recente grido di denuncia urlato dalla altrimenti sempre moderata Associazione Progetto Celio.

 

L’INFERNO DELLE NOTTI AL CELIO
SE QUESTA E’ UNA CITTA’…..SE QUESTI SONO CITTADINI……..
ORA BASTA! Non possiamo più tollerare che veri e propri barbari (non giovani ma barbari) tutte le notti fino alle 5 di mattina, ebbri di alcol o peggio, facciano gozzoviglie, urlino, facciano tutti i loro bisogni nel tratto di via San Giovanni in Laterano che va da piazza del Colosseo a San Clemente, invadendo anche le strade storiche limitrofe considerate dei veri e propri gabinetti a cielo aperto.
ORA BASTA! Non possiamo più tollerare questa mancanza di rispetto per chi la notte riposa perché la mattina si alza per andare a lavorare e magari per mantenere questi cretini!
ORA BASTA! Non possiamo più tollerare che i monumenti vengano oltraggiati e che la memoria storica dei Luoghi del Celio sia offesa!
ORA BASTA! Non vogliamo più sentire scuse dai Vigili Urbani che dopo le 23 non rispondono, dalla PS che ha una volante fino a mezzanotte o giù di lì e che poi sparisce perché manca l’organico. Vogliamo una maggior presenza da parte dei Carabinieri perché il reato di disturbo della quiete pubblica è un reato penale (art.659 Codice Penale).
ORA BASTA! Vogliamo controlli che facciano rispettare gli orari di chiusura dei locali ed i limiti di vendita di alcol da asporto. Ma soprattutto debbono essere vietati gli abbeveraggi sulle strade e sulle piazze. Ci sono le regole ed occorre rispettarle.
ORA BASTA! Non vogliamo più vedere vendita sottobanco di birra e vino dopo l’orario consentito. L’esercizio commerciale che trasgredisce questa norma deve essere chiuso per i giorni previsti dalla norma e poi definitivamente.
ORA BASTA! E’ intollerabile che si chiuda sempre un occhio se non due! Ci sono regole, delibere, ordinanze? Che vengano rispettate e che vengano comminate sanzioni durissime secondo quanto la Legge prevede.
SE NON CAPITE CHE LA GENTE CHE ABITA IL CELIO VERSO VIA SAN GIOVANNI IN LATERANO STA IMPAZZENDO, NON SIETE DEGNI DI GOVERNARE QUESTA CITTA’!
STIAMO PARTENDO CON ESPOSTI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA!

 

 

Purtroppo le istituzioni a tutti i livelli sono solo interessate a che il commercio lavori sempre di più, senza considerare le gravi conseguenze che certe attività economiche hanno sulla vita delle persone.
La gravità del problema ha portato anche alla creazione di un Coordinamento Nazionale No Degrado e Malamovida ma non sembra che ciò sia riuscito a far fare alcun progresso.

 

Che la questione stia raggiungendo livelli non più tollerabili è dimostrato dal fatto che sempre più esercenti si stanno rendendo conto che così non si può andare avanti e che vada fatto qualcosa per riportare in certi luoghi un minimo di legalità a tutte le ore del giorno e della notte.
Già perché per reprimere le manifestazioni più gravi della malamovida basterebbe assicurare un numero congruo di controlli ed eventualmente di sanzioni nei luoghi in cui si manifestano gli assembramenti notturni. Rispetto degli orari di chiusura degli esercizi commerciali, rispetto del divieto di vendere alcolici fuori orario, a minorenni o a persone già alterate, rispetto del codice della strada, rispetto del divieto di schiamazzi notturni, ecc. Ovviamente tutto ciò richiederebbe l’impiego di un congruo numero di agenti delle forze dell’ordine, mentre a sera tarda o di notte gli organici in servizio sono limitatissimi.
 
Ma d’altronde se, poniamo, nell’area di Ponte Milvio si assembrano ogni sabato sera svariate migliaia di giovani, non sarebbe il caso di prevedere un proporzionale spiegamento di forze dell’ordine per controllare che in tali assembramenti non ci si dimentichino improvvisamente tutte le norme ed ognuno faccia come gli pare?
Non potrebbe poi un tale servizio d’ordine potenziato essere pagato dagli esercenti che con gli assembramenti monstre ci guadagnano (legittimamente)?
Infine, un’amministrazione minimamente responsabile lavorerebbe per scoraggiarli certi assembramenti, ad esempio disincentivando in qualche modo la concentrazione di locali di somministrazione in luoghi abitati e mettendo a disposizione aree più adatte ai ritrovi della movida, come gli ex mercati generali o l’ex mattatoio.

 

Il punto più preoccupante è che questo gravissimo problema per ora sta in carico solo a chi lo subisce, mentre tutte le istituzioni continuano ad ignorarlo. Finirà male, temiamo, finirà che qualcuno perderà la pazienza e qualcun altro si farà male. Nel frattempo chi volesse candidarsi al governo di Roma alle elezioni del prossimo anno è buona cosa che metta all’ordine del giorno, in posizione molto avanazata, anche il tema della malamovida. Diremmo anzi che la serietà di una/un candidata/o si vedrà anche da se e come considererà questo tema.

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2 risposte

  1. Tutto questo ha un nome e un cognome e una provenienza politica: Pierluigi Bersani e il PD, che con la “liberalizzazione” delle licenze consente di aprire più tipologie dello stesso locale nelle medesime zone, con buona pace del contingentamento di un tempo.

  2. Buongiorno,
    dire che la cosiddetta movida favorisca l’economia è sbagliato: la danneggia. Abitazioni in centri storici un tempo preziosi ora valgono il 30% in meno. L’economia degli ubriaconi scervellati (i giovani di valore sono altri) e di chi li riempie di alcool senza nemmeno emettere lo scontrino è paragonabile all’economia malavitosa: è un vantaggio per i malavitosi e un danno per l’economia sana. C’è un danno alla salute dei cittadini, un danno sociale, (siamo al punto che alcuni sono costretti a trasferirsi!), c’è un danno culturale. Quand’ero studente, ad esempio, piazzetta delle Vettovaglie, a Pisa, era un luogo caratteristico; oggi, da quel che leggo, è completamente snaturato e invivibile. Tutto questo è un gravissimo segno di degrado culturale, sociale e politico, una deriva che deve essere fermata. Poche chiacchiere sull’ascolto, sui controlli, sull’economia eccetera: questi locali devono chiudere alle 23, e chi sgarra deve pagare. Se i politici miopi e ipocriti non hanno, per ragioni elettorali, la volontà di agire, bisogna ricorrere alle azioni legali collettive, sia verso le amministrazioni sia verso gli esercenti. Inoltre, collegarsi bene alla rete di associazioni europea che cerca di affrontare il problema. Perché non è un problema solo italiano, il che è ancor più preoccupante. Non servono leggi nuove, basta far applicare quelle esistenti. Dopotutto, anche i residenti votano. E se gli amministratori non ascoltano, seguire la scala gerarchica rivolgendosi ai livelli superiori. Vincenzo

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