L’altra sera c’è stato un filo diretto a Radio Radicale con ospiti Alessandro Mustillo e Mario Adinolfi, due dei candidati sindaco per Roma alle prossime elezioni amministrative.
Una delle domande fatte agli ospiti ha riguardato i manifesti abusivi di entrambi, visibili per le strade di Roma.
Mustillo ha ammesso le affissioni abusive, affermando che esse sono state una scelta obbligata per la sua parte politica, che si trova esclusa da tutti gli organi d’informazione. Il candidato ha anche detto che ci sarebbe una normativa sulla par condicio che però non viene applicata, per cui non ritiene giusto che venga chiesto a lui il rispetto della legalità quando tanti altri ne fanno strame. Da sottolineare, e ricordare, l’impegno che ha preso Mustillo a rimuovere tutti i manifesti della sua parte politica (a campagna conclusa, immaginiamo).
Ma se Mustillo, candidato sindaco per il Partito Comunista (!?!), ha ripetuto una delle classiche scuse che i politici accampano per giustificare i loro manifesti abusivi, Mario Adinolfi ha voluto essere più originale.
Il candidato sindaco per il Popolo della Famiglia (doppio !?!) ha infatti prima detto che i manifesti elettorali sono una tradizione romana e che quindi la città verrà inesorabilmente travolta da milioni di manifesti (da rilevare che il suo faccione, al momento, è senza dubbio il principale contributore al perpetuarsi di questa brutta tradizione). Ma non contento di ciò l’Adinolfi ha detto che lui non fa materiale elettorale (non porta neanche la sua spilletta, ha voluto precisare) ma che certo non può sapere se qualche suo amico abbia deciso di preparare e far affiggere del “falso materiale elettorale”!?!
Si capisce l’originalità di questa nuova spiegazione per i manifesti abusivi? Questa volta non è come sempre abbiamo sentito, che il candidato fa fare i manifesti e ordina agli attacchini di metterli nei luoghi deputati e poi sono questi ultimi che, guarda un po’, sbagliano sempre ad affiggere. No no, nel caso di Adinolfi, stando a quanto detto dallo stesso candidato, lui non c’entra proprio niente con le migliaia di manifesti che vediamo affissi in ogni spazio possibile; al massimo sarà stato qualche suo amico a volergli fare un po’ di pubblicità “a sua insaputa”.
E quindi dopo l’ormai famosissimo appartamento “a sua insaputa” di Claudio Scajola, ora abbiamo anche i manifesti abusivi “a sua insaputa” di Mario Adinolfi.
Non c’è che dire, un’ottima presentazione per questo ennesimo sedicente candidato sindaco di Roma.
Non pensiamo ci sia altro da aggiungere se non ricordare la campagna #nonvotarechisporca che insieme a tanti altri blog e associazioni abbiamo promosso per questa campagna elettorale. E se Adinolfi vuole aderire fa sempre in tempo, ma prima provveda a trovare l’amico che ha impiastrato la città con la sua faccia e glieli faccia rimuovere tutti questi manifesti di guano.