Metro C: la tragedia delle talpe interrate a causa dell’inerzia grillina. Milioni e anni buttati

 

E’ difficile descrivere lo sconcerto che ha colpito gli esperti di trasporti e i blogger romani che da sempre seguono le vicende di metro e tram. Un finale così non se lo aspettava nessuno, neanche il più implacabile detrattore della giunta Raggi.

L’immobilismo e il menefreghismo che l’amministrazione ha mostrato per la Metro C, l’unica infrastruttura in costruzione nella capitale, è così grave che il prezzo verrà pagato per anni, anzi per generazioni. Forse noi che siamo nati tra gli anni 60 e gli anni 70 non vedremo la fine della metropolitana a causa dell’inerzia colpevole della Raggi, della Meleo e di tutto il gruppo dirigente 5Stelle in Campidoglio.

Le due talpe che dai Fori Imperiali erano dirette a piazza Venezia per poi proseguire in direzione Clodio sono state sepolte e abbandonate per sempre. I tunnel si fermeranno a 100 metri dalla piazza. Un colpo al cuore, soprattutto perché il motivo è incredibile: la stazione di piazza Venezia era stata progettata da Roma Metropolitane in due differenti fasi, una nel 2013 e una nel 2015. Il progetto aspettava solo l’approvazione della giunta. Ma non è mai stato neanche esaminato. E’ rimasto sul tavolo della Meleo e della Raggi senza fare il minimo passo avanti. E così finisce la speranza di dare a Roma, entro tempi ragionevoli, la terza linea di metropolitana, perché il troncone monco fino a San Giovanni serve davvero a poco senza il resto.

Il Comitato MetroXRoma, forse il più autorevole del settore, scrive: “Conoscete bene la pacatezza e la calma del nostro approccio, ma questa volta no. Questa volta vogliamo sbattere in faccia a Virginia Raggi e a Linda Meleo i danni enormi che hanno fatto a questa Città. Forse, vergognarsi dei milioni e milioni di euro letteralmente buttati nel cesso in questi anni farà finalmente rinsavire dal torpore la Giunta, nella speranza che cerchi di salvare il salvabile“. Ed elenca i drammatici stop di questa amministrazione.

1) stop alle talpe della linea C

2) project review della linea C mai iniziata (non si sa cioè dove arriverà se mai proseguirà)

3) il nodo di San Giovanni rimasto incompleto (il corridoio di collegamento tra la A e la C è chiuso e nessuno ha studiato come aprirlo)

4) la linea B non verrà prolungata a Casal Monastero

5) la linea D è stata completamente dimenticata

6) le scale mobili bloccate in tutta la città e le stazioni chiuse

7) nessun prolungamento di metro è stato neanche progettato, figurarsi se realizzato

 

A questo aggiungiamo la messa in liquidazione di Roma Metropolitane, la stazione appaltante e progettuale delle infrastrutture, al posto della quale non c’è e non ci sarà nulla.

 

Gli amici di Salviamo la Metro C hanno scritto un post accorato su Facebook, quasi disperato. “Non solo il tombamento delle talpe, non solo un ritardo di un anno e mezzo sui cantieri, non solo un aggravio di decine di milioni di euro, ma anche il sostanziale blocco di ogni progetto di mobilità in città.

Il tombamento della speranza di un futuro per Roma“.

Fanno anche notare l’ipocrisia con la quale Enrico Stefàno, da poco tornato alla guida della commissione mobilità, nega che sia la fine della metro C perché lo scavo potrà essere avviato dalla parte opposta. Ma è un nonsense. Perché complicare un’opera quando si poteva realizzarla semplicemente proseguendola. Per noi che stimiamo Stefàno è un duro colpo. La diplomazia politica non sana una ferita che ricadrà sulle spalle delle nuove generazioni.

Cosa sarebbe successo se all’epoca della costruzione della linea A si fosse verificata un’inerzia del genere? Se quella metro non trasportasse oggi quasi mezzo milione di persone al giorno, la città sarebbe al collasso.

La Raggi che in queste ore, invece di rassicurare i cittadini sul futuro dei trasporti, pubblica l’ennesimo post sulle macchinette mangiabottiglie di plastica sembra un’extraterrestre.

Il neo assessore ai Trasporti, Pietro Calabrese che assicura sulla prosecuzione dell’attività di Roma Metropolitane per la tratta fino a Colosseo parla senza cognizione perché la società in liquidazione non potrà seguire delle opere che necessitano di varianti (come la stazione Amba Aradam) e quindi significa fermare i lavori anche della parte in costruzione.

Insomma un disastro su tutta la linea, proprio mentre il cda di Ama se ne va in polemica con la Sindaca e la questione rifiuti rischia di trasformarsi in epidemia. Non si comprende come la Raggi possa dormire sonni tranquilli: se non si accorge che sta uccidendo la città è davvero insensata. Se lo capisce e non fa nulla per cambiare è colpevole e imperdonabile.

 

 

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5 risposte

  1. Se penso a come era Roma dieci-dodici anni fa e a quello che dicevano i romani di Veltroni mi viene da piangere. I milanesi ci invidiavano. Ora mi vergogno della mia città.

  2. Quante stronzate, e solo per favorire la pappatoia di Roma Metropolitane e la banda di Caltagirone.

    Siete la vergogna di Roma, cialtroni.

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