Riprendiamo un interessante post di Corrado Formigli che, partendo da questa foto, spiega perché Italia e Germania hanno affrontato il Coronavirus in modo differente. E dove abbiamo sbagliato.
di Corrado Formigli
Questa fotografia è stata scattata alle ore 15 di oggi (ieri ndr), sabato 18 aprile 2020, sulle sponde dell’Isar, nel cuore di Monaco di Baviera. È un’immagine che si presta a una serie di osservazioni. Innanzitutto notiamo che non ci sono anziani, i più fragili e vulnerabili. Le persone si raggruppano per nuclei familiari, per il resto si distanziano quel che serve. In sintesi, i cittadini si regolano sulla base del proprio senso di responsabilità, senza autocertificazioni cartacee. La presenza della polizia è molto discreta. Com’è possibile? È noto che la Germania ha saputo gestire il contagio piuttosto bene. I contagiati ufficiali oggi sono oltre 142 mila, i morti complessivi circa 4300. L’età media dei malati è molto più bassa che in Italia, secondo gli esperti per via della peculiarità della società tedesca dove i ragazzi vanno a vivere da soli presto e frequentano poco gli anziani (e dove il contatto fisico è molto meno accentuato che da noi). Inoltre, l’alto numero di tamponi eseguiti tempestivamente ha permesso di mappare rapidamente il territorio e isolare i contagiati con più efficacia. Per fare tanti tamponi, la Germania si è avvantaggiata di un piano pandemico ben organizzato e di ottime scorte di reagenti chimici, quegli stessi reagenti di cui l’Italia si trova drammaticamente a corto. Stesso discorso vale per i Dpi, i dispositivi di protezione, distribuiti efficacemente al personale sanitario, e per i respiratori, abbondanti in Germania dove ci sono alcuni dei più importanti produttori al mondo di ventilatori polmonari. A tutto questo aggiungiamo che la Germania aveva prima del contagio cinque volte i posti di terapia intensiva dell’Italia (con una volta e mezzo degli abitanti), numero ulteriormente aumentato durante l’epidemia. Insomma, i tedeschi non si sono mai lontanamente trovati con le terapie intensive esaurite come purtroppo è accaduto in Lombardia. Le aziende tedesche non sono mai state chiuse e i parchi sono sempre stati tenuti a disposizione dei cittadini pur nel rispetto delle regole di distanziamento.
Ora, senza ombra di polemica, prima di sputare sui tedeschi additandoli come i “nipotini di Hitler” (come ha fatto uno sciagurato senatore della Repubblica che neppure è degno di essere nominato) e attribuire l’esplosione del contagio e il numero dei morti in Lombardia alla “sfiga” magari studiamo un po’ meglio chi è stato più bravo di noi. Perché l’Italia sarà anche stata sfortunata. Ma la mancanza di Dpi, la scarsità di terapie intensive, la mancanza di scorte di reagenti chimici, il poco personale sanitario, l’insufficiente coordinamento fra Stato e Regioni, la mancanza di produttori nazionali di materiale sanitario cruciale in caso di epidemie, l’indebolimento dei presidi sanitari territoriali, ecco: quella non è sfiga. È il segno di un Paese preso enormemente alla sprovvista dal Covid 19 e che dovrà umilmente imparare molte cose da chi ha fatto meglio di noi. Se non altro, per rispetto delle 23 mila vittime di questo disastro.
Una risposta
Gentile signor DARIO,
Lei mi saprebbe dire e spiegare dove, come e QUANDO il giornalista de la7 ha preso la fotografia in questione?
CHI e QUANDO in verità l’ ha SCATTATA?!
La ringrazia dell’ interessamento e la saluta
Lorenzo dr Davico