A Roma nel 2014 l’Assemblea Capitolina ha approvato la delibera n.129, chiamata “Roma verso rifiuti zero”. Tale delibera infatti delinea un percorso per rendere la città completamente autosufficiente dal punto di vista della gestione e trattamento rifiuti.
Nonostante la delibera fu approvata in era Marino, va detto che l’allora assessore all’ambiente, Estella Marino, non si dimostrò particolarmente appassionata nel mettere in atto le previsioni della stessa.
Sembra però che la nuova amministrazione sia intenzionata ad ignorare completamente tale delibera, nonostante il testo sia tuttora vigente, stante che nessuna menzione dello stesso è rintracciabile nelle linee programmatiche presentate dal Sindaco ed anche l’assessore Muraro non sembra dargli alcun rilievo; tutto cio quando la situazione rifiuti è di gran lunga la maggiore criticità cittadina al momento e la possibilità di azzerare i rifiuti a Roma sarebbe la soluzione definitiva.
Riportiamo di seguito un testo diffuso da Zero Waste Lazio, tramite il suo presidente Massimo Piras, dove viene descritto l’apparente cambio di rotta del M5S sul tema dei rifiuti.
Dalla gestione “integrata” a quella “orientata” dei rifiuti urbani a Roma
Siamo appena entrati nella tanto attesa fase di “rivoluzione popolare” da parte del M5S e di un auspicato “nuovo corso” da avviare in molte grandi e piccole città sulla base del terremoto delle ultime elezioni amministrative, tra cui spicca per ruolo guida nazionale la conquista della guida di Roma Capitale ovviamente.
E proprio da Roma Capitale ci aspettavamo segnali chiaramente distinguibili di “discontinuità” ma soprattutto di “alternatività” a quanto sinora era stato messo in campo dalle precedenti giunte nella gestione dei rifiuti urbani, sulla scorta di normative tuttora ancorate al gestire i rifiuti urbani, soprattutto nelle Regioni del Centro Sud del paese, come un problema di igiene pubblica legato allo smaltimento dell’immondizia utilizzando e promuovendo largamente tecnologie nocive come megadiscariche ed inceneritori.
Ci aspettavamo quindi quel salto di qualità o di “paradigma” che da un decennio abbiamo diffuso e condiviso con i movimenti tra cui il M5S, che anzi ne ha fatto uno dei cinque valori fondanti, che risponde al percorso “verso rifiuti zero”, nuovo paradigma che parte dall’esclusione pregiudiziale dell’uso di tecnologie nocive per la salute e l’ambiente come megadiscariche ed inceneritori per avviare finalmente il ciclo virtuoso che trasforma attraverso un percorso graduale ma ben delineato i rifiuti in “scarti differenziati” da cui ricavare nuovi materiali nell’ottica di una vera sostenibilità del sistema e del suo habitat.
Tale percorso “verso rifiuti zero” è esattamente quello che abbiamo promosso noi per primi a Roma sin dal 2007, condividendolo con la nascente rete di Meetup e con il neonato M5S nel 2009, sino al lancio di una specifica Delibera di Iniziativa Popolare nel 2011 con un vasto Comitato promotore, che ha visto dopo tre anni ed un lungo confronto tecnico la condivisione dei suoi principi ed obiettivi con la giunta Marino, e la sua approvazione in Aula Capitolina a dicembre 2014 come Delibera AC n. 129/2014.
Un patrimonio culturale che abbiamo quindi condiviso con la città e con quanti come il gruppo consiliare del M5S ne hanno apprezzato quello spirito innovativo e rivoluzionario, pur astenendosi al voto come gruppo di opposizione, contenuto in particolare nella parte relativa all’istituzione di una rete di Osservatori municipali e comunale che ha introdotto un nuovo concetto di Partecipazione Popolare e di “confronto permanente” sul territorio.
Una partecipazione che passa dalla semplice “consultazione” dei cittadini ad un possibile percorso di “decisionalità condivisa” tra cittadini ed amministratori in organismi paritari che si assumono il compito di monitorare l’attuazione del percorso e di informare i territori, in cui la delegazione civica dovrà essere espressione della parte attiva presente nei territori e farà da portavoce anche delle risultanze di “Forum cittadini” aperti a tutti in cui si discuterà delle criticità presenti ma anche delle proposte alternative.
Tutto ciò non sembra sia stato né valutato né tantomeno citata la Delibera AC n. 129/2014 sia nel programma elettorale del M5S, pur condivisibile in larga parte, che nel documento di “Linee programmatiche 2016-2021 della giunta Raggi” approvato in Aula Capitolina che disegna i cardini dell’attività della presente consiliatura.
Anzi nel citato documento programmatico ci ritroviamo illustrati concetti che ritenevamo superati dal M5S come la “gestione integrata” dei rifiuti, presente nella normativa sin dalla originaria legge Ronchi, e che elenca nel vetusto T.U. vigente (D. Lgs. 152/2006) la previsione “integrata” di filiere “antagoniste” come il ricorso sia alla raccolta differenziata ed al riciclaggio (per il recupero di materia) che all’incenerimento ed allo smaltimento in discarica (per la distruzione di materia) oltre che le modalità di gestione tra enti diversi territoriali.
Infatti nel citato documento programmatico non solo non si trova neppure una riga di commento rispetto alla uscita dalla attuale filiera “inceneritorista” in atto da anni, con la cessazione della produzione del pessimo CDR nei TMB di Rocca Cencia e via Salaria ed il suo conferimento negli inceneritori di Colleferro o in altri inceneritori del Nord, ma neppure si ipotizza la loro riconversione a “recupero di materia” concetto teorico pur accennato ma senza alcuna descrizione attuativa.
Tanto per essere chiari, si dovrebbe intanto prendere atto che l’ex decreto Sblocca Italia oggi Legge 133/2014 ha già stabilito la costruzione nel Centro Sud di nove nuovi inceneritori e dei sei inceneritori già autorizzati, tra cui ricadono sia l’esistente ma fermo “Malagrotta 1” ed il già richiesto raddoppio con l’avvio di “Malagrotta 2” che l’ampliamento del mega-inceneritore di ACEA a S. Vittore-FR ed un nuovo inceneritore nel Lazio da 215mila ton/anno ancora da ubicare, con la previsione per il LAZIO con il parere favorevole della giunta Zingaretti di passare dalle attuali circa 450.000 ton/anno di incenerimento autorizzato al suo raddoppio con ben 940.000 ton/anno !!!!
Noi chiediamo invece l’attuazione di una “gestione orientata” dei rifiuti di Roma, ed orientata molto precisamente “verso rifiuti zero”, dal momento che non ci sono più neppure gli impedimenti normativi passati in merito al conferimento in discarica di frazioni di scarto “ad elevato contenuto energetico”, che si era tradotto nell’inevitabilità di incenerirle “per legge”, e ribadiamo quanto in parte già contenuto nella Delibera AC n. 129/2014 rispetto alle previsioni impiantistiche contenute ai commi 9 – 10 – 11 ed in parte quanto rappresentato alla precedente giunta Marino ma non inserito nella Delibera stessa:
1) la conferma della attuazione piena del principio di “autosufficienza” di Roma Capitale all’interno del suo territorio e l’ubicazione di piccoli impianti di “prossimità” per il trattamento dei rifiuti di livello municipale, ubicati in ogni Municipio eccetto quelli del Centro storico;
2) la realizzazione una rete capillare di infrastrutture comunali, con Centri di Riuso per i beni usati e Centri di Raccolta per i rifiuti domestici da ubicare in ogni Municipio,
3) la chiusura della produzione di CDR intanto nei due impianti TMB di AMA, la loro riconversione a “recupero di materia”, migliorando la separazione della frazione organica ed aggiungendo la selezione con un impianto in coda per separare carta e plastica, materiali da avviare a riciclo industriale od estrusione con altri scarti di plastiche eterogenee per la produzione di “plasmix” a bassa temperatura;
4) la delocalizzazione degli impianti TMB di AMA fuori dai centri abitati e la realizzazione di nuovi “piccoli” impianti TMB riconvertibili, il riutilizzo dei due impianti esistenti modificati con la riconversione ad impianti di selezione per il multi-materiale secco stradale e domiciliare, una lavorazione da re-internalizzare in AMA che ne eviterebbe di pagare sia i costi dei sub-appalti ai privati che la cessione gratuita del valore dei materiali;
5) la previsione di piccoli impianti di riciclo del secco e di compostaggio aerobico dell’umido tarati sull’utenza del bacino municipale, in cui la previsione sia di costituire Sub-Ato nei quindici Municipi con una autonomia gestionale implementata con il percorso di decentramento operativo di AMA e con il necessario ma graduale avvio della trasformazione dei Municipi in “Comuni Metropolitani”;
6) la previsione di piccoli depositi, nei Municipi dotati di impiantistica, per un futuro riutilizzo di scarti di lavorazione dalle frazioni secche non riciclabili post-selezione da TMB o scarti provenienti dalle frazioni residue domiciliari ma non recuperabili con le attuali tecnologie, in attesa di nuovi processi di recupero dei materiali.
Ora è del tutto evidente che questo rappresenti il Programma strategico al 2021, mentre al momento stanno crescendo giorno dopo giorno le condizioni per la proclamazione dello stato di emergenza rifiuti a Roma ed il suo commissariamento a cura del Governo, condizione che ucciderebbe nella culla la nuova giunta di Virginia Raggi e la confusa ed omissiva programmazione quinquennale adottata dai neo Consiglieri Comunali distratti e forse talmente emozionati dal non aver nemmeno letto i contenuti delle Linee citate, visto che non c’è neppure una riga sull’alternativa all’incenerimento ed agli esistenti impiantisti di TMB di AMA, che pure continuano a produrre un pessimo CDR da incenerire a Colleferro od in qualsiasi inceneritore del Nord.
Quello che vorremmo capire della giunta Raggi e dal M5S, al di là della cronaca legata alla gestione dell’emergenza romana in agguato, è se la voluta omissione di un giudizio sulla Delibera AC n. 129/2014 e di una chiara posizione anti-inceneritorista derivi dalla visione “integrata” della sua assessora Muraro e da una possibile riedizione a Roma del “sistema pubblico-privato” di Hera Ambiente (che in Emilia Romagna gestisce sia ben sette inceneritori che una raccolta differenziata circa al 50% anche per ovvie esigenze di “alimentazione dei forni”).
Una operazione forse già pianificata (?) attraverso un accordo strategico tra AMA e CO.LA.RI. giustificato dalla pre-emergenza in atto che chiuderebbe qualsiasi dubbio in merito alla contesa in atto ed all’indirizzo da dare alla “gestione integrata” dei rifiuti romani, specialmente se nel contempo si registrerà la mancanza di una capacità politica “alternativa” ad affrontare i rischi connessi ad una decapitazione dei vertici di AMA per procedere alla totale ristrutturazione dell’azienda comunale AMA spa che implica scelte coRaggiose ma anche dirompenti.
Una ristrutturazione che dovrebbe vedere al centro del processo i lavoratori ed i tecnici di AMA che elaborano insieme agli amministratori comunali ma anche ai cittadini un “Piano straordinario provvisorio” in cui si taglino tutte le consulenze esterne e le posizioni dirigenziali non di stretta necessità, si re-internalizzino le lavorazioni appaltate all’esterno e si proceda con un fondo straordinario ad hoc all’assunzione straordinaria di nuovo personale e di nuovi mezzi da utilizzare per l’estensione immediata della raccolta porta a porta in tutta la città che resta l’unica alternativa all’emergenza se vengono insieme attivati anche gli strumenti di monitoraggio popolare sul territorio.
Tale Piano straordinario infatti dovrebbe vedere la sua attuazione con una gigantesca e capillare Campagna di comunicazione, attivando subito in forma sperimentale gli Osservatori municipali e comunale “verso rifiuti zero” come strumento di monitoraggio – proposta – confronto permanente tra Amministrazione – AMA da una parte e la parte più attiva della cittadinanza dall’altra per prevenire fenomeni di vandalismo o di abbandono attraverso gruppi di controllo civico volontari.
Roma 26 luglio 2016 Il presidente