Nelle scorse settimane sono riprese le operazioni di rimozione degli arredi abusivi di alcuni locali del centro storico da parte degli organi del Municipio I. Come già avvenuto in passato, questo ha generato polemiche e contestazioni insieme ad aspettative e speranze.
Cerchiamo di far chiarezza su una questione che ciclicamente ritorna all’attenzione delle cronache, giornalisticamente denominata “tavolino selvaggio”, e che si è ormai affermata come uno dei cancri apparentemente inestirpabili dalla città di Roma.
Partiamo dal fatto che l’attuazione e controllo della normativa in materia di commercio è una competenza esclusiva dei municipi a Roma, con il Municipio I che fa la parte del leone, essendo presente nel suo territorio circa il 20% del totale degli esercizi commerciali cittadini (mentre gli altri municipi presentano percentuali tra il 3 ed il 6%). Purtroppo da sempre, per motivazioni che ai più sfuggono, il dimensionamento dell’ufficio commercio del Municipio I non è adeguato alla realtà commerciale sul territorio; ciò comporta da una parte difficoltà per gli esercenti a veder lavorate le loro richieste in tempi ragionevoli (con conseguente spazio per pericolose discrezionalità), dall’altra una generalizzata impossibilità a controllare il rispetto delle normative vigenti con, ad esempio, un abusivismo in materia di Occupazioni di Suolo Pubblico (OSP) stimato intorno al 70% tra abusi totali ed ampliamenti illeciti!
Oltre alla cronica carenza di personale degli uffici, l’inefficace contrasto all’abusivismo in materia di OSP è dovuto ad una normativa e procedure che in pratica incentivano gli abusi. Anzitutto i controlli delle OSP vengono svolti solo dagli agenti della sezione amministrativa della PLRC (e quindi non dal primo dei vigili che passa da lì) che, nel caso rilevino difformità, elevano il verbale e lo spediscono all’ufficio commercio del Municipio, il che prende del tempo. L’ufficio commercio lavora il verbale compatibilmente con tutto il resto degli impegni, eventualmente predispone la sanzione e manda il relativo documento di nuovo ai vigili (col tempo che ci vuole) perché lo notifichino all’esercente. Ragionevolmente per questa prima sanzione passa qualche mese e, trattandosi di importi tutto sommato risibili rispetto agli incassi che i tavolini esterni permettono, gli esercenti in genere la pagano senza problemi. Ma anche nel caso il processo dovesse ripetersi, e portare alla rimozione degli arredi, possibile dopo la seconda sanzione, l’esercente avrà ugualmente buon gioco a pagare le eventuali multe e ricomprare tutti gli arredi, sempre grazie agli enormi introiti derivanti dai tavolini esterni. Questo dovrebbe spiegare perché molti esercenti provvedono a riallestire le OSP abusive immediatamente dopo l’eventuale rimozione da parte del Municipio. Con il rischio di subire due o tre verbali ed al massimo una rimozione l’anno, l’enorme convenienza economica dell’illecito è assicurata!
A questo punto la domanda che qualcuno si fa è la seguente: ma non converrebbe legalizzare il più possibile questi tavolini, generando quindi risorse per il Comune e dirigendo gli sforzi a contrastare il resto dell’abusivismo? Ebbene per chi scrive la risposta a questa domanda è un no deciso per le seguenti ragioni:
- la possibilità di concedere OSP è subordinata al rispetto delle regole del Codice della Strada, di quelle di sicurezza e delle prescrizioni delle soprintendenze, tutte norme che, se derogate, genererebbero inaccettabili condizioni di pericolo o di degrado dei luoghi, alcuni dei quali tra i più preziosi al mondo;
- il rispetto delle norme da parte di tutti è una delle garanzie per la corretta concorrenza tra gli operatori commerciali, laddove il tollerare gli abusi porterebbe alla legge del più forte o più prepotente;
- politiche permissive e tolleranti in materia di commercio hanno dimostrato di privilegiare l’ingresso della criminalità organizzata nel commercio del centro storico di Roma, che infatti si è dimostrato un luogo ideale per spostare e ripulire ingenti capitali grazie a norme e procedure arzigogolate ed inefficaci.
Per questo noi non possiamo che plaudire alle nuove iniziative del Municipio I a contrasto delle OSP abusive, nella speranza che il segnale di ripristino della legalità venga colto almeno dagli esercenti meno coinvolti con le organizzazioni criminali (per gli altri contiamo nel recente dinamismo della Procura di Roma).
Semmai la richiesta che faremmo al Municipio è di applicarsi anche al contrasto delle altre forme di abusivismo, come ad esempio dell’ambulantato irregolare che ha dimostrato di presentare percentuali di illecito paragonabili se non superiori a quello delle OSP, oppure alla diffusissima sosta selvaggia dei veicoli che genera degrado e situazioni di potenziale pericolo ben più gravi di quelle delle OSP.
Peraltro il ristabilimento di un livello accettabile di legalità dovrebbe essere anzitutto un obiettivo dell’amministrazione comunale (se non del governo centrale, trattandosi della capitale d’Italia), per cui ci si aspetterebbe una fattiva collaborazione e supporto da parte del Comune nei confronti del Municipio, cosa che ben poco si percepisce. Misure utili che il Comune farebbe bene a prendere quanto prima sono:
- revisione della normativa e delle procedure in materia di OSP per rendere il processo sanzionatorio minimamente efficace; su questo vi è un progetto di nuova delibera predisposto dall’assessore Leonori che però non appare risolvere gli annosi problemi descritti; si sta comunque discutendo di prevedere il ritiro definitivo della licenza come pena accessoria nel caso degli abusi più gravi o ripetuti;
- incremento del personale in forza all’ufficio commercio del Municipio I per adeguarlo all’enorme numero di esercizi commerciali da gestire.
Più in generale sarebbe il caso che il Sindaco cominciasse a metterci la faccia nella repressione degli abusi in materia di OSP, soprattutto dopo che hanno cominciato a farlo anche alcune associazioni di residenti insieme al Municipio. Se infatti non si riesce a riportare un’accettabile legalità nei luoghi più in vista del centro della città, su una cosa così evidente come i tavolini esterni, che speranze ci sono per tutte le altre parti della città?