A Roma la proprietà privata non è poi così privata nonostante l’articolo 42 della Costituzione. Vi sono infatti decine di immobili occupati abusivamente e sottratti al libero godimento di chi li possiede. Il problema è antico ed è frutto dello scarso impegno dello Stato per la costruzione di case popolari.
In tutto il mondo, infatti, il pubblico si fa carico di garantire un alloggio alle fasce sociali più disagiate attraverso diversi meccanismi che vanno dalla semplice realizzazione di abitazioni da assegnare tramite bando, alla concessione di un bonus casa.
In Italia tutto questo non si fa da anni e giustifica in qualche modo il fenomeno delle occupazioni abusive. Ma è una giustificazione che non sta in piedi. Non solo sottrae un bene ad un legittimo proprietario ma diventa un costo elevatissimo per la comunità, sia in termini di posti di lavoro sia di risarcimento. Un edificio occupato, infatti, non potrà essere destinato a quello che per cui è nato (un hotel, un cinema, un teatro) e dunque non potrà permettere l’assunzione di dipendenti. Nello stesso tempo i proprietari, dopo anni di battaglie giudiziarie, riescono a ottenere degli indennizzi da parte dello Stato a volte molto salati. E’ il caso di Tor Marancia dove il Ministero dell’Interno è stato condannato a pagare la somma monstre di 260 mila euro al mese e ha subìto un sequestro giudiziario di 23 milioni di euro.
Cifre che se fossero impiegate per la costruzione di alloggi popolari renderebbero tutto più facile e riporterebbero nella legalità una annosa questione.
Fatta questa lunga premessa, veniamo all’attualità. Lo scorso 19 luglio, il prefetto di Roma, Gerarda Pantalone, aveva emesso una ordinanza di sgombero per 22 immobili da effettuarsi a partire dal maggio 2020 e concludersi entro il maggio 2027. Sette anni per 22 immobili ci sembrava già molto lenta ma almeno era un programmazione che avrebbe consentito al Campidoglio di far fronte all’emergenza alloggiativa dei più bisognosi. Nessuno infatti deve essere messo per strada, ma occorre trovare una sostituzione dignitosa che in sette anni si sarebbe individuata senza problemi.
Fatto sta che un accordo tra PD e M5S a livello regionale ha messo in discussione pure questo piano dei sette anni. L’obiettivo è annullare l’ordinanza prefettizia e cancellare per sempre gli sgomberi. L’uscita di Matteo Salvini dal Viminale ha rafforzato questa linea e ora gli occupanti si sentono più forti e spalleggiati da Zingaretti e Raggi.
La nostra antipatia per la politica salviniana è innegabile, ma questo programma di sgomberi dilazionati sembrava niente affatto violento e non avrebbe fatto torto a nessuno, a partire proprio dagli occupanti. Bloccare anche questo significa non solo non garantire la proprietà privata ma anche non avere interesse per le casse dello Stato che saranno prima o poi costrette a pagare risarcimenti milionari.
L’elenco dei 22 immobili, inoltre, contiene solo una parte degli 81 palazzi occupati ove vivono 11.500 persone. I 22 sono tutti edifici per i quali è stata dichiarata l’inagibilità da parte dei Vigili del Fuoco, oppure sono stati oggetto di provvedimento giudiziario di sgombero e di risarcimento. Lasciare che le persone vivano lì dentro per sempre, significa anche mettere a rischio la loro incolumità oltre a trasmettere il pessimo segnale che a Roma la legalità è a senso unico.
Lo stabile che vedete qui sopra, per esempio, è stato occupato nel 2009. Nel 2018, la società proprietaria, la Ca Sa s.r.l., ha ottenuto dal Tribunale di Roma un ingente risarcimento mensile. Questi denari potrebbero essere destinati ad un buono casa piuttosto che a finanziare l’illegalità.
Stesso discorso per questo edificio pieno di parabole in via Collatina 385 che la Idea Fimit SGR SpA tenta di liberare da 16 anni.
L’elenco completo degli immobili che il prefetto Gerarda Pantalone aveva in animo di sgomberare lo trovate qui, e come si può vedere non comprende tanti stabili oggetto di polemiche tra i quali quello di Casapound (perché troppo amici di Salvini !?) e quello di via Maria Adelaide del quale ci siamo occupati più volte. Quest’ultimo è di proprietà della Regione e si trova nel cuore di Roma. Se solo venisse messo a reddito produrrebbe un incasso importante che potrebbe essere destinato proprio agli sfrattati.
Insomma per risolvere la questione delle fasce sociali più deboli ci sono metodi legali che vengono adottati in tutti i paesi d’occidente, mentre perpetrare le occupazioni abusive ad oltranza è quanto di peggio possa fare una pubblica amministrazione. Questo accordo sottobanco tra PD e M5S per annullare l’ordinanza prefettizia non preconizza nulla di buono.